È un tiepido mattino d’Agosto, Francesco e Patrizia fanno jogging lungo un viale alberato che taglia in due un bellissimo paesino di montagna. Il fresco venticello e l’aria frizzantina rendono piacevole i taglienti primi raggi solari che annunciano una caldissima giornata, mentre il silenzio invita i due ragazzi alla riflessione. Sono due amici, coetanei, studenti universitari, facoltà di Fisica, si riposano dopo un estenuante quarto anno accademico trascorso sepolti vivi fra libri e quaderni, soverchiati dallo studio, stressati dagli esami. Adesso relax. Lunga pausa estiva. Nessun libro al seguito, vacanza all’insegna dell’assoluto riposo per il benessere mentale, aria pura, attività motoria per il benessere fisico. La sera rientro in città, una quarantina di chilometri in moto, ognuno a casa sua.
I due sono grandi amici, si conoscono fin dall’infanzia ed hanno condiviso tutto, i giochi, gli studi, gli amici, i problemi. Sanno di poter contare l’uno sull’altra, il loro rapporto è di amicizia sincera, nessun inganno, nessuna falsità. Talvolta litigano, si confrontano, ma alla fine si chiariscono.
“Francesco, sai che oggi è San Lorenzo?”
“E allora?” – ribatte Francesco concentrato nella respirazione sincrona con il corpo in corsa
“Come “e allora”? Di notte ci saranno le stelle cadenti! Da qui si vedono benissimo! Non hai un desiderio da esprimere?”
“Ma figurati! Sappiamo benissimo che sono frammenti di meteoriti che s’incendiano per l’attrito con l’atmosfera terrestre e…”
“E sei sempre lo scienziato noioso” – lo interrompe Patrizia – “perché non ti lasci andare al fascino della leggenda? Dai! stasera rimaniamo qui e contempliamo le stelle. Lo sai che se vediamo insieme una stella cadente ed esprimiamo lo stesso desiderio, si realizza?”
“Ma non possiamo, lo sai? Alle 20 dobbiamo essere a casa, per l’ora di cena e, considerando che occorrono 7 minuti di tempo per raggiungere la moto, più trenta minuti per raggiungere casa tua, più cinque minuti per salutarci, più…”
“Più un calcio che ti raggiunge in 0,3 secondi e, calcolando che la mia gamba pesa 13 chili, stimando un’accelerazione vettoriale pi-greco al quadrato nel percorso di 70 cm che distanziano la punta della mia scarpa dalla tua caviglia, avrai presto un livido causato da 60 chili di massa totale…”
“Va bene, va bene, ho capito” – ribatte sorridendo Francesco, sfilando il cellulare dalla rigida tasca posteriore dei jeans –“chiamo tua madre e le dico che stasera faremo tardi. Meglio una notte sotto le stelle che uno scomodo livido sulla caviglia”
“Sicuro! Se fossi la tua ragazza mi offenderei! Come dire: lo fai non perché ti piace passare una romantica serata con me sotto le stelle, ma perché mi preferisci a un livido sulla tua caviglia!”
“Infatti, non sei la mia ragazza, ma la mia migliore amica, e non farei niente che possa infastidirti o contrariarti. E poi, è una così bella giornata che il fresco dell’aria di montagna non può che rilassarci.”
“Questo mi piace di te, Francesco. Io con te sono tranquilla: sei sincero. E mia madre si fida solo di te. Potresti dirle che andiamo su un’isola deserta per studiare, lei ti crederebbe e sarebbe tranquilla. Ma perché il mondo non è popolato da creature maschili sincere come te? Perché la maggior parte degli uomini è composta di falsi e ipocriti, già dalla nostra età?”
“E’ vero Patrizia. Anch’io con te mi trovo a mio agio. So che quel che dici è quello che pensi, non hai mezzi termini. Se tutte le donne del pianeta fossero come te… poveri uomini”
“Ma che cattivo che sei! Adesso ti faccio vedere io! Ahhhh, scappi? Se t’acchiappo…”
E i due si rincorrono, giocando affettuosamente, finché stanchi si sdraiano sull’erba e riprendono la conversazione sul tema della correttezza del genere umano. Il sole tramonta, cala il crepuscolo, e all’improvviso…
“Guarda Frank! Lassù guarda!!!!”
“Sìììì una stella cadente! Bellissima! La Natura è straordinaria!”
“Hai espresso un desiderio?”
“Cosa? Ah già … non ci ho pensato!”
“Ma come! Accidenti! Adesso dobbiamo aspettarne un’altra. Alla prossima concentrati, ok?”
“Ok, Ok, e tu l’hai espresso?”
“Certo che sì! Voi maschi avete sempre la testa fra le nuvole…”
“Ma non dovevo raggiungere le stelle? Quindi ero sulla buona strada no?”
“Spiritoso! Dài, guardiamo il cielo, e credici un pochino!”
Il tempo passa, ma non passa alcuna stella cadente. Si fa buio. Dopo aver consumato la cena al sacco con il naso all’insù verso il cielo i due, fra una chiacchiera e l’altra, si addormentano, avvolgendosi dolcemente nel proprio sacco a pelo.
Ma proprio un attimo prima di addormentarsi completamente, mentre ritornano sugli ultimi pensieri, mentre meditano sui desideri connessi con le stelle cadenti, una meteora solca il cielo proprio sopra le loro teste, creando una folgorante scia luminosa accompagnata da un forte sibilo. I due ragazzi si destano e scorgono la grossa scia ancora stampata nel cielo.
“Ma cos’era? – esclama la ragazza stupita ancorché spaventata e tremante”
“Una meteora, Pat, un po’ più vicina del solito, ma pur sempre una meteora”
“Accidenti Francesco! Un incontro ravvicinato con un corpo celeste, ti rendi conto, che emozione?”
“Sì, meraviglioso, ma adesso dormiamo, oramai è passata”
“Peccato, non abbiamo potuto vederla! Ma … Francesco … hai espresso il desiderio?”
“Forse sì, mentre stavo sognando. Vale lo stesso?”
“Non lo so, penso di sì! Io stavo meditando sul mio desiderio, mentre stavo per addormentarmi. Ma se ti dicessi che mi sento strana? Diversa?”
“Direi che se ti sentissi anche assonnata saresti perfetta, così potrei dormire anch’io”
“Uffa! Va bene, va bene, provo a dormire, sono ancora spaventata! Mentre tu riesci ad essere noioso anche in queste circostanze! Buona notte Frank, sogni d’oro”
E finalmente i due s’addormentano e la notte non riserva loro altre sorprese. Il mattino dopo si recano al centro della cittadina per gustarsi una robusta colazione: la meteora è l’argomento del giorno. Era proprio vicina.
“Hai visto?” – esclama un contadino al barista – “sembrava una palla di fuoco!”
“Sìììììì, acciderba! E come fischiava” – aggiunge un altro – “sembrava una granata, ma cento volte più grande!”
“Allora, che desiderano questi due baldi giovanotti? Non siete di queste parti vero?” – esclama sorridendo il barista, accogliendo benevolmente i due giovani nuovi clienti
“No, non siamo di qui infatti! Due cappuccini e due cornetti caldi, grazie!” – risponde Francesco, cercando di limitare l’approccio confidenziale del barista
“Subito! ecco due cornetti fragranti e profumati per questi due giovani speranze del futuro! “
Il barista, mentre prepara i cappuccini, continua a parlare, cercando di attaccare bottone per cogliere qualche informazione in più sui due ragazzi.
