Siamo verso la fine dell’anno e nella nostra testa iniziano a stilarsi elenchi di buoni propositi per l’anno in arrivo che vanno dal fare più attività fisica all’aiutare di più il prossimo, fino a veri e propri progetti di vita.
È anche un momento di resoconto: tiriamo le somme, guardando all’anno trascorso, cogliendone ogni aspetto. Un anno che ha fatto davvero la storia, un anno in cui le nostre certezze sono crollate sotto i nostri occhi come castelli di carta, un anno in cui la natura si è ripresa i suoi spazi, un anno in cui noi uomini ci siamo fermati improvvisamente e inaspettatamente rendendoci conto, a malincuore, che la calma, il silenzio, la tranquillità e il “dolce far niente” non erano più parte della nostra vita da un pezzo.
Siamo rimasti spesso soli con noi stessi e questo ci ha permesso di conoscerci nuovamente, di guardare dentro di noi come se ci stessimo vedendo allo specchio per la prima volta e probabilmente per settimane abbiamo analizzato la nostra vita in ogni minimo dettaglio. Piano piano ogni maschera è caduta, abbiamo ascoltato il nostro cuore, abbiamo capito cosa volevamo dalla vita e credo che in molti dopo il primo lockdown abbiano deciso di cambiare qualche aspetto della loro vita.
Gli affetti e i sentimenti sono stati rimessi al centro del nostro mondo, accorgendoci (purtroppo a volte troppo tardi) dell’importanza di un abbraccio, di un sorriso, di un caffè con un’amica, di una chiaccherata con i nonni, di un pranzo con tutta la famiglia al gran completo.
La paura ha fatto capolino nelle nostre vite e in qualche modo abbiamo realizzato come i nostri nonni abbiano vissuto durante la guerra. Nonostante sopra le nostre teste non volino aerei e non cadano bombe, stiamo comunque vivendo una guerra moderna. Una guerra contro un nemico invisibile, tanto temuto, che ci ha fatto combattere contro le nostre più radicate credenze di una vita semi-perfetta aprendoci il cuore a quanto invece avevamo dimenticato.
Sto enormemente apprezzando questi giorni che normalmente erano caratterizzati da frenesia, pranzi da preparare, regali dell’ultimo minuto, corse in macchina da una casa all’altra per arrivare alla sera del 26 Dicembre che quasi non mi ero resa conto che il Natale era passato.
Nonostante la gioia di aver passato con le persone care quei giorni, mi rendevo conto che rimanevo un po’ delusa, soprattutto di me stessa, per non aver goduto della magia del periodo e non aver ricaricato il cuore dello spirito che caratterizza questo periodo. Quest’anno, purtroppo, non l’ho passato con tutte le persone a cui voglio più bene, in primis i miei genitori, ma ho apprezzato molto l’aver trascorso questi giorni solo con la mia famiglia, in tuta da ginnastica, guardando a oltranza film natalizi (per la gioia del marito) e assaporando ogni secondo questo Natale tanto particolare.
E sono stati proprio questi film che mi hanno fatto riflettere: in ognuno di loro, il protagonista dava una svolta radicale alla propria vita per inseguire un sogno in cui credeva fermamente, vincendo ogni paura pur di essere felice. E c’era sempre un evento che faceva scattare quella scintilla, quel desiderio innato, intenso, profondo di seguire il proprio cuore.
Il dramma che sta caratterizzando le nostre vite deve essere il nostro personale trampolino di lancio verso il nostro sogno lasciato nel cassetto per troppo tempo, verso un’esistenza migliore per noi stessi e per chi ci sta vicino. Abbiamo il diritto in quanto esseri umani di essere felici, di donare e di ricevere Amore, il sentimento trainante della nostra esistenza e di tutta l’umanità. Ed è l’Amore che abbiamo recentemente riscoperto che ci farà ritrovare la strada verso la felicità.
Michelle