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Via la maschera, ritroviamo noi stessi

Avete mai fatto caso a quante maschere indossiamo durante una giornata?
Ci alziamo alla mattina e dobbiamo impersonare il ruolo del coniuge o del genitore onnipresente, andiamo al lavoro e diventiamo dipendenti impeccabili, ci chiamano i genitori e diventiamo figli perfetti, ci vediamo con gli amici e diventiamo le persone più affidabili del mondo.

Tutto questo impersonare ruoli ci fa dimenticare la nostra vera identità. Abituati a soddisfare stereotipi che ci vengono imposti, soprattutto dai social e dai mass media, perdiamo la vera essenza di noi stessi.

Ci ritroviamo a correre tra ruoli e impegni che l’agenda di Donald Trump ci fa un baffo.
Dobbiamo rimanere dentro uno schema prefissato in cui vigono le regole dell’efficienza, della velocità e del risultato. Tutto il resto di sfumature sembra non siano tollerate.

Ma alla fine della giornata, quando siamo soli con noi stessi nel silenzio della nostra camera, le maschere iniziano a cadere una alla volta, mettendo a nudo i nostri volti, la nostra vera identità e chiedendoci dove siamo stati finora.

C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro.
E quando stai solo, resti nessuno.

Luigi Pirandello

Ci sentiamo frustrati e insoddisfatti, ma non riusciamo a dare spiegazione a questi sentimenti.
La nostra essenza giace inascoltata per gran parte della nostra giornata, i suoi bisogni e le sue necessità non sono tenuti in considerazione perché ritenuti superflui.
Nella nostra cultura, purtroppo, la visione olistica della persona è ancora ostacolata da ideologie materialistiche e superficiali.

Il nostro corpo però non accetta questa differenziazione ed in qualche modo inizia ad inviare segnali di malessere: il respiro cambia, si avvertono tensioni muscolari, iniziano le insonnie fino ad arrivare, in casi più estremi, ad attacchi di panico e di ansia.

Non avendo il tempo né l’educazione spirituale per ascoltare questi sintomi, “curiamo” questi malesseri con i farmaci che consideriamo l’unico rimedio per combattere questi disagi, continuando ad insabbiare le richieste della nostra anima, quando in realtà basterebbe
ritagliarsi qualche momento per sé stessi e ascoltarsi.

La nostra vera identità cerca di salire a galla, tra le varie imposizioni della vita, urlando a squarciagola nella speranza di essere ascoltata. E noi continuiamo imperterriti ad incatenarla negli abissi del nostro Io perché crediamo che è li che debba stare. Finché la battaglia non avrà una fine, finché non ci arrenderemo davanti alla potenza dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni, sentiremo dentro un senso di disagio, di malessere che si manifesterà in tutti i modi conosciuti dalla nostra anima.

E solo quando riusciremo a far cadere l’ultima maschera, ci sentiremo finalmente liberi di mostrarci al mondo, senza paura, senza pregiudizi, ma con la sicurezza che stiamo mostrando ciò che veramente siamo e sentiamo.

Vivere la vita con il cuore aperto all’accettazione di noi stessi e degli altri, all’empatia (questa sconosciuta), amandoci e amando senza pretese, senza limiti, senza maschere, nella purezza delle emozioni che ci sono state donate.

Vivere la vita colorandola delle sfumature che solo le emozioni, belle o brutte che siano, sanno donare.

Riempi la vita di emozioni, solo così ti rendi conto di essere vivo.

Piangi, ridi, ama… VIVI!

Michelle Manias