Un uomo di mezza età viveva solo nella sua casetta di campagna, lontano dalla civiltà, lontano dai rumori. Non voleva vedere nessuno e non si curava di alcuno, gli bastava il suo orticello col suo albero da frutta e la sua piccola pensione per vivere tranquillo i suoi anni.
“Non mi manca nulla” – diceva – “ho costruito questa casetta con i soldi della liquidazione dal lavoro, ed ho tutto quello che mi serve”.
Lo Stato gli erogava una misera pensione, metà della quale andava alla sua ex moglie, che lo aveva abbandonato da trent’anni, ma che non lavorava ed era afflitta da un male incurabile. Quando ripensava a lei gli ribolliva il sangue, per il male subito, dimenticando il male recatole a sua volta.
Quando pensava ai suoi amici ricordava solo di come gli avevano girato le spalle allorché lui si trovò in difficoltà finanziarie in seguito all’ultimo incidente che lo aveva reso inabile al lavoro. Quando pensava ai suoi figli, invece, ricordava i momenti belli che non sarebbero più tornati.
Poi prendeva sonno e al mattino si risvegliava col canto degli uccelli e non mancava di godersi il meraviglioso spettacolo della natura che si ridestava ogni giorno.
Ma quando arrivava l’inverno cominciavano i dolori. La casa era fredda, il camino non bastava e non aveva i soldi per far installare l’impianto termico; la sua parte di pensione gli era appena sufficiente per vivere, per pagarsi la legna che alimentava il camino. La notte si sotterrava con tre coperte di pelle di pecora fin quando il sole del mattino non tornava a splendere.
“Se solo l’assicurazione mi liquidasse il danno dell’incidente, potrei far mettere i termosifoni!” – ripeteva a se stesso a voce alta. Vivendo da solo, aveva imparato a conversare con sé stesso, per farsi compagnia, per non impazzire. Da anni l’assicurazione, che doveva liquidargli il premio per il danno che lo aveva reso inabile al lavoro, latitava, prendeva tempo, prometteva, rinviava, ma non lo pagava.
E lui, non potendo permettersi di sostenere le spese legali per reclamare i suoi diritti, aspettava e soffriva il freddo. Il suo cuore era buono e mai gli passò per la testa di tagliare o ridurre l’assegno di mantenimento alla ex moglie, anche se la legge sarebbe stata dalla sua parte. Ma ogni inverno era sempre più freddo e più difficile da affrontare con le sue esigue risorse.
Una sera sentì bussare alla sua porta, proprio verso l’ora di cena. Infastidito andò ad aprire, preparandosi a recitare il solito “Non mi serve niente, se ne vada”, chiese chi fosse, con tono molto seccato.
Gli rispose una sottile voce femminile “La prego mi faccia entrare, solo un attimo, per riprendermi dal freddo, poi me ne andrò subito, riprenderò il mio viaggio”.
L’uomo, combattuto dal suo egoismo di circostanza e dalla sua natura sepolta di gentiluomo, dopo una breve esitazione aprì la porta e si vide davanti una giovane donna meravigliosa, avvolta in una coperta, malvestita e infreddolita. “Entra” – le disse, sempre con tono burbero – “Se vuoi lì c’è il camino, la c’è il frigo. Mangia qualcosa, così prima riprendi le forze, prima te ne vai!”
“Grazie, signore, lei è veramente buono” – rispose la donna.
L’uomo girò le spalle e se ne andò in camera, ma tornò poco dopo con un vestito quasi nuovo.
“Ecco, questo vestito era della mia ex moglie, dovrebbe essere della tua misura. Se non lo è… questo c’è e questo ti prendi. Se ti ripari meglio dal freddo potrai arrivare a destinazione e non corro il rischio che torni indietro, buona notte. Quando esci chiudi la porta.”
E fece per ritornare nella sua camera. La donna gli chiese “Ma lei non mangia signore? O ha già mangiato? Perché non mi fa compagnia?”
E l’uomo: “No, mangerò quando te ne vai, e non ho intenzione di parlare con nessuno. Ho già parlato troppo con te, non sono abituato a parlare. Voglio stare da solo col mio problema, mangia, scaldati, vestiti e vattene”
La donna gli si avvicinò e gli prese la mano destra: “Gentile signore, questa sua mano è rigida, immobile, mentre l’altra è viva, agile, cosa le è successo?”
L’uomo un po’ addolcito dalla tenerezza della giovane donna, aprì uno spiraglio nella sua scorza impenetrabile, ma rimanendo sulle sue: “Certo, come credi che esca una mano dopo un incidente, dopo che ci è passata sopra la ruota di un camion? Se almeno l’assicurazione mi liquidasse…” – e si zittì subito, pensando di aver parlato troppo e di aver contravvenuto al suo nuovo codice morale di introverso per scelta e orso convinto.
