La giustizia: l’intento puro di evolvere e di conoscere la vita

Come posso scegliere secondo ciò che è giusto?

In questi giorni ho nuovamente toccato il grande quesito della vita: Cosa è giusto e come posso sapere se le mie azioni sono giuste e orientate verso il bene?

Ho letto diversi testi filosofici e spirituali prima di scrivere questo articolo. Ho notato che quando si parla di giustizia spesso si fa riferimento a delle basi solide di etica, a una giustizia divina, a una coscienza più elevata che sa cosa è giusto.

Si evidenzia, inoltre, che il nostro senso di giustizia è spesso regolato da desideri puramente umani e tendiamo, per questo, a scegliere l’ingiustizia e ciò che non è il bene.
Un testo sottolineava, per esempio, che la chiave sta nella conoscenza dei principi eterni della vita e che lasciando perdere i punti di vista umani che possono essere relativi possiamo conoscere la verità.

Ho riflettuto molto su questi testi e condivido le diverse riflessioni su questa tematica, ma ho pensato anche che nonostante il grande patrimonio culturale di cui disponiamo ci troviamo spesso nelle situazioni quotidiane a non sapere come agire. Ecco che forse non sappiamo cosa è veramente la giustizia.

Per me la vita quotidiana è la cosa più importante che abbiamo per conoscere la vita stessa. Nella mia rubrica e nella vita in generale voglio valorizzare nuovamente la quotidianità che spesso viene sottovalutata persino dalle grandi filosofie e dalla spiritualità stessa.

Ogni singola nostra scelta contribuisce al nostro livello di consapevolezza, alla nostra evoluzione e a conoscere sempre di più noi stessi e l’intelligenza della vita. Possiamo leggere e studiare i principi eterni che regolano la vita ma poi ci troviamo nella vita di tutti i giorni e non sappiamo mai cosa fare. Ci troviamo in situazioni in cui non sappiamo cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ci troviamo comunque a soffrire.

Quante volte ci troviamo coinvolti in una frangente in cui ci sentiamo come se non avessimo una direzione, come se tutto fosse giusto e sbagliato allo stesso tempo? Guardiamo noi stessi e gli altri e ci sembra di capire ma allo stesso tempo abbiamo costantemente quella sensazione di non voler scegliere per avere la certezza di non sbagliare.

Da dove deriva questo bisogno di avere la certezza di fare la cosa giusta?

Lungo il mio percorso ho imparato a guardare le situazioni della vita sempre anche dagli occhi dell’altro. So che diciamo tutti spesso che lo facciamo e parliamo di empatia verso l’altro. L’empatia in generale è vista come un punto di arrivo per l’umanità. Crediamo che se riusciamo ad essere empatici non sbagliamo più. Non ci rendiamo conto però che essere empatici non significa solo sentire l’altro e rispettarlo.

Essere empatici è innanzitutto un grande atto di fiducia verso la vita.

Se sono empatica verso la vita stessa significa che accetto il rischio di essere guidata da qualcosa di veramente immenso.

Essere empatici significa che io posso sentire il tuo dolore, la tua felicità e che posso rispettarti per questo ma non significa che farò la cosa giusta secondo te o secondo qualcun altro.

Essere empatici non è la chiave per la giustizia ma è un modo per comprendere chi ci sta a fianco.

La giustizia, infatti, non è qualcosa che possiamo definire con un’etica o una morale. L’etica e la morale sono valori importanti ma essi non sempre portano alla giustizia.

La giustizia è accettare il rischio di stravolgere veramente ogni nostra sicurezza.

Vivere la vita secondo la giustizia è fare le cose con l’intento puro di evolvere.

L’unico momento in cui non nutriamo il bene è quanto viviamo la vita senza rispettare che essa ci spinga sempre a trasformarci, a evolvere e conoscerla per quella che è.

Sbagliamo quando crediamo che la giustizia è non sbagliare, non far soffrire qualcuno.

Sbagliamo quando crediamo che sbagliare significhi non fare la cosa giusta.

Non possiamo non sbagliare mai ma possiamo scegliere di vivere la nostra vita con l’intento più puro di voler crescere sempre.

Sophia Molitor