“Sapete? I cornetti di Zio Gianni sono noti in tutto il paese per la freschezza: li faccio con le mie mani! Preparo l’impasto la sera, poi li arrotolo e li metto in forno. Al mattino, subito dopo l’apertura, accendo il forno e alle sette son pronti, bollenti, fragranti, in tempo per essere divorati dai famelici clienti che si tuffano come…”
“Che bugiardo!” – lo interrompe Patrizia inaspettatamente e freddamente
“C… cosa? Io? Bu… bugiardo i… io? E perché mai?”
Francesco, sorpreso, strattona l’amica di colpo: “(che ti prende Patrizia? Che fai?)” – le sussurra stupito, ma Patrizia non risponde e continua imperterrita la sua piccola crociata.
“Lei non impasta un bel niente, signor ‘zio Gianni’, li compra surgelati e li riscalda al microonde in tre minuti”
“M… ma come si permette? I miei cornetti sono… sono… ehm… genuini e sempre freschi, perdiana! Non sarà una sbarbatella a mettere in dubbio la mia onestà e…”
“E basta così, Gianni! La ragazza ha ragione” – lo interrompe un altro cliente – “lo sappiamo tutti che sono surgelati, ma sono buoni lo stesso, sono sempre genuini”
“Infatti” – aggiunge Francesco – “la mia amica non ha detto che non sono buoni o che non siano freschi. Quanto le dobbiamo?”
“Niente offre la casa, ragazzi, ma non fatevi vedere più nel mio bar, intesi?”
I due ragazzi escono e Francesco, basito, inizia l’interrogatorio.
“Ma dovevi proprio trattarlo così? Lo sai che i paesani nella loro genuinità sono un po’ fanfaroni’? E poi, come facevi a sapere che i cornetti non erano impastati a mano, se non eravamo mai entrati in quel bar?”
“Non lo so, Francesco, forse me l’ha detto il mio istinto, ma ero sicura… non chiedermi perché… lo sapevo e basta”
“Va bene. Dimentichiamo l’episodio. Torniamo a fare jogging. Ma facciamo prima una bella passeggiata lungo quest’altro bel viale alberato cittadino. Anche la civiltà ha il suo fascino. Vuoi?”
“Ma certo, Frank! Due salti in centro non possono far male e… guarda! Quella coppietta! Non sono carini?”
Patrizia indica una coppia di fidanzati che passeggiano tenendosi per mano, scambiandosi tenerezze, parallelamente a loro dall’altra parte della strada.
“Però …” – si sofferma Patrizia, trattenendo il fiato
“Però cosa?” – ripete interrogativo l’amico
“C’è qualcosa di strano … avviciniamoci, con discrezione”
“Ma ti pare? Cosa può esserci di strano in una coppia di fidanzati che si vogliono bene? Un’altra delle tue intuizioni?”
“Temo di sì. Dai, attraversiamo, superiamoli fingendoci fidanzatini. Voglio sentire”
Alzando gli occhi al cielo, alla ricerca di una stella complice della sua pazienza, Francesco sospira ed asseconda l’amica. Tenendosi per mano attraversano la strada, portandosi alle spalle della coppietta. Si avvicinano sempre più. Francesco inizia la “manovra” di sorpasso, ma Patrizia lo rallenta:
“Ma lo senti? Le sta giurando amore eterno mentre la sua mente è distratta da un’altra ragazza e… oddio!”
“Oddio cosa, Pat? Hai visto un fantasma? io poi non sento proprio niente!”
“Magari Frank, magari! Un fantasma mi farebbe meno paura di un ragazzo che mi sta mentendo sull’amore! Lo vedi? Le sta parlando d’amore ma… è come se si rivolgesse ad un’altra persona che… che… riesco a intravedere nella sua testa!”
Incredulo e scettico, Francesco cerca di allungare il passo, allontanare Patrizia prima che costei ceda all’impulso di smascherare chissà quale tradimento. Ma la ragazza è ostinata e, a sua volta, mentre l’amico cerca di trascinarla via, con una mossa improvvisa si porta verso i due ragazzi, strattonando Francesco che, sbilanciato, rotea ritrovandosi faccia a faccia con il maschio della coppia pedinata appena superata:
“Guardalo, Francesco, vedi? Un tipico galletto all’opera: le decanta amore destinato ad un’altra! Il classico piede in due scarpe! la biondina che è con te non ti basta, vero? Vorresti la brunetta dagli occhi neri e il vitino da vespa vero? Ma questa è ricca e ti farà lavorare nell’azienda del padre vero? E la laurea è oramai vicina, giusto? e…”
Francesco, più imbarazzato che mai, la blocca e, mentre riprende l’equilibrio, cerca di districarsi come può:
“Non è cattiva, vi prego, soffre di visioni e… e… ha visto troppe telenovelas dove le corna regnano eterne…. Eheheheheh!”
“No, no, continua pure ragazza” – risponde crucciata la “biondina” della coppia puntata – “Armando! La conosci?”
“Assolutamente no, Alessandra… la vedo e la sento per la prima volta… dev’essere una visionaria o mi ha scambiato per un altro o…” – ribatte incerto, ostentando innocenza, l’Armando della coppia.
“Ragazza, come fai a sapere di mio padre, dell’azienda, dei progetti di Armando e soprattutto: conosci la brunetta delle tue visioni, la cui descrizione sembra rispondere ai connotati della mia migliore amica Samantha?”
“Altezza circa un metro e settanta, capelli lunghi ondulati riga centrale, borsetta color fucsia shocking che fa pendant con le scarpe tacco a spillo?”
“Si… si è proprio lei! Dunque la conosci?” – risponde Alessandra più stupita che mai.
“No” – risponde seccamente Patrizia scuotendo la testa
“Mi stai prendendo in giro?” – replica stizzita Alessandra
“Non so come spiegartelo… è stata come un’apparizione, cui è seguito l’impulso di avvisarti, Alessandra… ho sentito l’ipocrisia del tuo ragazzo e visto il vero oggetto dei suoi desideri… mi dispiace… non volevo disturbarvi”
“L’hai già fatto signorina che non ho l’onore di conoscere. Ma non tutti i ‘disturbi’ vengono per nuocere. Armando, dammi il tuo cellulare, subito!” – avanza decisa Alessandra, determinata a far chiarezza.
Armando porge il cellulare alla sua fidanzata senza osare contraddirla. Alessandra sfoglia affannosamente la rubrica, fino ad incontrare il nome ‘magico’, pomo della discordia:
“Eccola Samantha! Non ricordo di averti dato il suo numero, ma non è questo il problema, adesso vediamo!”
Alessandra furbescamente chiama il cellulare del contatto individuato e lancia la sua esca:
“Amore! Finalmente! Credevo che non ti saresti liberato più di quella romantica cornuta dell’amica mia!”
Sorpresa quanto arrabbiata, Alessandra incassa il colpo, ma ribatte con fierezza:
“Sì, razza di stupida gallina senza cervello, se n’è appena liberato, cara la mia ex-amica. E’ tutto tuo. Sarò romantica, ma non stupida e le corna finiscono qui. Ed io che mi fidavo di te! Addio ipocriti che non siete altro! Rotolatevi nel vostro fango e fate tanti figli: i bastardi non finiscono mai!”
Esplode in singhiozzi, appoggiandosi alla spalla di Patrizia, scagliando il cellulare contro il suo, ormai ex, fidanzato. Francesco, stupito, è rimasto a bocca aperta e sta cercando di capirci qualcosa, mentre Armando riprende i pezzi del suo cellulare sparsi lungo il selciato, volge le spalle e se ne va.