“Ho capito,” – disse la donna, “Ecco qual è il problema, ecco qual è la tua infelicità”
“Adesso mi dai del tu?” – ribattè l’uomo – “poche confidenze ragazzina, ma che ne puoi sapere tu dei miei problemi, dai siedi e ringrazia che oggi sono di buon umore”
E la invitò a mangiare con lui. Lei oramai si era riscaldata, si tolse la coperta di dosso e i suoi occhi splendevano di uno strano fulgore. L’uomo, sempre con lo sguardo basso e con la fronte aggrottata, la osservò attraverso le folte sopracciglia cercando di non farsi scorgere.
“Lo so che mi stai osservando, uomo gentile, vedi, le tue mani rispecchiano la tua personalità: quella più forte, la destra, ormai non riesce più a esercitare la forza che gli viene dal braccio robusto di un grande lavoratore. Si è arresa, non può fare più nulla, mentre la sinistra, quella più vicina al cuore, cerca di aiutarla, ma è più debole, vorrebbe fare di più, ma ha paura e non vuole sostituirsi alla destra, agisce con l’aiuto del cuore, ma si nasconde”
L’uomo alzò il sopracciglio destro e, guardandola negli occhi, borbottò “E che vorresti dire con questo?”
La donna: “Tu ti sei arreso insieme alla tua mano destra, uomo, non vuoi più combattere e ti stai lasciando andare. Non permetti che gli altri ti aiutino con il cuore, come la tua mano destra rifiuta la mano sinistra. Hai eretto una barriera che non lascia filtrare i tuoi stessi sentimenti e sei ossessionato e vittima del tuo problema, che ti seppellirà vivo prima o poi”
“E che dovrei fare secondo te?” – ribatté l’uomo – “Le mie risorse sono insufficienti anche per reclamare i miei diritti in questo schifo di mondo, dove prima ti sfruttano e poi, quando non hai più le forze, ti buttano via, e non solo: ti negano i tuoi diritti e ti lasciano morire lentamente. Che dovrei fare? Essere gentile? E con chi? Con te? E perchè? Cosa ne sai tu dei miei problemi, e poi guardati: non sei in condizioni tanto migliori delle mie, non dirmi che sei felice così!”
La donna, con un sorriso amorevole tolse la sciarpa che le era rimasta intorno al collo e rispose:
“Io sono felice così, anche in questo momento, sono una donna fortunata. Ho aperto la porta del mio cuore rinunciando al mio orgoglio, ho bussato e un angelo mi ha aperto la sua porta, mi ha dato da mangiare e di che scaldarmi e vestirmi …”
L’uomo la interruppe abbandonandosi in una sonora risata sguaiata: “Chi ti aperto? Un angelo? iooo? Questa è buona!!! Devo dire che oltre che scema sei anche divertente! Per fortuna sono ateo e non credo nè in dio nè negli angeli, sai le fregature che mi sono evitato? Qui in questa terra i problemi ce li dobbiamo risolvere da soli. Lassù non ci aiuta nessuno e…”
“E invece ti sbagli” – lo interruppe la donna – “io so come aiutarti!”
Dieci lunghissimi secondi di silenzio… l’uomo rimase attonito fra lo sgomento e l’incredulità, senza fiato con la bocca ancora aperta sulla frase che aveva interrotto.
“Tu… Tu… ahahahahahah” – riprese a ridere sguaiato – “Era tanto tempo che non ridevo così! Se non altro qualcosa di buono me l’hai portato: mi hai fatto ridere di cuore!”
“Bene” – disse la donna – “io ti ringrazio di tutto quello che hai fatto per me, adesso obbedisco al tuo desiderio e mi tolgo di torno, riprendo il mio viaggio, il tuo cuore si sta atrofizzando come la tua mano, le tue orecchie sono più sorde e dure del ceppo di legno che sta bruciando la tua vita, addio, uomo gentile.”
L’uomo smise subito di ridere e si ricompose, fece per accompagnarla alla porta, ma non poté fare a meno di rimuginare sulle parole appena pronunciate dalla donna”
“Aspetta… “ – la fermò l’uomo – “e secondo te come mi aiuteresti, vediamo!”, il sorriso ancora beffardo, ma il tono più educato, meno sbruffone.
La donna: “Io lavoro in un’industria tessile, ma non sempre c’è lavoro. Qualche volta lavoro anche per dieci giorni consecutivi giorno e notte, altre volte non lavoro per un mese intero…”
“E allora” – la interruppe l’uomo – “c’è di che esser felici!”
