Agostino, 75 anni,  è un camionista in pensione. Quarant’anni di duro lavoro, passati lungo le strade d’Italia e fuori d’Italia, pesanti carichi da trasportare e scaricare. Ancora in ottima salute, si gode il meritato riposo passeggiando per le strade di Montequadrato, dove tutti lo conoscono e salutano, imbucandosi poi al solito bar. Fra un caffè, un giornale, una partita a carte, un’oretta alla tv con gli amici, passa le sue giornate in allegria, senza mai separarsi dalla sua fedele pipa.

  • Dài, Agostino, raccontaci di quella volta che hai fregato la Polizia sostituendo la refurtiva con banconote finte prima che ti beccassero, facendo credere di essere stato imbrogliato da un fantomatico complice… – suggerisce un amico
  • No, no, raccontaci prima quella del furto dei gioielli sequestrati nella stazione di polizia… – sopraggiunge un altro amico
  • Aspetta, no! Raccontaci come facesti ad aprire quella cassaforte ultimo modello ritenuta inviolabile… – incalza un terzo

Queste e tante altre richieste gettonate nel bar all’interno della Casa del Popolo, ove spesso si recava per soggiornare anche giornate intere a chiacchierare con amici, che non si stancavano mai di ascoltarlo. Così rispondeva ogni volta Agostino:

  • Ma ve le ho raccontate centinaia di volte!
  • Sì, ma ogni volta cambi la storia o aggiungi nuovi particolari! – ribattevano i compari, stuzzicandolo

E Agostino in tutta (falsa) modestia, con (finta) riluttanza accontentava i questuanti e raccontava le sue imprese, non mancando di arricchirle con la fantasia.

Tutta invenzione? No. Agostino è un ex galeotto che in gioventù ha compiuto tanti furti con destrezza: furti d’auto, furti in appartamenti, sottrazioni indebite di denaro e truffe varie. Era noto alle forze dell’ordine come “Il Ladro Scaltro”, poiché non solo riusciva a non farsi mai beccare, ma periodicamente decideva  di restituire parte della refurtiva, prendendo accordi direttamente con i derubati. Costoro, in cambio, ritiravano la denuncia, lui si costituiva e scontava pene molto ridotte.

Ma un bel giorno, durante una crisi esistenziale, dopo innumerevoli colpi messi a segno, decide di mettere la testa a posto e sistemarsi. All’età di trentacinque anni, dopo un esame di coscienza e aver conosciuto una bella ragazza che nulla sapeva dei suoi loschi trascorsi, decide di metter su famiglia. Non poteva continuare a vivere nell’ombra né fare per sempre il pendolare di Regina Coeli: suo malgrado decide di avviare un’attività lavorativa, sicuramente meno divertente, meno fruttifera e meno emozionante delle sue imprese fraudolente ma certamente meno stressante, alla luce del giorno e senza implicazioni penali: viene assunto come camionista da una compagnia di trasporti di merci deperibili.

Quello fu il primo passo verso la redenzione, che gli costò molto impegno e fatica. Perseverò con determinazione nel suo obiettivo: doveva arrivare a quarantacinque anni con la fedina penale ripulita, tale da potersi ripresentare alla Società Civile quale onesto cittadino.  E ci riuscì. Sottraendosi alle continue e immancabili tentazioni, rigò dritto per dieci anni, senza rubare una sola moneta  e senza raggirare nessuno. I suoi trascorsi, permanentemente memorizzati nell’archivio del Casellario Giudiziale, non sono più visibili a chicchessia.

E arriviamo ai giorni nostri, in cui Agostino è un uomo tranquillo, un simpatico “cantastorie”. Talune storie sono vere, altre no, altre ancora in parte, ma lui è sempre un uomo buono, cortese, gentile e fiero di aver  costruito una piccola ma efficiente impresa di trasporti adesso gestita dal figlio trentenne, Massimo.

È stimato da tutti e adorato da molti, ma a nessuno dei suoi amici interessa la sua vita da camionista trasportatore: tutti, ma proprio tutti, pendono dalle sue labbra quando racconta le sue vicende, quando esalta le sue tecniche tutt’altro che ortodosse, le sue conquiste, i suoi successi da delinquente.

Lui, Agostino, non disdegna affatto, anzi, si compiace nello stupire amici, svelando anche taluni trucchi, mantenendone segreti  altri. Qualcuno azzarda a chiedergli:

  • E tu saresti in grado di ingannare un antifurto dei giorni nostri e rubare all’interno di un’automobile senza far suonare la sirena?
  • Certamente! – risponde sicuro di sé –  non esiste antifurto che non possa essere aggirato, nemmeno con le più sofisticate tecnologie odierne.

