I cristalli al tempo dei Faraoni
La storia racconta che Cleopatra utilizzasse cosmetici a base di malachite e di azzurrite, due pietre miracolose, secondo gli Egizi, che prevenivano le allergie.
Pare, inoltre, che possedesse un copricapo cerimoniale ricoperto di ematite e che lo indossasse convinta che questa pietra l’avrebbe aiutata a mantenersi giovane a lungo.
Nelle decifrazioni dei geroglifici spesso viene descritto come venivano utilizzate le pietre e i cristalli, non solo per scopi religiosi ma anche per fini esoterici.
Per esempio, è stato scoperto come le piramidi fossero considerate recettori di energia cosmica, e che gli Egizi avessero un particolare culto per le pietre, a partire dallo scarabeo sacro, vero e proprio pilastro della loro mistica.
Tuttavia, come si può dedurre dalla imponente quantità di gioielli e di amuleti che adornavano le mummie, l’utilizzo delle pietre e dei cristalli era una prerogativa riservata solo ai faraoni e alla casta dei sacerdoti.
Infatti, basta osservare il corredo funebre di Tutankhamon esposto al Museo del Cairo, per comprendere quanto le “pietre nobili” fossero ritenute indispensabili per il viaggio nel regno dei morti.
La religione egizia, infatti si basava in gran parte sul culto dei morti e di conseguenza sui riti funebri che dovevano permettere al defunto di raggiungere l’Aldilà.
In questi riti, le pietre assumevano un’importanza fondamentale, pertanto le mummie venivano adornate con numerose gemme incastonate in orecchini, braccialetti, pettorali e maschere per propiziare il passaggio.
Fra tutte le usanze, la più singolare era quella di collocare un cristallo di rocca a due punte, con l’asse parallela all’asse del corpo, sulla fronte del defunto, affinché la sua trasparenza illuminasse l’oscuro cammino che egli avrebbe dovuto percorrere.
RACCONTI DI PIETRE NELLA BIBBIA
Di notevole interesse, anche le molte citazioni di pietre e cristalli presenti nell’Antico Testamento e le allusioni al loro potere.
Troviamo il racconto che illustra come il sommo sacerdote Aronne indossasse un pettorale quadrato con incastonate dodici gemme preziose, che avevano la facoltà di trasmettere il potere divino quando veniva indossato.
Nel capitolo XXVIII della Genesi viene raccontato il sogno di Giacobbe, estremamente significativo per comprendere l’origine mistica della “prima pietra”, considerata sacra, che si usava posare all’inizio della costruzione di un edificio e che divenne nel tempo un elemento fondamentale di tutti i templi e le cattedrali.
Un rituale che ancora oggi, pur avendo perso il suo significato sacro, rimane un gesto propiziatorio per l’edifico in costruzione.
Ancora nella Bibbia, si racconta che quando l’Arca dell’Alleanza – contenente le Tavole della Legge – veniva tolta dal Tabernacolo, era sostituita da una pietra che “possedeva i suoi stessi poteri” e che rappresentava la pietra di Giacobbe.
Le pietre sono menzionate anche a proposito dei sacerdoti del Tempio di Salomone, i quali indossavano corniole e agate, quali segni distintivi del loro rango e che “li elevavano al di sopra dei comuni mortali“.
Vi è poi una leggenda degli antichi rabbini che parla del diamante del Sommo Sacerdote, i cui cambiamenti di colore erano considerati profetici: se rifletteva il bianco era di buon auspicio, se diventava scuro, presagiva sventura; se assumeva tonalità rossastre, si approssimavano guerre e violenza.
Maura Luperto