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Sto lontano dallo stress, respiro e vivo

Se lo stress fa ammalare, io ne sono la prova vivente.

Un periodo relativamente corto (anche se a me è sembrato un eternità) in cui ho corso come se mi stessi allenando per la maratona di New York.

Un periodo in cui ho inserito il pilota automatico e nei pochi momenti in cui riprendevo la guida mi chiedevo come ero arrivata fin lì e dove stavo andando.

Un periodo in cui tutto il resto era più importante di me e delle mie personali esigenze.

Mi sono messa in secondo piano, non mi sono amata come avrei dovuto, non mi sono ascoltata, non mi sono rispettata.

Ho superato i miei limiti e il mio corpo mi ha presentato il conto: ho preso questo famoso virus che ci sta attanagliando oramai da un anno.

Qualche sintomo compatibile con il periodo intenso e il cambio stagione. Ho fatto il tampone per sicurezza, mai avrei pensato a questo.

Poi ho letto la parola “POSITIVO” e il mondo mi è crollato addosso.

Ho inchiodato la macchina a bordo strada e sono scoppiata in lacrime. Ero in panico, davanti ai miei occhi scorrevano tutti i possibili scenari frutto soprattutto di quanto ho sentito e visto nell’ultimo anno (non voglio essere polemica, per carità, però credo che a volte i media non aiutino a tranquillizzare le persone con una certa sensibilità come me). E poi da quando è che la parola “positivo” ha iniziato a insinuare terrore? Ma non divaghiamo.

Lo smacco più grande è stato però che io, che sto facendo dell’olistica il mio mestiere, sia caduta nella trappola da cui metto tutti in guardia. Quindi oltre al danno, anche la beffa.

Come al mio solito però, dopo un attimo di smarrimento, mi sono riassettata e ho ripreso in mano la situazione: “Forza Michelle, non è questo il momento di vacillare! Combattiamo questo drago e usciamone più forti di prima”. Fortunatamente ho un forte senso di resilienza e grazie a questa sto affrontando la convalescenza con il sorriso. Non nego che a volte non sia facile, soprattutto quando la stanchezza o l’impazienza prendono il sopravvento.

Ammetto che tutto questo però mi ha fatto riflettere davvero molto.

Prima di tutto, ho capito che l’universo ascolta le nostre richieste e le esaudisce, sempre. Avevo bisogno di un po’ di tempo con la mia famiglia, ho espresso il mio desiderio e si è avverato. Magari non proprio come me lo aspettavo, è vero, però eccomi qui in quarantena con le persone che amo di più al mondo e, nonostante tutto, è davvero stupendo. La prossima volta però sarò un più chiara con le mie richieste!

È stata poi per me l’ennesima prova che vivere una vita sull’onda dello stress non porta a nulla di buono. Non è la prima volta che mi capitano situazioni simili, ma credo sia la prima volta che ne sono pienamente consapevole.

Inutile che snoccioli tutto ciò che lo stress vissuto in modo continuativo può comportare. Oramai si trovano ovunque testi e articoli che descrivono in modo chiaro ed esaustivo a cosa questo stile di vita può portare.

Mi piacerebbe piuttosto parlare delle alternative che abbiamo e che effettivamente possiamo fare nostre per vivere meglio e soprattutto per raddrizzare il tiro quando ci troviamo a sbandare e a perdere il nostro nord.

Vi stupirò dicendovi che la prima cosa da fare tra tutte è respirare. Quell’atto che inconsapevolmente ripetiamo infinite volte al giorno è capace di diventare il nostro salvavita. Respirare in modo consapevole, contando i respiri a ripetizioni di 10 per qualche volta al giorno è l’inizio per una vita migliore.

Perchè oltre a diventare coscienti del nostro atto respiratorio, di cui ci siamo totalmente dimenticati, ci prendiamo anche dei minuti solo per noi e questo ci aiuta ad imparare a vivere nel presente, nell’esatto momento in cui stiamo respirando, senza rimuginare sul passato o pensare al futuro.

Che dire, è una cosa davvero semplice. Proprio come respirare.

Michelle