La donna: “Quando mi pagano io sono talmente contenta che penso a quei poveri che non hanno nemmeno un lavoro, allora verso il dieci per cento di quello che guadagno alle associazioni umanitarie, ogni volta a una diversa”
L’uomo: “Brava! già guadagni poco, e quando guadagni butti via il dieci per cento anziché metterlo da parte per i giorni che non lavori”
La donna: “È qui che ti sbagli ancora, perché il tuo cuore è chiuso come la tua destra e il cervello guarda solo i soldi che non vedi. Io so che il mio angelo custode provvede a me, mi segue in ogni luogo e in ogni momento, senza farsi mai scorgere mi aiuta, anche all’ultimo momento, quando sto per perdere le forze, come quando mi hai aperto tu. E io sono felice, e lo ringrazio sempre, perché gli angeli apprezzano i nostri ringraziamenti e adesso ringrazio te.”
L’uomo, con aria di sussiego e sufficienza: “Ammesso che le tue fantasie da schizofrenica esaltata abbiano un fondamento, io aspetto 10.000 euro da una compagnia di assicurazioni da oramai tre anni; che dovrei fare secondo te? Dare mille euro a chi? E quando, visto che non ce li ho, poiché la compagnia non mi paga? Oppure vado da un’associazione di beneficenza e le racconto <<ho intenzione di pagare 1000 euro ma non ce l’ho perché prima li devo incassare!>>”
La donna, ancora sorridendo sempre benevolmente gli chiese: “Quanto ti costerebbe l’avvocato per l’azione legale per sbloccare quel denaro?”
L’uomo: “Duecento euro solo l’avvocato, trecento il tribunale, cinquecento l’udienza, per un totale di mille euro che io non ho, arrivo al massimo a quattrocento”
“Bene” disse la donna “dai la metà di quello che ti rimane a qualcuno che ne ha bisogno, e la tua casa presto avrà il riscaldamento che meriti”
L’uomo: “E a chi? non conosco nessuno e…”
La donna lo interuppe: “Il tuo cuore lo sa, lasciati guidare dalla tua mano sinistra, non è la mano del diavolo, è la mano del cuore, è la mano dell’angelo, che aiuta quando la destra non può fare di più. Adesso vado, addio uomo gentile!”
L’uomo l’accompagnò alla porta scuotendo la testa. Per un po’ non pensò alle ultime parole della donna, ma andò a dormire, abbastanza turbato. Quando si risvegliò al mattino, gli venne un’intuizione: prese il libretto degli assegni, ne staccò uno che compilò con l’importo di duecento euro, uscì di casa, andò verso il paese dove abitava l’ex moglie, arrivò fino alla casa dove lei abitava, e infilò la busta con dentro l’assegno nella sua buca delle lettere, con un biglietto accompagnatorio che recitava “Non è molto, è la metà di quello che mi è rimasto, fanne buon uso”. E tornò a casa.
Quando la ex moglie aprì la buca delle lettere e vide l’assegno corse subito a versarlo in banca, ma vicino allo sportello vide un piccolo salvadanaio con un porcellino simpatico accanto al quale c’era un fumetto che diceva “Aiuta me e Dio aiuterà te, dammi un soldino e salverai un bambino”.
La donna si soffermò a leggere un istante e quando andò per versare l’assegno disse all’impiegato:
“Vorrei versare quest’assegno così: l’ottanta per cento nel mio conto e il venti per cento a quest’associazione”
L’impiegato, che altri non era che il direttore della banca che stava sostituendo il cassiere ammalato, rimase un attimo stupito e le disse:
“Ma signora! Lei ha già pochi soldi nel conto, se dei duecento in più, che suo marito le ha fatto il favore ancorché miracolo di donarle, ne toglie quaranta è come se non versasse quasi niente, non risolve i suoi problemi”
La signora, sorridendo gli rispose “Signor Direttore, lei muove tanti soldi e ne blocca anche tanti ad aziende in difficoltà. Certe volte basta un piccolo gesto, di poco conto che non cambia la vita a noi, ma potrebbe cambiarla a chi ne ha bisogno. Mia madre diceva: il bene ritorna sempre. Non si preoccupi di come spendo quaranta euro, mi accontento dei 160 che mi son piovuti dal cielo. Buona giornata a lei e mi saluti sua moglie”.
Il Direttore, da buon ascoltatore, rifletté sulle parole della donna, si rivolse al computer e richiese una lista di tutte le aziende sofferenti che chiedevano soldi per pagare debiti e fare investimenti.
In testa era una compagnia di assicurazioni, che avanzava la richiesta più bassa di tutte le altre: 40.000 euro di finanziamento. Con un click il direttore sbloccò la richiesta accettandola, erogando così il finanziamento alla compagnia in questione e pensò fra sé e sé: “Beh, la mia banca ha 100.000 euro di disponibilità, quindi se soddisfo una richiesta, anch’io avrò fatto la mia buon’azione senza gravare sui profitti della compagnia”.