Patrizia riesce a trovare le giuste parole e prova a confortarla:
“Mi chiamo Patrizia, Alessandra, perdonami, credimi, non volevo renderti infelice, ma… non ho saputo resistere… il mio cuore mi ha spinto verso di voi e…”
“E anche se in un primo momento avrei voluto strozzarti, adesso devo solo ringraziarti per avermi aperto gli occhi, Patrizia, avrei sposato un ipocrita consumato, un arrivista. Grazie Patrizia”
E rivolgendosi a Francesco: “Ti invidio ragazzo! La tua Patrizia è una ragazza meravigliosa! Sei fortunato, ma stai attento: falle un torto e lei se ne accorge!”
“Non è la mia ragazza, Alessandra, siamo solo grandi amici. E’ un po’ matta, ma va bene così! La stimo tantissimo, anche se certe volte la vorrei legare!”
“Legare a te come fidanzata?”
“No, legarla a un palo quando le vengono questi attacchi fino a quando le passano!”
E i tre scoppiano in una sonora risata. Alessandra avanza un invito:
“Beh, dopo quest’avventura non proprio a lieto fine, come minimo vi offro un caffè! Venite con me, vi porto a un bar qui vicino, dietro l’angolo, si chiama ‘zio Gianni’ famoso per i suoi cornetti freschissimi…”
“Per carità!!! Ehm… cioè, volevo dire… n… no grazie, meglio di no! Abbiamo già fatto colazione e siamo in ritardo!” – ribatte Francesco, accomiatandosi dalla nuova amica appena salvata dal turbine dell’altrui menzogna nascosta.
I due amici si allontanano, mentre continuano la passeggiata lungo il viale alberato. Francesco non può fare a meno di riflettere a voce alta sugli ultimi avvenimenti:
“Ma cosa ti è successo, Patrizia? Non ti ho mai sentita così intuitiva e accanita nei confronti di persone che non conosci! Donde nasce codesto sesto senso? Ma soprattutto: perché devi sempre esternare le tue sensazioni a persone estranee e farti coinvolgere così in profondità? Cominci a farmi paura, sai?”
“Ti capisco Francesco, ho paura anch’io. Mi ritrovo questo dono all’improvviso e non mi rendo conto dei miei comportamenti. Abbiamo sempre paura di ciò che non conosciamo. Dai, non pensiamoci più. Che ne dici di entrare in quella chiesetta? Sembra antica, non più tardi del 1300, son curiosa.
I due si dirigono alla volta di una chiesetta, una figura architettonica che sferza il panorama moderno d’insieme con il suo risalto di seria e vetusta classicità. Entrano, acquasantiera in marmo di Carrara, pareti tappezzate di bellissimi dipinti d’epoca tardo ‘700, uno splendido altare al termine di una doppia fila di panche, antistante a un immenso crocifisso, illuminato dalla luce a più colori filtrata dai vetri a mosaico posti ai lati delle pareti superiori che chiudono a cupola il soffitto. I due ragazzi osservano le sculture di santi e angeli poste qua e là in posizioni strategiche non ingombranti, mentre la campana annuncia il mezzogiorno.
Un’orda di fedeli invade la chiesa e in poco tempo le panche vengono occupate fino ad esaurimento posti.
Un senso di disgusto, accompagnato da una forte sensazione empatica assale Patrizia, che a malapena riesce a soffocare un urlo: “Andiamo via, presto, Francesco, ti prego! andiamocene… ora!”
Francesco, senza porsi altre domande, raccoglie tosto la richiesta dell’amica e la trascina fuori dalla chiesa prima che le forze l’abbandonino del tutto. Adesso sono all’aperto, Patrizia si riprende lentamente, un respiro profondo, pochi passi e i due approdano ad una panchina di marmo, in linea con l’architettura del luogo. Pian piano Patrizia si riprende del tutto, respiro sempre meno affannoso, battiti regolari.
“Allora hai finito di procurarmi infarti? Cos’hai sentito stavolta? Eravamo in chiesa, un luogo di culto, dove la gente si raccoglie nella pace e nella preghiera e si pente dei propri peccati, un luogo dove ognuno prega e ritrova se stesso…”
“Tutte balle, amico mio, balle …”
“Cosa? Ma che stai dicendo? Forse ancora non stai bene, Pat, riposati!”
“Mai stata meglio, Frank! Non ho mai percepito tanta ipocrisia come là dentro, ma da troppe parti, mi sentivo avvolta e soffocata! La gente si raccoglie, sì, ma per i propri comodi!”
“Cosa vuoi dire? Cos’hai sentito di preciso?”
“Di tutto, Francesco. Nessuna preghiera è volta al bene collettivo, ma ognuno pensa a se stesso. Chi prega per vincere alla lotteria, chi per uscire da una situazione difficile, chi per conquistare un amore impossibile. Poi chi recita il rosario a memoria e finge dolore per i propri peccati, chi si confessa raccontando i propri problemi omettendo i veri peccati che conosce benissimo, chi prende l’Ostia solo per ostentare purezza mentre sfoggia il vestito nuovo. Chi assume l’acqua benedetta credendo di purificarsi, ben cosciente di continuare nella sua consumata falsità nel corso della sua vita abituale. E il prete che predica? Poverino!”
“Pure il prete? Ma no, dài!”
“Ce la mette tutta per credere in quello che asserisce, ma vorrebbe tornare alla vita normale, alla laicità, sposarsi e cedere alle tentazioni carnali, giovane com’é. Ma predica cercando di convincere se stesso mentre convince gli altri!”
“E tutto questo ti fa soffrire, Pat?”
“Quelle emozioni tutte insieme sono troppo per me, non avrei resistito dieci secondi di più, grazie per avermi portato via. Non capisco cosa mi stia succedendo Frank, non sono mai stata così! Sto impazzendo? Ho le visioni?”
“La stella cadente!”
“Cosa? Adesso farnetichi anche tu? Ti prego! Ne basta una di pazzoide, tu sei l’unico punto fermo su cui poggiarmi in questo momento, non cedere anche tu, ti prego!”
“Pat, che desiderio hai espresso quando hai visto la stella cadente?”
“Mah… veramente… ohhhhhhh nooooooo! Ma è impossibile!”
“Ah! Adesso dici che è impossibile? Come? Non ero io quello troppo razionale, che non si lascia andare ai sogni, alle leggende, alle favole e alle scaramanzie? dimmi la verità, Pat, tu hai desiderato di individuare l’ipocrisia nelle persone vicine, E il ‘genio’ della… stella ti ha accontentato. E’ così?”
“S… Sì… è così, Frank… l’ho sempre desiderato ma… la leggenda dice che bisogna essere in due a… ma tu cos’hai desiderato?”
“Questo è il bello, Pat, io in quel momento stavo soffermando i miei pensieri sulla tua precedente analisi sull’ipocrisia! Involontariamente ho condiviso la tua riflessione. Evidentemente quel meteorite ha sprigionato un’energia catalizzatrice che ti ha amplificato la percezione, un’energia rinforzata dal mio consenso, anche se involontario”
“Evviva! Benvenuto nel mondo delle favole, scettico amico mio! Ironia della sorte: adesso sei tu che ti stai sforzando di convincermi mentre cerchi di convincere te stesso…”
“Sì, ma con argomentazioni scientifiche… o quasi!”
“I fatti ti danno ragione, Francesco, ma adesso come ne usciamo? Non credo possiamo raccontare la tua teoria ad alcuno! Questo dono è un fardello troppo pesante! Mi fa paura! Non lo voglio!”
“Dovremmo cambiare pianeta, Patrizia, un pianeta dove l’ipocrisia non esiste! Il… Pianeta Paradiso! Ah ah ah!”
“Sei divertente come il mal di stomaco, Frank, aiutami ad uscire da questa situazione! Ti prego! Mi fido solo di te! Vicino a te non percepisco alcuna sensazione negativa!”