Gli amici, più stupiti che mai lo applaudono, lo tempestano di domande, qualcuno lo prende per fanfarone, ma uno solo lo sfida:

  • Voglio proprio vedere se riesci a portar via il giornale di oggi che metto dentro la macchina adesso, davanti a tutti. Sappi che ho montato un sofisticatissimo antifurto satellitare. Se tu dovessi tentare di rubare la mia auto, verresti individuato in meno di dieci minuti. Ma, se mai tu dovessi riuscire ad aprirla senza telecomando ed entrare,  hai solo trenta secondi per disattivarlo con il codice segreto che, ovviamente, non saprai mai!
  • Quanto scommettiamo Rino? Domattina alle nove non ritroverai più quel giornale. Leggilo adesso finché puoi!
  • Già letto. 200 euro che non riuscirai a portar via il giornale senza alcuna effrazione e senza far scattare l’allarme dell’antifurto!
  • Facciamo 300?
  • Affare fatto!
  • D’accordo! Ci troviamo domattina qui, davanti alla tua auto alle ore 9!

I due suggellano la scommessa consegnando ciascuno 300 euro in mano a Jonathan, un amico che si è offerto in qualità di arbitro. Rino pregusta il sapore della vittoria, grazie al suo antifurto di ultima generazione, secondo lui inviolabile.

  • A domani Agostino, puntuale, eh? –  si accomiata da Agostino con un sorriso beffardo.

I due scommettitori rientrano ognuno nelle proprie abitazioni, mentre gli amici cominciano a fare scommesse fra loro, dividendosi fra sostenitori e detrattori delle capacità di Agostino.

L’indomani, alle nove del mattino, puntuale come un orologio, si presenta Rino, sicurissimo dell’esito a suo favore. Giunge alla macchina, sbircia dal finestrino e vede il giornale collocato esattamente lì, dove l’aveva poggiato il giorno prima, sul sedile anteriore del guidatore. Nei minuti successivi giungono gli amici, quelli che avevano scommesso, poi i curiosi, i quali, a loro volta, constatano quanto già Rino aveva appurato per primo: il giornale è dentro l’auto, non ci sono dubbi e l’auto è chiusa. Ma Agostino dov’è? Forse non ha avuto il coraggio di presentarsi per non saggiare il sapore della sconfitta? No! Eccolo! Sta arrivando, passo spedito, sguardo rivolto verso il basso, viso semi- coperto  dalla coppola, pipa fumante.

Non appena giunto al cospetto di Rino, già compiaciuto per la vittoria, presenti gli amici increduli tutt’intorno,  Jonathan, quasi dispiaciuto sentenzia:

  • Beh, Agostino, credo proprio che stavolta hai perso. L’impresa era al di là delle tue forze… – e fa per consegnare i tre bigliettoni da cento euro a Rino, ma viene fermato, mano sul polso, da Agostino – vuoi dire qualcosa?
  • Sì, Jonathan. Prima di incassare i trecento , Rino, apri la macchina, prendi il giornale e dallo in mano al nostro arbitro.
  • È giusto! – risponde Rino – Deve esaminare lui stesso la prova della tua sconfitta!

Rino apre la macchina e, con estrema disinvoltura, afferra delicatamente il giornale, lo porge a Jonathan. Questi lo osserva attentamente e, dopo una manifestazione di grande stupore, esplode in una risata. Fa vedere il giornale agli amici, che ridono a loro volta, poi guarda Rino negli occhi, scuotendo la testa, sorridendo.

  • Mi volete dire che avete? Che ci sarà da ridere così tanto!? – esclama Rino un po’ alterato.
  • Guarda tu stesso! – fa Jonathan, restituendogli  il giornale e consegnando il piatto della scommessa ad Agostino, che, mantenendo la stessa espressione, dopo una fumata di pipa, riscuote soddisfatto.
  • Noooooo! Non è possibile! Come hai fatto? Hai barato!

Agostino, senza scomporsi , estrae dalla tasca interna della giacca un altro giornale e glielo consegna, dopo averlo fatto vedere bene all’arbitro:  è il giornale originale che Rino aveva messo in auto il giorno prima. Quello appena estratto dall’auto, invece reca la data odierna. Rino, umilmente, accetta la sconfitta e si congratula con l’amico che aveva sottovalutato.

  • Ma come hai fatto? – gli chiede basito.
  • Questo non lo saprai mai, caro Rino, ma posso  darti un consiglio da amico:  quando parcheggi la tua auto, cerca di portarla vicino ad altre più belle e più costose  della tua, oppure vicino ad altre non dotate d’antifurto. Il ladro sceglie sempre il miglior bottino che potrà conquistare con minor sforzo.

Rino annuisce sorridendo, Agostino gli dà una pacca sulla spalla e, con la vincita riscossa, offre da bere a tutti, come vuole la tradizione.

Vincent

Scrittore, Musicista, Informatico