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Cina – La terra di mezzo

Oggi, cari lettori, vi porto in un paese a me rimasto nel cuore… la Cina.

Eh sì, proprio in questo periodo, in cui la Cina e i Cinesi sono sotto ai riflettori a causa del temuto Covid-19, io vi faccio scoprire quanto in realtà questa nazione nasconda sia storia che una cultura meravigliose e ancora così radicate nonostante lo sviluppo dirompente che sembra essere in totale antitesi con la tradizionalità che ancora si respira in ogni luogo.

Ho vissuto per un semestre a Shanghai, megalopoli ultra moderna e tutto questo l’ho vissuto sulla mia pelle.

Autostrade a 5 corsie che si sviluppano in altezza fino a tre sopraelevate vicino ad enormi parchi dove regna il silenzio. Anziani che fanno Tai-chi sotto una pagoda situata vicino a una strada caotica, ma che sembrano non rendersi conto di essere in mezzo alla frenesia. Templi buddhisti dove si respira pace e armonia che sorgono in mezzo ai palazzi di uffici moderni.

E poi loro, i cinesi. Gente splendida, che guarda a noi occidentali come se fossimo alieni perché certe fisionomie non sono proprio nei loro standard (e ve lo dico perché mi fermavano per farmi le foto!). Persone che non sono abituate a dare confidenza, ma che se entri nella loro cerchia di fiducia, credetemi non vi fanno mancare davvero nulla. Se parli cinese poi, è tutta un’altra faccenda!

In quei mesi, ho imparato davvero cosa vuol dire la diversità e l’accettazione, l’adattamento (e ne serve tanto!) e la comprensione. Mai esperienza fu per me la più bella, tanto è che per me Shanghai è casa. (Alla faccia, ha gli stessi abitanti del Belgio!!!)

Non voglio parlarvi dell’esperienza in sé, perché non basterebbe un articolo per descrivere quanto mi ha riempito, ma vorrei raccontarvi piccoli aneddoti, nel corso anche dei prossimi articoli, per farvi conoscere conoscere una Cina, forse fino adesso mai raccontata.

Oggi, inizio a parlarvi della lingua, questa sconosciuta e tanto particolare!!!
Sapete che in Cina vengono parlati ben 52 dialetti diversi? E che tra di loro difficilmente si capiscono?

È un po’ come se un sardo parlasse con un friulano utilizzando come unico canale di dialogo i propri rispettivi dialetti. Un bel grattacapo.

La lingua cinese ufficiale, ovvero il dialetto Mandarino, parlato a Pechino, è stata decisa a tavolino con delle votazioni, solo nel XX Secolo per esigenza di un sistema educativo univoco ( e meno male che non ha vinto il cantonese, ve lo assicuro).
Diciamo che può essere considerato come l’inglese, lingua parlata comunemente tra persone di nazioni diverse.
Rimaneva però il problema delle incomprensioni, soprattutto per i programmi TV. Se una persona del Sud guardava un telegiornale e il cronista proveniva dal Nord, rischiava di non capire nulla.

Pensarono così di introdurre i sottotitoli. Quindi, in ogni programma che passa alla TV, dal telegiornale alla telenovelas ( che loro amano quasi quanto i sudamericani!) hanno i sottotitoli, con i caratteri in cinese semplificato.

Il problema si sta via a via risolvendo e ora quasi tutti parlano la lingua ufficiale, ma è più facile che troviate ancora un cinese parlare il dialetto locale piuttosto che l’inglese!

La lingua cinese ha una storia millenaria. I primi ideogrammi vennero ritrovati iscritti sui carapaci di tartaruga datati 6.500 a.C.. Negli anni ‘90 vennero ritrovati poi nella Cina Orientale dei frammenti di terracotta dove erano riportati ben 11 differenti caratteri.

Oggi ci sono circa 60.000 ideogrammi, di media un cinese ne conosce 2.000, sufficienti per leggere un giornale.

Ogni carattere è la raffigurazione pittorica del significato, parole più complesse sono l’unione di più ideogrammi utili a spiegarne il significato.

Quindi ad esempio la parola fuoco, ⽕ (che si legge huǒ) è la rappresentazione semplificata e stilizzata delle fiamme Abbinato alla parola “chē”, ⻋ (auto, mezzo), diventa ⽕⻋ (“huǒchē”), mezzo che va a vapore, ovvero il treno.

Mentre, la parola spegnere è rappresentata con il fuoco e un tetto sopra, ad indicare proprio il significato della parola 灭 (miè).
Semplice, facile, intuitivo.

Nonostante anni di studi, mi meraviglia ancora questa lingua, questa scrittura. È come se ogni carattere, ogni pronuncia, ogni segno portasse con sè tutta la storia di questa cultura.

Michelle Manias