“Forse perché sono uno spiantato, senza ideali, scettico, senza dio, senza ambizioni, un semplice studente in cerca di un’ identità. Perfino senza amici, senza amore né odio! L’ipocrisia si mette paura e scappa da me perché non trova terreno fertile da coltivare! Nessuno cui possa fare del male… né del bene”
“E senza nemici, meraviglioso amico. Un’amica ce l’hai, tontolone e non sei ipocrita. Vedi? Stai già facendo del bene: mi hai salvata tre volte dai miei feedback mentali togliendomi dalle situazioni in cui avevo perso il controllo. Con te sto bene, i tuoi sentimenti sono puri, anche se sei un po’ arido. E’ per questo che l’energia della stella non ha attecchito su di te!”
“Adesso però dovremmo tornare a casa! o I nostri genitori ci daranno per dispersi! Dài! una sera a casa tua e starai bene: il calore familiare ti farà bene!”
Patrizia, ancora sconvolta, si lascia convincere dalle rassicuranti parole di Francesco, in un solo giorno ha provato fin troppe emozioni. I due rincasano. Francesco accompagna Patrizia a casa, previa telefonata rassicurante alla mamma. Costei, un po’ inquieta è lì, al portone, trepidante, braccia conserte in attesa di spiegazioni plausibili; per quanto si fidi dell’amico universitario della figlia, non riesce a nascondere la propria preoccupazione. Ma quando vede la figlia stanca, provata, corre ad abbracciarla. Francesco fornisce le giuste spiegazioni, senza entrare nei dettagli e, come sempre, riesce a convincerla e a rassicurarla. “Un colpo di sole” – spiega, e non c’è madre che non accetti di buon cuore una diagnosi così rassicurante da una persona così fidata, qual è Francesco, per dissipare d’un colpo le preoccupazioni e… senza verificare le scottature della pelle, ovviamente inesistenti.
Francesco strizza l’occhio a Patrizia mentre rientra abbracciata alla madre. “Passo a prenderti dopodomani, Pat, così ti riprenderai dopo un giorno intero di assoluto riposo. Mi raccomando signora! Non la faccia uscire per tutto il giorno, è meglio che non incontri alcuno che non sia un vostro fidato familiare. Ha bisogno di riposare. Vedrai, dopodomani non avrai più niente!”
Quest’avventura ha sconvolto anche Francesco. Anche lui ha bisogno di un giorno per riflettere sugli ultimi avvenimenti e sul sesto senso di Patrizia. Il fardello è pesante anche per lui, complice di una verità che non può essere divulgata ad alcuno, ma con la quale adesso deve convivere, con discrezione, complicità e buon senso. Ma come uscire da tale vortice? Patrizia è giovane e sensibile, non reggerebbe a lungo: la sua empatia acuta le sta rovinando la salute e compromettendo la sua psiche.
“Devo salvarla in qualche modo! A costo di dover rinnegare il mio credo, la mia disciplina mentale”
Francesco passa una notte difficile, tormentata da incubi ove si affollano strane ombre oscure, che lo avvolgono e lo trascinano verso il basso, nel sottosuolo in un pozzo senza fine. Poi,mentre sprofonda nel buio quasi totale, una luce squarcia l’oscurità, allontana le ombre, e come una corda, lo circonda alla vita e lo fa risalire, lentamente. Le pareti del pozzo s’illuminano. Una voce femminile, dolce, suadente, determinata, angelica, rompe il silenzio di luci ed ombre: “La Stella, Francesco. La tua Stella può aiutarti. Ritorna al punto di partenza e incendia il desiderio”. Poi il vuoto. Il silenzio: più niente. Sparite le ombre, spenta la luce, silenzio totale. Un forte senso d’angoscia lo assale. Si sveglia. Accende la luce: con suo grande sollievo i colori della sua camera dissipano lentamente le tracce del sogno. Ma riflette sulle ultime parole proferite dalla voce: La Stella e il punto di partenza.
“Quale punto di partenza? partenza da dove? E il desiderio che s’incendia? Cos’avrà voluto dire? Mah, forse non c’è alcun nesso: era solo un sogno, e senza senso, per di più”
E si rimette a dormire. Ma mentre il dolce abbraccio di Morfeo sembra avere il sopravvento, la sveglia, con il suo inesorabile trillo, frustra le sue residue aspettative di riposo: è l’ora di alzarsi. Doccia, colazione e via di corsa da Patrizia, per un altro giorno di relax verso quel paesino di montagna. Inforca la moto, ma si blocca di colpo: quasi dimentica lo stato di sofferente veggenza empatica della dolce compagna di studi che li ha travolti in una piccola serie di disavventure il giorno prima. A cavallo della moto, casco indossato, pensa nuovamente alle parole del sogno. Patrizia dovrebbe riposare. Chiude gli occhi, mette a fuoco i pensieri:
“Ma è chiaro! Perché non ci ho pensato subito? “
Colpo di tacco sul pedale, accensione roboante, partenza a razzo. Improvvisamente gli è tutto chiaro. “Riposo rinviato!” – pensa fra sè e sè, e via di corsa verso casa di Patrizia. Giunge a destinazione, suona il campanello, apre la madre.
“Francesco! Finalmente! Mia figlia dà i numeri! Stanotte ha urlato continuamente il tuo nome, deve aver avuto un incubo e stamattina è ancora avvolta fra le lenzuola, non vuole alzarsi e piange! Non so più cosa fare”
“Non si preoccupi signora. So io cosa fare. La riporto in montagna, al paesino di sempre, e anche oggi ci fermeremo per la notte, col suo consenso naturalmente. Starà meglio, stavolta ne sono sicuro”
Rassicurata ancora una volta dalle parole di Francesco, la madre annuisce, si volta per chiamare la figlia e quasi si scontra con lei, già pronta sull’uscio:
“Eccomi Frank, andiamo!”
“Aspetta” – la ferma la mamma – “non hai nemmeno fatto colazione! Dai Francesco entra, ti offro qualcosa”
“Non si preoccupi signora, ho già fatto colazione, andiamo un po’… ehm… di corsa. Sua figlia mangerà un boccone quando arriveremo, stia tranquilla”
La porta di casa si richiude alle loro spalle, la madre tranquillizzata ritorna alle sue faccende. Francesco e Patrizia sfrecciano in moto sulla statale che conduce al paesino.
“Cos’è successo, Francesco? Ti vedo deciso! Non puoi immaginare che notte ho passato, che incubi!” – gli strilla Patrizia controvento dietro il casco.
Francesco annuisce, impegnato nella guida, non risponde. Si reca dritto verso il luogo dove hanno avvistato la stella cadente. Ivi giunto, si ferma, toglie il casco, scende dalla moto ancorata su doppio cavalletto e grida soddisfatto:
“Il punto di partenza, è qui! Ci siamo Pat!”
Patrizia si slaccia il casco e scende a sua volta, interrogativa:
“Che intendi Frank? Adesso mi spieghi? Non immagini che notte ho passato! Per non parlare della serata di ieri!”
“La serata di ieri? Che ti è successo, racconta! Dopo ti spiegherò”
“Va bene Francesco. Ecco: ricordi quando mi hai lasciato a casa ed hai salutato mia madre?”
“Sì! Continua”
“Ecco, ero tremante, angosciata, quasi non ho cenato. Una mela e sono andata subito in camera, ho afferrato il telefonino ed ho chiamato la mia migliore amica di sempre, Paola, ce l’hai presente?”
“Si certo, eccome, quella bisbetica indomata che non troverà mai un ragazzo: scappano tutti dopo cinque minuti di inutile corteggiamento”
“In altri momenti ti avrei aggredito con un ‘come ti permetti di parlar male della mia migliore amica’, ma adesso le cose son cambiate e…”
“Ahhhhh, non mi dire! Si è fidanzata e non ti fila più. E chi sarebbe il martire?”
