Perché mangi il peperoncino?

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In una calda giornata di sole, il vecchio saggio passeggiava per le vie di un mercato della vecchia India.

Odore di spezie ovunque: coriandolo, zafferano, curcuma. Mille colori con sfumature tendenti all’arancione che si perdono per i banchi e si mescolano in modo uniforme alle urla dei venditori creando una sinfonia di vita.  Accarezzandosi la lunga barba passeggiava lentamente per il mercato quando udì la voce di un uomo che si lamentava. Nella confusione delle voci cercò di separare e seguire quella dell’uomo e il lamento lo portò in un vicolo proprio là vicino.

Seduto in terra, nascosto agli occhi dei più, quell’uomo aveva tra le mani un mazzo enorme di peperoncini e li stava mangiando uno ad uno. Gli occhi stretti stretti dal dolore, le lacrime scivolavano sulle guance e il viso paonazzo come un ustionato dopo un incendio. Finito a morsi un peperoncino, nonostante il dolore urticante, ne staccava un altro e se lo infilava in bocca masticandolo lentamente: non ce la faceva più.

Ad ogni peperoncino ricominciava il lamento.

Il vecchio, con la semplicità tipica dei bambini e dei saggi, gli chiese: “Cosa stai facendo?”

L’uomo ingoiò il boccone infuocato e rispose: “Ho comprato tutto questo peperoncino e lo sto mangiando anche se mi fa male!”

Il vecchio saggio: “Se ti fa male e ti brucia, perché lo mangi?”

E l’uomo: “Perché oramai l’ho pagato!”

Il saggio gli diede un ultimo sguardo di pena, si girò e ricominciò a camminare per il mercato. Quanti di noi ogni giorno continuano a subire, patire ed insistere in una situazione solo perché ormai la stanno vivendo e non se ne vogliono tirar fuori? Proprio come l’uomo che ormai aveva comprato e aveva pagato il peperoncino.

Un lavoro che non piace, una relazione che non appaga. La scelta di non alimentarti di ciò che ti fa male è solo tua.

Paolo Abozzi