Don Biagio è un cinquantenne curato francescano, unico prete e “abitante” della chiesa di Sant’Oronzo al Monte, unico campanile di uno sperduto paesino di collina a circa 800 metri d’altezza, popolato da poco meno di duemila anime, in progressiva diminuzione. Non che manchino mai i fedeli, anzi: la Domenica e le feste comandate sono un buon motivo di incontro  degli abitanti chiamati in preghiera e raccoglimento spirituale unitamente al rituale di santificazione della festa.

Ma Don Biagio è rimasto solo. Il Sagrestano se n’è andato via da tempo e la perpetua è passata a miglior vita. I chierichetti sono una razza oramai estinta. Deve fare tutto da solo: suonare la campana ogni ora, pulire e tenere in ordine la chiesa, l’altare, le panche, il confessionale, il vestiario; poi deve verificare l’efficienza di microfono e altoparlanti, svuotare i cassetti delle elemosine, provvedere all’approvvigionamento di candele, opuscoli , libretti, rosari e quant’altro di occorrente per le rituali pratiche liturgiche. 

È anche insegnante di religione presso l’unica scuola del paese,  insegna poi catechismo nella sua parrocchia, per cui è perennemente indaffarato fra scuola, bambini e chiesa. Tempo libero inesistente, dal momento che il sabato e la domenica è fortemente impegnato in confessioni, novene e messe. Senza contare gli eventi  straordinari, come matrimoni  e funerali, che impegnano oltre i limiti le capacità del bravo prete.  Tuttavia riesce quasi sempre a strappare mezz’ora al giorno dedicata alla preghiera, il più delle volte  prima di addormentarsi:

“Signore, tu creasti l’Universo in sei giorni e perfino tu hai dovuto riposare un giorno. Io invece sono attivo sette giorni su sette, senza sosta, non ho un solo giorno libero, non ce la faccio veramente più.  Aiutami, ti prego,  a risolvere questo problema!”

Così introduce le sue preghiere Biagio, ogni sera, nella speranza che qualche miracolo scaturisca dal suo ingegno o dalla sorte.

Un bel giorno, ascoltando la confessione di un ragazzo, parlando con costui, elabora un piano:

“Anziché comminarti la solita penitenza, Andrea, ti chiedo di aiutarmi a rendere questa parrocchia più moderna ed efficiente”.

Andrea è un ragazzo esperto informatico che ha appena confessato l’ennesima marachella. Dovrà istruire e aiutare Padre Biagio sulla ristrutturazione di taluni apparati che potrebbero snellire e migliorare il suo mandato pastorale, nel rispetto delle norme ecclesiastiche.

Padre Biagio pone il cartello “Chiusa per Restauri fino a Venerdì” fuori del portone principale della chiesa, serrato da un bel catenaccio. I curiosi avvicinano l’orecchio al grande portone e odono forti rumori  da cantiere, quasi fosse in corso una demolizione all’interno.

I fedeli al terzo giorno, il venerdì, fanno ressa davanti al portone scalpitando in attesa della riapertura. Qualcuno urla, qualcun altro dà in escandescenze imprecando, aggiungendo così nuovi peccati da confessare.

Finalmente le due enormi ante del portone si spalancano contemporaneamente aprendo l’ingresso ai fedeli oramai numerosissimi e al limite della pazienza.  Nessuno dietro le porte all’interno: il portone si richiude da solo non appena l’ultimo fedele ha varcato la soglia. Un miracolo? No, tecnologia.