“Sempre spiritoso e antipatico, ma sei completamente fuori strada”
“Eh, sì, non ne avevo dubbi. Tu sei l’empatica, io sono un semplice mortale. Vediamo se indovino: ha scoperto che la vita da zitella vicino ai trenta comincia a pesarle e ti ha chiesto se hai un amico libero? Spiacente io sono già occupato, ah ah ah ah”
“Sei divertente come un martello pneumatico su un callo. Adesso ascoltami, non ci arriveresti mai!”
“Va ben Pat, scusami, non voglio ferirti! È la tua migliore amica, e tu sei molto paziente, forse troppo, credo che tu sia l’unica amica che le è rimasta”
“Non più. Non immagini cosa ho sentito mentre parlavo con lei al telefono!”
“Dai racconta, son curioso, prometto di non fare altre battute!”
“Infatti, Francesco, già è difficile così! Dunque, parlavo con lei al telefono mentre ero ancora in ansia. Volevo rilassarmi, ma non potevo certo raccontarle i dettagli della mia disavventura, quindi sono rimasta sul generico. Le ho detto che mi sentivo un po’ giù, e che avevo bisogno d’un’amica con cui confidarmi. Chi meglio di lei? pensavo!”
“E allora? Continua…”
“E allora, mentre lei mi rassicurava, dicendomi di essermi vicina e solidale, ho pensato di invitarla a mangiare una pizza insieme una di queste sere …”
“Fin qua, non vedo niente di strano, dai, continua!”
“Hai detto bene, fin qua! Senti il resto: lei mi ha risposto con un lungo ‘siiiiiiiiiiiiiii’ felice, e subito mi ha indicato il posto, il giorno e l’ora, poi ha aggiunto: ‘poi passi da casa mia e mentre ci gustiamo un dolce di mamma, ci facciamo una bella chiacchierata!’ capisci? Aveva già un piano!“
“E allora? Che c’è di strano? Siete amiche, un pensiero carino, condividere i vostri segreti davanti a una pizza e poi a casa sua per un dolce, non capisco il problema!”
“L’avrei pensata anch’io così, Frank, ingenua come sono, ma ho percepito le sue vere intenzioni!”
“No! Non dirmi che …”
“Proprio così, Frank! Ho percepito il suo desiderio e la sua ipocrisia nel suo invito! Il piano era già pronto e studiato da sempre! Aspettava solo l’occasione! Forse sono rimasta la sua unica amica perché fin adesso non avevo lontanamente immaginato la sua… ehm… indole!”
“Accidenti! Però! Te le scegli bene tu le amiche! Ecco perché non è fidanzata e i ragazzi scappano! Certo, non c’è niente di male, siamo nel terzo millennio, ma approfittarsi così della tua ingenuità!” E’ per questo che hai passato una notte in bianco?”
“No, non solo. Quando sono andata a letto, provata da quell’ultimo shock, sono partiti gli incubi…”
“Pure tu” – la interrompe Francesco
“Ah! Anche tu? poi mi racconti, ma ascolta: sognavo di essere in un confessionale, all’interno, da confessore, e tutte le persone che conosco, in fila, si susseguivano per raccontarmi i loro scheletri nell’armadio. Hai presente Cirillo, il fornaio?”
“Come no, quel simpatico ultracinquantenne che manda avanti il forno insieme alla moglie, con la quale ha da poco celebrato le nozze d’argento! Dicono che dopo venticinque anni sono innamorati come due piccioncini”
“Balle!”
“Cosa? Ancora! Perché?”
“Entrambi hanno l’amante. Lui se la fa con una ragazza vent’anni più giovane e s’incontrano di nascosto il mercoledì, giorno di chiusura, mentre lei va dalle amiche a giocare a canasta!”
“E te l’ha detto lui, quindi sa della moglie? Sono una coppia aperta?”
“Macché! La moglie, quando è venuta a confessarsi, subito dopo di lui, mi ha detto della sua tresca con quello scapolone di Giorgio, il carrozziere dell’officina, dieci anni più giovane di lei: la partita di Canasta è il pretesto!”
“Ma dài! E poi?”
“Poi è arrivato Giorgio, che mi ha raccontato che di lei non gliene importa niente, ma la corteggia perché ricca: gli ha promesso di sposarlo quando avrà lasciato il marito”
“Nooooo! E lei ha intenzione di lasciarlo?”
“Certo che no! È un pretesto per non farselo scappare e vivere un rapporto vivo con un uomo più giovane. Se marito e moglie si lasciassero crollerebbe il business del forno. Ma aspetta: dopo Giorgio è arrivato…”
“Basta così Pat! Non mi interessano i fatti degli altri. Adesso dobbiamo risolvere il tuo problema, che, dato che ci sono dentro fino al collo, è diventato il nostro problema!”
“Hai ragione, Frank! Questa notte ho fatto indigestione di ipocrisia altrui, avevo bisogno di stare con te, per riprendermi. Da te non mi arriva alcuna percezione negativa, adesso mi sento proprio bene e… ho così tanto sonno! Ma prima raccontami: cos’hai scoperto?”
“Ecco, Patrizia, forse ho trovato il modo di farti uscire da questo vortice di percezioni, anche se è al di fuori della razionalità umana, ma che dirti? Non sono più in condizioni di usare la ragione. I fatti mi costringono a ipotizzare al di fuori della sfera dell’umana comprensione. Anch’io stanotte ho avuto degli incubi, ma una strana voce femminile mi ha dato una dritta!”
“Davvero! Secondo te non avrò più percezioni? Sarebbe bellissimo! I miei nervi sono al limite, e ogni giorno è sempre peggio. Ieri stavo per impazzire!”
“Sì, lo so. Forse qualcuno lassù ci vuole bene. La voce mi ha detto di recarmi al punto di partenza, ma poi dovrei… come ha detto? Aspetta… sì, ecco: ha detto di incendiare il desiderio. Dunque: ho capito soltanto che il punto di partenza è il luogo dove è iniziato tutto questo travaglio, dove abbiamo contemplato le stelle insieme e insieme abbiamo innescato questa tua percezione. Ma non ho ben capito cosa intendesse per ‘Incendia il desiderio’”
“E’ un modo di dire, Frank. E’ un po’ come il luogo comune ‘dar fuoco alle polveri’ o ‘accendiamo la risposta’. Stanotte non dovremo far altro che contemplare le stelle, come l”altro ieri, e quando una meteora solcherà il cielo fiammeggiando, non dovremo far altro che seguirla nel suo percorso, fino alla sua scomparsa: il corpo celeste porta con se il nostro desiderio espresso e, se lo vogliamo con energia, esso s’incendierà come la stella, fino a scomparire, e con esso la mia percezione”
“E come fai ad esserne sicura?”
“L’ho percepito, Francesco, mentre stavi spiegando. Questo posto è pieno di energia, energia positiva, e la percepisco da quando è caduta la meteora. E poi cos’abbiamo da perdere? Hai altre ipotesi, scienziato?”
“Certo che no, streghetta veggente! Non vedo l’ora di ritornare ‘scienziato’ come dici e rivederti come la solita odiosa romanticona rompiscatole sognatrice di sempre”
“Ahhhhh allora vuoi proprio le botte! Se ti prendo…”
E i due si rincorrono affettuosamente ancora una volta in quel prato, ricco di magica energia positiva che allontana ogni angoscia, fino a rotolare per terra sfiniti.
“Dai, prendiamo i sacchi a pelo dalla moto, facciamoci una bella dormita, recuperiamo il sonno di ieri notte, così riusciremo a star svegli questa notte scrutando il cielo”
“Ma certo, scienziato, ma non prima di una ricca abbondante e succulenta colazione! Sto morendo dalla fame, stamattina mi hai rapita a stomaco vuoto! Cattivone!”
