Boswelia Serrata per gli stati degenerativi di ossa e articolazioni
Secondo una recente stima dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), oltre 350 milioni di persone nel mondo oggi soffrono di patologie su base infiammatoria che riguardano ossa e articolazioni, e la prospettiva per il futuro prossimo è di un incremento.
Per questo la ricerca scientifica si muove già da qualche anno nella direzione di studiare principi attivi alternativi ai FANS (Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei), che abbiano pari efficacia ma effetti collaterali ridotti.
La natura, e quindi la fitoterapia, ci vengono incontro, anzi, è auspicabile che quello del trattamento degli stati infiammatori degenerativi si riveli essere il suo campo d’applicazione elettivo, in quanto, se uno dei limiti del trattamento fitoterapico è la scarsa velocità d’azione, l’elevata tollerabilità è sicuramente un punto di forza nella prospettiva di terapie a lungo termine.
Tra le piante oggi più studiate e disponibili in commercio in varie formulazioni c’è la Boswelia serrata, utilizzata soprattutto per la gestione di artrite reumatoide e osteoartrite.
La pianta, da cui vengono estratti i principi attivi, appartiene alla famiglia delle Burseraceae e la droga è rappresentata dalla gommoresina che si ottiene per incisione del tronco e che solidifica al contatto con l’aria, assumendo l’aspetto di gocce giallo oro; la procedura non danneggia la pianta, dalla quale si ottiene circa un kg di prodotto annuo.
I principi attivi contenuti nella resina sono diversi, ma quelli a cui è ascrivibile l’azione antiinfiammatoria sono i derivati dell’acido β-boswellico.
L’azione terapeutica della Boswelia dipende dalla capacità dei derivati dell’acido β-boswellico di inibire la cascata dell’acido arachidonico, analogamente ai farmaci antiinfiammatori di sintesi ma con il vantaggio dell’assenza degli effetti avversi tipici di questi ultimi, il che la colloca in una posizione ideale rispetto al suo utilizzo prolungato nell’ottica di una terapia cronica o a lungo termine.
Inoltre, la Boswelia interferisce con l’attività di enzimi litici che degradano i glicosaminoglicani, componenti della cartilagine articolare, motivo per il quale trova impiego nella cura delle malattie reumatiche cronico-degenerative e osteoarticolari con il risultato di ridurre il dolore, l’edema e permettere il recupero della funzionalità dell’articolazione interessata.
La Boswelia può essere assunta per os, a stomaco pieno,sotto forma di compresse o capsule per cicli di 30/40 giorni consecutivi, da intervallare con dieci giorni di sospensione del trattamento.
Per la posologia, trovandosi in commercio numerose formulazioni a diverso dosaggio, chiedete al vostro farmacista di fiducia.
Generalmente non si trova da sola, ma associata ad altri principi attivi, in modo da sfruttare il potenziamento dell’azione per sinergia: tra le composizioni più efficaci annoveriamo quelle con Curcuma Longa*, Salvia Officinalis**, l’acido rosmarinico e acido ialuronico.
Esistono anche preparati per applicazione topica, sotto forma di gel, olio o crema, in cui alla Boswelia sono associati altri principi attivi naturali. I più comuni sono l’Arnica montana – dotata di attività analgesica -, l’olio di Lavanda o di Rosmarino, che hanno azione antiinfiammatoria, e la Capsacina, estratta dal peperoncino, che induce iperemia nella zona di applicazione, riduzione dell’attività di enzimi proinfiammatori e inibizione della trasmissione degli stimoli nocicettivi.
Anche per questa settimana dal mio angoletto è tutto.
#prendetevicuradivoi
Dr.ssa Claudia Cocuzza
Se volete saperne di più