Una nube di donne coperte da un velo biancastro si reca alla volta del confessionale. La più veloce si inginocchia per prima, le altre in fila, in attesa del proprio turno: è Concetta, una delle più vispe donne del paese. Sbroglia un rotolo di carta ove si è appuntata i peccati da confessare: troppi per ricordarli, specialmente dopo tre giorni di pausa. Ma, con sua grande sorpresa, in luogo della fitta griglia discretamente oscurata che separa il peccatore dal confessore, le si presenta un monitor a schermo piatto touch screen  e una fila di touch-screen-buttons nella parte bassa dello schermo, recanti ciascuno l’opzione da selezionare:

“Peccati Veniali”, “Peccati Mortali”, “Peccati Capitali”, “Scappatelle”, “Tradimenti”, “Corna”

Ancora più in basso una riga di stato lampeggiante recante la scritta: “Selezionare o pronunciare una sola opzione”

Concetta , basita dallo stupore, istintivamente urla:

“Padre Biagio! Dove siete? Che scherzo è questo? Rispondete per D… Diana!” – fa appena in tempo a rettificare la divinità destinataria dell’impropero per non dover aggiungere un altro peccato alla lista. Ma Padre Biagio non è presente, o perlomeno non fisicamente. Una voce metallica, perfetta dizione italiana, risponde al posto suo:

“La parrocchia di Sant’Oronzo al Monte è lieta di darle il benvenuto. Prego selezioni o pronunci l’opzione desiderata e confessi i suoi peccati in base alla scelta effettuata. Alla fine di ciascun peccato prema OK per il confessare peccato successivo, FINE per concludere il colloquio”

La donna, impietrita, cerca di avvicinare il dito verso il pulsante touch-screen “Peccati Veniali”, ma non può trattenere un’esclamazione:

“Oddio! Ma che diavoleria è questa?”

Ma che diavoleria è questa” non è una scelta valida. Prego ripetere la selezione” – replica lapidaria la voce inanimata.

Concetta trema, è sul punto di svenire, braccio teso e dito puntato verso lo schermo: fa per cadere all’indietro ma viene subito raccolta dall’amica retrostante che la risolleva e la raddrizza sull’inginocchiatoio.

“Il confessionale è fruibile da una sola persona alla volta” – recita fredda la voce digitale allorché il sensore di prossimità rileva presenza multipla nello spazio riservato a un solo… peccatore.

Finalmente la donna riesce a effettuare la scelta principale e sciorinare la sua confessione, sbirciando saltuariamente la sua lunga lista. Ma dopo dieci minuti la voce digitale tuona nuovamente:

“Raggiunto limite di tempo a disposizione. Si prega di lasciare il posto al peccatore successivo. Premere ‘OK’ per stampare la penitenza”

La donna un po’ contrariata per non aver esaurito neppure la metà della lista di peccati stampa la penitenza previa pressione sul pulsante touch-screen ‘OK’. Nello stampato compare la quantità  di Pater Noster e Ave Maria da recitare, che si conclude con un Atto di Dolore. In fondo al foglietto un invito a effettuare una donazione monetaria da porre nel cassettino posto a lato del confessionale, che si apre automaticamente avvicinando la mano.

Da un’altra parte della chiesa i candelabri posti di fronte alle immagini dei santi, destinate alle offerte per i voti hanno subìto una modernizzazione analoga al confessionale: via le file di candele di cera, in loro luogo altrettante file di candele finte con fiamma a “Led” la cui luminosità è proporzionale all’offerta monetaria operata di volta in volta. La durata della finta fiamma animata è pari alla durata della vecchia candela, con smorzamento progressivo alla fine. Qualora il candeliere risultasse tutto illuminato, si attiva un pulsante di “Reset”  che permette lo spegnimento di tutte le luci per ricominciare.

Arriva la Domenica. La popolazione dei fedeli è più numerosa che mai, accorrono anche dai paesi vicini, curiosi di vedere quali altre sorprese sono state loro riservate dall’ingegnoso parroco.

Diversamente dalle aspettative Don Biagio celebra la messa nella maniera tradizionale, inizialmente senza orpelli tecnologici, una liturgia senza sorprese, con grande sollievo dei fedeli, almeno fino all’Epistola.