“Sì, d’accordo, anzi, vista l’ora direi che andiamo direttamente a pranzo. Stavolta ti porto in un posto dove non avrai sensazioni tristi né percezioni oscure : un agriturismo diretto da una coppia di coniugi che mi conoscono fin da piccolo, due simpaticissimi anzianotti fantastici, semplici e genuini. Sai quelle persone di una volta, cariche di principi sani, di forti valori umani, educatissime e moralmente inattaccabili? Avevano una fattoria, adesso l’hanno trasformata in agriturismo. Mi hanno invitato tante volte, ma poi, lo studio, gli esami… Il tempo non c’è stato mai. Staremo bene, vedrai. Sei d’accordo?”
“D’accordo Frank, andiamo. Affamata come sono divorerei un vitello!”
Così i due ragazzi si dirigono alla volta della fattoria agrituristica per soddisfare le necessità primarie.
“Francesco! Quanto tempo! Credevo ti fossi dimenticato di noi! Benvenuto e… ma che bella morettina, complimenti! Quando vi sposate? Sì, certo, prima la laurea, poi il lavoro, poi una casa poi… tanti bei pargoli, dico bene?” – Urla contento Arnaldo, il proprietario dell’Agriturismo, alla vista del giovane studente che ha visto crescere, insieme a una bella fanciulla al seguito.
“Caro Zio Arnaldo, siamo solo amici, compagni di corso all’Università e siamo in… ehm … pausa svago, affamati come lupi!”
“Si, certo, capisco” – chiude la parentesi Arnaldo in una smorfia sorridente contestuale al calar di palpebra, tipica di chi crede di aver capito tutto; strizzando l’occhio a Francesco aggiunge:
“Ma prego, venite, la mia cara mogliettina sta preparando uno dei suoi pranzetti che resuscitano i morti. Naturalmente siete miei ospiti. Vedrà, signorina, si troverà bene. Signorina?”
“Patrizia, Pat per gli amici! Mi chiami pure Pat, signor Arnaldo, piacere mio”
Una forte e decisa stretta di mano, Arnaldo accompagna gli ospiti verso la sala da pranzo.
“Dunque, cari amici Francesco e Pat, qual buon vento vi porta da queste parti, se non sono indiscreto?”
“Vento di curiosità, zio Arnaldo. Adoriamo i meteoriti incandescenti che solcano l’atmosfera e studiamo i fenomeni correlati alle…”
Francesco s’interrompe di colpo dopo una discreta ginocchiata inferta dall’amica di fianco a lui al tavolo. che continua la frase:
“Frank vuole dire che siamo venuti per contemplare le stelle cadenti del Fuoco di San Lorenzo e chissà, dovesse avverarsi qualche desiderio!”
“Ahahahahah, Francesco, o, come affettuosamente ti appella la tua simpatica amica, Frank! Non sei cambiato. Vedi com’è più semplice detta dalla tua amica? Meno scientifica, ma senza dubbio più affascinante! Ma ecco, arriva il pranzo! Così vi presento la mia cara mogliettina che non sa stare lontano dai fornelli!”
“Siete a tavola?” – urla la ‘mogliettina’ dal retro-quinte culinarie –“Maccheroni all’Agricola in arrivooo!”
“Sì, Amanda, vieni anche tu, così ti presento l’amica di Francesco”
“Francesco con un’amica? Ohhhhhhhhh questa è buona! Era ora che mettesse la testa a posto quel secchione, eccomi!”
Così, dopo le presentazioni inizia il pranzo luculliano in casa “Agricola”, ovvero il nome dell’agriturismo ove i nostri due protagonisti sono ospiti, condotto dai due ultrasessantenni sposini in nozze d’argento, sempre allegri, sempre con una parola buona nel modo giusto, anche se qualche volta lievemente impiccioni. Ma si sa, lo spirito contadino e la genuinità paesana candidano coppie di giovani al palcoscenico della vita coniugale nell’augurio della prosperità, del futuro felice al suono implicito di un futuribile “e vissero felici e contenti”, il tutto condito di benevolenza e gioia sincera.
Ma torniamo ai nostri due amici, che dopo un gustosissimo pranzo possono adesso ritirarsi nella camera messa loro a disposizione dai coniugi ospiti.
“Accidenti, ma … è un letto matrimoniale! Adesso vado di là e chiedo loro di darci una camera con due letti separati!” – esclama Francesco, sentendosi frainteso nelle sue intenzioni. Corre dai coniugi ospiti, prima ancora che Patrizia riesca a proferir parola.
“E’ l’ultima camera rimasta ‘Frank’, non ne ho altre, mi dispiace. Ma dai, su, non tutto il male viene per nuocere, non trovi? La tua ‘Pat’ è così carina, anche per il nomignolo che ti ha appioppato. Ma non vedi che non ha occhi che per te? Non esistono solo le scienze astrofisiche sai?”
“Va bene zio Arnaldo, neanche tu sei cambiato sai? Finché non avrò una fidanzata non ti darai pace, vero? Ma sai, ti adoro anche per questo. Tu e Amanda siete i miei zii preferiti, non te l’ho mai detto, anche se…”
“Anche se?” – irrompe la moglie Amanda, occhiata con un sorriso complice, sopracciglia arcuate, sguardo interrogativo verso l’ospite
“Anche se… ecco… insomma… a voi piace vedere oltre… io e Pat non è che… cioè, voglio dire, siamo solo amici ci siamo conosciuti all’università, studiamo sempre insieme, condividiamo tutto, anche gli svaghi, cioè…”
“Cioè non lo sai anche tu Dongiovanni, a chi la vuoi dare a bere? Vai che ti sta aspettando, dovete riposare, no? Riposatevi e ci vediamo dopo per il caffè!” – conclude Arnaldo con una pacca sulla spalla di Francesco, togliendolo dall’imbarazzo.
“Ma perché gli hai detto che quella matrimoniale era l’ultima stanza rimasta libera? La struttura è quasi vuota! Se se ne dovesse accorgere che figura ci facciamo?” – dice Amanda rivolgendosi al marito lievemente preoccupata.
“Scialla, Amanda, non si è neppure accorto che non ci sono automobili nel parcheggio e neppure che nella bacheca ci sono le chiavi di quasi tutte le stanze. Ha altri pensieri lui, lo conosco benissimo e poi è un maschietto meravigliosamente ipocrita come tutti noi uomini: facciamo vedere che siamo galanti rispettosi, gentili e ossequiosi, ma è tutta strategia di conquista, ed ha funzionato anche con te, ricordi?”
“Ricordo, ricordo, che bastardo che eri: quel giorno, durante la passeggiata in montagna si mise a piovere a dirotto, mi hai fatto credere che non avevi l’ombrello, ti sei riparato sotto il mio abbracciandomi durante il tragitto mentre correvamo a ripararci in quel rifugio. Mi asciugavi, m’abbracciavi e… mi hai fatto innamorare!”
“Si, ricordo, mogliettina mia, e poi ho tirato fuori… l’ombrello!”
“Ecco quando fai così ti odio! E ti odio due volte: perché mi hai ingannato (avevi con te un ombrello tascabile) e per queste tue battutacce a doppio senso! Ma continuo ad amarti, così come sei”
Mentre i due si abbracciano con rinnovato amore, Francesco ritorna in sala, per informare Patrizia. Costei si era nascosta dietro la porta del tinello, aveva ascoltato tutta la conversazione: rapidamente ritorna in sala prima di Francesco, facendo finta di contemplare i quadri e l’oggettistica d’arredo durante l’attesa.
“Patrizia, scusami … ehm … dunque, ecco … c’è un problema!”