Fu così, che qualche giorno dopo, tornando al nostro uomo “orso per scelta” protagonista del racconto, aprendo la sua cassetta postale vide una comunicazione della banca che recitava: “Le abbiamo accreditato euro 10.000 a saldo competenze sinistro occorso … etc. etc. etc.”.
L’uomo, felice come una pasqua, corse dall’idraulico per commissionargli l’impianto di riscaldamento, andò a mangiare al ristorante e tornò con una bottiglia di spumante per festeggiare con se stesso l’evento.
Ma quando si sedette al tavolo, euforico più che mai, gli tornò in mente la donna che aveva accolto una sera e che le sedette di fronte, proprio lì davanti, e gli riecheggiarono le sue parole. Avrebbe voluto ringraziarla, incontrarla. Uscì di casa, prese la direzione dove la vide andare quando la salutò, chiese informazioni agli abitanti di ogni paese che incontrava lungo il percorso, ne fece la descrizione, ma nessuno l’aveva mai vista.
Tornò a casa un po’ deluso, prendendosela con se stesso e il suo egoismo, e pensò “Ma forse voleva dirmi che lei era un angelo… no… è stata una coincidenza… gli angeli non mangiano e non soffrono il freddo, ma… dopo tre anni una coincidenza così… come faceva a sapere?”. Andò a dormire soddisfatto, ma con quel cruccio tormentoso e col rimpianto di non averla potuta ringraziare. La donna gli comparve in sogno, più bella che mai, in un vestito bianco, gli occhi pieni di luce, che gli diceva:
“Non arrovellarti sull’esistenza degli angeli, uomo gentile. Non è la risposta che conta, come non serve sapere che sesso abbiano, ma quello che fanno, o nei panni di un qualunque mortale o in mille altri modi. Non sono più angelo di te. Tu sei stato il mio angelo per una sera, io sono stata il tuo angelo suggeritore la mattina dopo, anche se non c’ero; tu sei stato di nuovo l’angelo della tua ex moglie, la tua ex moglie è stata l’angelo che ha illuminato il direttore della banca a favore della tua compagnia d’assicurazione, quest’ultima quindi è stata pure il tuo angelo, e il cerchio si chiude. Gli angeli custodi non hanno le ali e non hanno sesso, ma siamo tutti noi quando pensiamo di aiutare altri che stanno peggio di noi. Il cerchio stavolta era piccolo, ma se tutti diamo un piccolo aiuto verso qualcuno in difficoltà, cerchi sempre più grandi si chiuderanno ritornandoci il bene che facciamo, ma dobbiamo crederci e dobbiamo fare il primo passo senza pensare alla contropartita: prima o poi il bene tornerà da noi, non importa sapere come, quando e perché”
E così la donna scomparve dal sogno e l’uomo si svegliò, rendendosi conto di esser stato il piccolo dente che inceppava una catena, che, quando si è sbloccata, ha cambiato la sua vita salvandola. Passò il resto dei suoi giorni a cercare la donna che gli aveva aperto gli occhi e col tempo riuscì a riacquisire mobilità alla mano destra, ma nel frattempo era diventato mancino. Quest’uomo, sfidando le sue convinzioni, ha azzardato, accogliendo un messaggio che rispecchiava i suoi desideri più reconditi, ed è stato esaudito.
La “Legge dell’attrazione” sostiene che un evento, sia esso positivo o negativo, viene attratto da noi. Esiste da sempre e c’è stata tramandata dalle più grandi menti della storia (Buddha, Gesù, Sant’Agostino, Gandhi, Churchill, Osho, Einstein e tanti, tanti altri). I nostri pensieri guidano l’Universo in base a ciò di cui abbiamo bisogno. Angeli, Dei, Dio, Natura, Energie, non importa come li chiamiamo: esistono da sempre e sempre esisteranno, come questo anziano disperato e scettico pensionato ha avuto modo di appurare e di beneficiarne.
Fino al Medioevo l’uomo doveva dare un corpo e un’anima agli eventi, attribuendo loro una o più divinità, personalità e perfino il sesso. E in quei tempi Sant’Agostino, opponendosi fermamente a tali credenze, scriveva: “Gli individui, malgrado l’indignazione degli dèi, possono essere pienamente appagati e godere di salute, forze, ricchezze, onori, rispetto e lunga vita. Altri, malgrado la benevolenza degli dèi, sono afflitti e muoiono nella prigionia, nella schiavitù, di miseria, di sonno e di sofferenze” (“La Città di Dio”, libro II – Immoralità del politeismo). Oggi l’uomo ha quasi superato queste nebbie oscurantiste, ma la luce è ben lontana. L’Angelo Tutore, una possibile forma di Energia dell’Universo, lo accompagna, lo guida anche nel ragionamento e nelle scelte per fargli trovare la strada, ma… raramente l’uomo è in ascolto.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Tratto dal racconto n. 5 del libro “Le Favole di Vincent”