Un grande rotolo bianco scende dal soffitto coprendo l’altare: è uno schermo panoramico in tela. Un proiettore dal fondo della chiesa proietta un film titolato: “Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani”. Compare un bel trentatreenne dai lunghi capelli, raffigurante Cristo, su uno sfondo desertico roccioso d’epoca, che inizia a predicare:

“Vi esorto, fratelli, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente”. Il video viene interrotto dalla pressione del tasto pausa sul telecomando in mano a Don Biagio: il Cristo digitale rimane a bocca semi-aperta sulla vocale “e”, mentre il parroco si dirige verso il microfono per un discorso “fuori programma”:

“Fratelli, fedeli, a voi devo una spiegazione!” – esordisce, osservando la prima reazione della platea che si zittisce, curiosa, pendendo dalle sue labbra – “Come dice anche il Cristo, dobbiamo rinnovare la nostra mente fuori dagli schemi conformisti. Ed è quello che io sto facendo. La chiesa adesso è aperta ventiquattr’ore su ventiquattro a voi, fedeli, per confessarvi, per pregare, per ascoltare la parola dei santi, per offrire i vostri suffragi. Don Biagio è uno non trino, è mortale e non ha la presunzione di lavorare sette giorni su sette laddove perfino il nostro creatore si riposò, dopo il sesto. Così, per adeguarmi ai tempi ho delegato alla tecnologia le attività di routine, dando fondo a tutti i miei risparmi, per spostare il mio tempo e la mia attenzione ai bambini, ai ragazzi, ai bisognosi, alla parrocchia e a tutti voi, ogni qual volta abbiate bisogno di un consiglio, un orecchio che vi ascolti, un giudizio richiesto. Adesso avrò più tempo per voi e anche per me, per il mio doveroso raccoglimento spirituale e per il mio riposo rigenerativo nel corpo e nella mente! Rinnoviamo dunque la nostra mente, tutti insieme”.

Preme un tasto sul telecomando e riparte così il video recitante l’Epistola, poi la pagina del Vangelo, il tutto accompagnato da un sottofondo di canti gregoriani con orchestra sinfonica in Dolby Stereo Surround 5.1. Segue la predica “live”, non dissimile dal consueto, poi continua la messa con il rituale liturgico canonico. Allorché volge al termine, con il tanto atteso “La Messa è finita, andate in pace”, riparte il Dolby Surround con l’Overture dell’opera rock Jesus Christ Superstar, a compendio del rinnovato rituale tecnologico adoperato nella new edition della Santa Messa, secondo Don Biagio. La campana suona rintocchi decisi e regolari come non lo sono mai stati: il batacchio è azionato elettronicamente ogni ora. Nella sagrestia il parroco è ai comandi di una console digitale ove monitora, programma e pianifica tutte le  “features” predisposte per lo svolgimento della funzione principale (come la santa messa) e le attività collaterali (come la confessione), erogazione d’incenso compresa. Don Biagio, grazie alla fattiva collaborazione di Andrea, il genio elettronico ed informatico, impegna solo il 20% del tempo per la gestione della chiesa, ha i suoi legittimi spazi, senza nulla sottrare ai fedeli. Costoro, all’inizio sbigottiti e frastornati, sono tutto sommato entusiasti sia del nuovo look ecclesiastico operato dal parroco, sia delle funzionalità avanzate messe a disposizione a tempo indeterminato nella rinnovata parrocchia, compreso il sito internet del paese, aggiornato in tempo reale dal bravo Andrea sugli eventi prossimi e sulle iniziative del parroco: adesso ha il tempo per organizzare anche gite culturali con i giovani e con gli anziani del paese: la chiesa automatizzata, nei giorni feriali, lavora per lui.

Forse Cristo nell’epistola non intendeva esattamente quanto Don Biagio ha attuato, ma la storia ci dimostra che l’innovazione finalizzata al miglioramento della qualità della vita non contrasta con gli insegnamenti degli antichi saggi, purché in linea con il solito Buon Senso.

Vincent

Scrittore, Musicista, Informatico