“Che problema? Non hanno più stanze libere?” – replica Patrizia, fingendosi ignara
“Si, in effetti la matrimoniale è l”ultima rimasta… “
” E dov’è il problema?”
“Beh… Pat… noi non…”
“Vuoi dire non siamo una coppia? e allora? mica devi violentarmi! dobbiamo solo dormire, stanotte dovremo restare svegli più possibile! ricordi?”
Ma Francesco, fortemente imbarazzato, non sembra ascoltarla, guarda nel vuoto alla ricerca di una soluzione.
“Ehilà! c’è qualcuno in casa?”
“Si si… scusa… mi sentivo un attimo spiazzato e… va bene allora, d’accordo. Andiamo Pat, va tutto bene”.
I due giovani si ritirano nella più spaziosa camera riservata loro dall’impertinente Arnaldo, complice di un’immaginaria love-story che avrebbe dovuto consumarsi fra le mura della secolare struttura tramandatagli dai suoi avi contadini. I due ragazzi invece consumano il meritato relax, accuratamente pianificato da Francesco, nella speranza di fugare “una semper” le terribili percezioni dell’amica empatica.
“Sai, Frank, non ho avvertito alcuna sensazione malevola, anzi, ho percepito tanta serenità da questa simpatica coppia”
“Lo sapevo, Pat, per questo ti ho portato qui da loro, li conosco benissimo. Arnaldo è un po’ impiccione, come hai potuto notare, ma è schietto, come si suol dire, pane al pane e vino al vino, non ti nasconde niente!”
“Infatti, vicino a loro mi son sentita rilassata e… anche un po’ divertita: come sei goffo quando cerchi di districarti dalle allusioni, a stento riuscivi a parlare, e a malapena riuscivo a trattenermi dal ridere!”
“Ahhhhhh! Hai ascoltato tutto dunque! Adesso non scappi più. Ti faccio vedere io!”
“Che mi fai vedere? Hai portato l’ombrello? Certo che no: lo scienziato certamente ha già previsto che non pioverà! Hahahah”
“Certo, signorina doppi sensi. E due sculaccioni non te li toglie nessuno, su questo… non ci piove”
E i due si prendono a cuscinate, scambiandosi affettuose frecciatine e finti schiaffi, che si concludono in un abbraccio, finché, stanchi, chiudono gli occhi. Dormono profondamente per ore ed ore, stavolta senza incubi.
“Le venti? Accidenti com’è tardi! Sveglia Francesco! Dobbiamo andare!”
“Chi… cos… ah! si mi alzo e andiamo”
I due si rivestono frettolosamente, Francesco corre da Arnaldo, scarpa slacciata, camicia mal rimboccata nei pantaloni.
“Dormito bene, Frank, se così posso dire’? birbantello! Hai anche scordato la cintura oltre alla camicia metà fuori!”
“Ah… oops! Eccoti zio Arnaldo, ti cercavo, per congedarmi. Il film che hai visto è su un altro canale zio, noi abbiamo veramente dormito, molto bene, materasso ottimo! Adesso dimmi quanto ti dobbiamo e scappiamo, siamo in ritardo!”
“Ma non sia mai! Te l’ho detto: siete miei ospiti. Fermatevi a cena, dài, le stelle possono aspettare!”
“No zio, grazie, dobbiamo proprio andare”
“Vi sto preparando due cenette al sacco, ragazzi” – interrompe dalla cucina Amanda – “non potete certo digiunare fino all’arrivo di una stella cadente, vero? ‘
“Certo che no signora Amanda” – risponde Patrizia appena sopraggiunta, pronta per uscire e con in mano la cintura di Francesco.
“Era il film giusto, Frank” – si inserisce Arnaldo, sorrisetto compiaciuto e strizzatina d’occhio complice diretta a Francesco.
“La tua cintura Francesco, ma… di che film state parlando?” – chiede Patrizia sorpresa.
“Un film erotico, Pat, di quelli che piacciono tanto a zio Arnaldo, mi ha solo invitato a vederlo” – ribatte prontamente Francesco
“Da quando vedi film erotici marito mio? cos’è ‘sta novità?” – si inserisce Amanda, ignara delle frecciatine allusive maschili, buste in mano con la cena a sacco pronta per i ragazzi, lievemente contrariata.
“No amore, tranquilla, dopo ti spiego” – cerca di tranquillizzarla Arnaldo – “dài consegna le buste ai nostri simpatici amici ospiti, hanno fretta, tanti impegni. Ragazzi tornate a trovarci quando volete! Il nostro Agriturismo e i nostri cuori vi daranno sempre il benvenuto! Mi raccomando Frank, guarda quel film, ne vale la pena. Arrivederci amici!” – conclude Arnaldo strizzando l’occhiolino a Francesco per l’ennesima volta, ma questa volta palesemente.
Patrizia prende le buste, osserva i due maschietti complici di un complotto tutt’altro che misterioso, li guarda negli occhi fingendosi indispettita, poi si rivolge ai coniugi con un saluto di ringraziamento:
“Grazie di tutto signor Arnaldo e signora Amanda, sono stata… siamo stati benissimo, siete due persone speciali, e, ve lo dico col cuore… Ah, dimenticavo signor Arnaldo, grazie anche a lei, per… l’incoraggiamento” – conclude anche Patrizia strizzando l’occhio al padrone di casa. Prende Francesco per mano, togliendolo dall’ultimo imbarazzo e insieme ritornano al prato, al punto d’origine, con la speranza di ripristinare uno “status quo ante”.
“Hai visto Francesco quanta ipocrisia abbiamo scoperto in così pochi giorni. Ma come fa, secondo te, un mondo così falso a continuare a girare e ad evolversi?” – esordisce Patrizia, distesa sul prato accanto al suo amico
“Perché se non esistesse il falso non potremmo conoscere il piacevole sapore del vero, e tu, proprio in questi giorni, dovresti essertene resa conto più di ogni altro!”
“Verissimo Francesco. Ho potuto assaporare la genuinità dei coniugi della fattoria ‘Agricola’, tuoi padrini, due persone splendide, sincere e… senza peli sulla lingua. Mentre eravamo in fattoria non ho avuto le solite dolorose percezioni empatiche, sono stata benissimo, questo grazie a te!”
“Certo, sì, un po’ impiccioni, ma come sai, non c’è rosa senza spina, e le loro spine sono molto arrotondate, pungono, ma non feriscono”
Così i due ragazzi trascorrono la serata e poi la notte, chiacchierando piacevolmente sotto la luna piena e osservando il cielo stellato, alla ricerca di una stella cadente e con la piena consapevolezza della scelta giusta. Passano ore ed ore, ma nessun avvistamento. La luna piena non facilita di certo la visibilità, ma i ragazzi non disperano: parlano e osservano ben attenti, scandendo ogni spazio celeste, filtrando aerei di passaggio e luci estemporanee che possano distogliere l’attenzione. Passa il tempo, tutte le luci si spengono. E’ notte. I due ragazzi continuano ad osservare a lungo il cielo in silenzio.
“Ma di che film parlava tuo zio Arnaldo e perché ti ha strizzato l’occhio?” – interrompe il silenzio contemplativo la curiosa Patrizia, con un sorriso interrogativo e due occhi dolcemente spalancati verso l’amico.
“Lo sai benissimo, Pat, a cosa alludeva, e lo sai che questi argomenti mi imbarazzano un po’. Lui appartiene a quella generazione in cui un uomo e una donna che si frequentano devono necessariamente diventare fidanzati, per poi sposarsi, eccetera, eccetera”
“Ed è una cosa così brutta, Frank? Perché ti fa sentire così in imbarazzo, io sono sempre tua amica e…”
“Eccola guarda!” – Interrompe Francesco non appena scorge nel cielo un provvidenziale puntino luminoso che si avvicina a velocità incredibile fiammeggiando
“Si è lei, è la nostra Stella! Esprimi il desiderio, ora!”
I due ragazzi si stringono l’un l’altro le mani, osservando il meteorite che solca solitario il crepuscolare cielo d’agosto. Esprimono nella mente il desiderio implicitamente concordato, appena in tempo, perché un attimo dopo il corpo celeste scompare, lasciando una scia luminosa che lentamente si dissolve in una nube rossastra.
“Come potremo sapere se ha funzionato?” – Si interroga la ragazza, ancora preoccupata
“Semplice! Domattina ripercorreremo lo stesso percorso in paese, fino alla chiesa, e vedremo la tua reazione!”
Così i due studenti amici si addormentano, stanchi della veglia notturna e fortemente motivati dalla nuova speranza. Il mattino successivo, appena svegli, sono già in moto, sacchi a pelo riavvolti, ben arrotolati e ben conservati nel bauletto, e via, verso il paese. Entrano nel bar dei “cornetti freschi”, e la ragazza, con una punta ironica quasi vendicativa, fa l’ordinazione prima ancora che Gianni, il padrone del bar si volti, intento com’è a riordinare le tazzine.
“Due cappuccini ben caldi e due cornetti, purché siano freschi!”
“I miei cornetti sono sempre freschi! Li preparo con le mie stess …”
S’interrompe allorché, voltandosi, riconosce la ragazza:
“Ma guarda chi si rivede! Ritornati nel luogo del misfatto! Che volete?”
“La mia ragazza le ha chiesto semplicemente due cappuccini e due cornetti freschi. Ce li può dare o dobbiamo andare in un altro bar?” – deciso, prende la parola Francesco, rubando il palcoscenico all’amica
“C… certo, certo, ragazzi, vi servo subito” – chiude la polemica il barista, costretto anche dall’ingresso di altri clienti – “ecco due bei cornetti caldi per voi e due cappuccini fiammanti, all’insegna del buongiorno!”
“Sono molto buoni, mister, complimenti davvero! Come vede, il cliente soddisfatto ritorna” – aggiunge la ragazza con un tono dolcemente sarcastico ed un sorriso sornione verso il barista, completando la sua piccola vendetta.
“Tornate quando volete, giovani cittadini, in questo bar sarete sempre i benvenuti!”
Così i due ragazzi riprendono il percorso programmato per collaudare l’avvenuta disintossicazione di Patrizia dalla “febbre empatica”, non senza qualche riflessione:
“Hai visto Patrizia come funziona bene l’ipocrisia? Abbiamo riconquistato il benvolere del proprietario del bar? Però mi hai sorpreso come sei riuscita a fingere di essere ipocrita!”
“E tu che hai detto che sono la tua ragazza? Anche tu hai finto di essere ipocrita”
“Sei tu la sensitiva e… oops! Forse sei guarita e… non saprai mai la risposta. Dài, andiamo in chiesa!”
Un po’ spaventata, Patrizia segue l’amico nel tratto finale di questa doppia odissea, per saggiare la tenuta della propria psiche.
“E’ bellissimo, non sento più niente, mi sembra tutto magicamente in ordine, un’atmosfera di pace e serenità accompagna il silenzio, sto bene!!!” – esclama con ritrovata gioia Patrizia
“Allora ha funzionato! Meno male, dai usciamo e torniamo a casa”
“No aspetta, mentre siamo qui ringraziamo i nostri Angeli”
“Cosa? Ah… beh… in effetti, devo ricredermi su tante convinzioni, sì, anch’io devo ringraziare qualcuno”
I due ragazzi si raccolgono in preghiera per alcuni minuti, poi, dopo il dovuto inchino, escono dal luogo sacro, all’aperto. Ma lungo la via, un carro funebre e relativa processione al seguito, taglia loro la strada.
“E’ incredibile quanta ipocrisia esce da quelle lacrime, Francesco, guarda quelle persone: piangono per compiacere i parenti stretti che, a loro volta fingono dolore!”
“Oh nooooooo! Sei di nuovo empatica! Non è possibile! E adesso come…”
“Ma noooo, Frank, scialla! Non c’è bisogno d’essere empatici per assistere a tale evidenza!”
“Di cosa parli, Pat, fammi capire! È un funerale, perdiana, tutti piangono per il dolore e…”
“E sei sempre il solito ingenuo Frank: guarda la bara: puro legno noce massello, guarda le corone di fiori: orchidee e tulipani. Un funerale che costa un patrimonio. Guarda come vestono quei due coniugi, che devono essere i parenti più stretti, forse i figli: firmati da capo a piedi. Guarda come piangono, a ritmo regolare, composti garbati. Guarda i parenti subito dietro, a far eco. Piangono a turno e con toni più bassi per non soffocare la voce dei primi due. Ricordi il film ‘La Grande Bellezza’? il protagonista spiega: ‘Non bisogna piangere per non rubare il palcoscenico ai parenti’. Chiunque dotato di buon senso si rende conto che questo funerale è una messinscena, cui seguirà un brindisi per festeggiare l’eredità!”
Francesco tira un sospiro di sollievo, e fra un respiro e l’altro:
“Hai ragione Pat, forse per questo la Stella ha scelto te, eri già predisposta per ‘sentire’ ciò che c’è dietro l’essere umano, laddove io, con la mia razionalità, mi fermo in superficie, all’apparenza”
“Certo, Frank, ma al mondo c’è bisogno anche di persone come te, che con la loro freddezza riescono a prendere in mano la situazione senza lasciarsi trascinare dall’emozione, che sanno gestire l’impulsività, siamo, come dire… complementari!”
“Si Patrizia, siamo una bella coppia. Quando ho detto che eri la mia ragazza è perché non sono riuscito a soffocare quel sentimento che ho sempre provato per te, che zio Arnaldo ha rimesso in moto e che il mio Angelo mi ha suggerito di rivelarti, mentre eravamo in chiesa. Quest’avventura mi ha insegnato che devo mettere da parte la timidezza e rivelarmi in tutto me stesso, e, soprattutto, a non nascondere i miei sentimenti alle persone che mi vogliono bene. Patrizia, vuoi essere la mia ragazza?”
“M… ma… dici davvero? Stavolta sei tu che mi metti in imbarazzo, Frank… e ti confesso… l’ho sempre desiderato… ma tu eri… eri… “
“Ero maledettamente ipocrita con me stesso, Pat, la gioventù è bella quanto breve, vieni abbracciami!”
I due ragazzi finalmente trovano se stessi nella dimensione dell’amore e decidono di condividere il loro destino. Quest’avventura ha insegnato loro qualcosa di grande, ed è la morale di questa favola: il mondo gira perché imperfetto. Il male aiuta il bene a venir fuori, così pure la falsità mette in luce la sincerità. Come disse un grande: “Non potremmo apprezzare il bene se non esistesse il male, così come non c’è luce senza buio”. L’ipocrisia fa parte di quel male che non sempre viene per nuocere, un po’ come l’illusione che aiuta la speranza laddove la verità potrebbe anche uccidere. Leggere l’altrui pensiero può far male, molto male. Per sconfiggere l’ipocrisia esistono due armi potenti: la conoscenza e la stima. L’una, come uno scudo, ci mette al riparo dagli inganni durante l’evolversi dei rapporti umani, l’altra ci arma di fiducia nel prossimo. Ma in quanto umani si può sempre sbagliare: il seme del dubbio rimane e un rischio, seppur minimo, va sempre affrontato. Ma ne varrà sempre la pena: si chiama vita.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Tratto dal mio secondo libro “Non solo Favole”, racconto n. 1