Palermo, seconda metà dell’800. Lungo una delle vie centrali sorgono due botteghe attigue: un sarto ed un fioraio, gestite rispettivamente da Salvatore e Maurizio. A quei tempi certi mestieri si tramandavano di padre in figlio e l’artigianato era molto competitivo contro l’industria. Non esistevano i centri commerciali. Basti pensare che i primi supermarket sono sorti in America nel 1937. Si faceva la spesa dal verduraio e dal pizzicagnolo, si comprava il pane dal fornaio, si cambiavano tacco e suola dal calzolaio, si comprava il giornale in edicola, unico mezzo informativo poiché non esistevano né Radio né TV. Era dunque l’epoca delle Arti e dei Mestieri, epoca in cui la bravura dell’artigiano/imprenditore costituiva prerequisito di qualità del prodotto finale. Ma, si sa, soprattutto nel mondo del commercio, il cliente insoddisfatto è una realtà sempre in agguato, spesso al di là dalla qualità del servizio reso.

Salvatore il sarto e Maurizio il fioraio sono grandi amici, fanno grandi affari e, sicuramente, non corrono il rischio di farsi concorrenza, anzi: l’uno sostiene il business dell’altro.

Quando un cliente chiede un elegantissimo vestito per un matrimonio, il sarto non manca di aggiungere un consiglio:

– Signore, se vossìa non ha ancora provveduto ai fiori, può rivolgersi al fioraio qui vicino a nome mio, vedrà, le farà un bello sconto, oltre a darle buoni consigli

Il fioraio contraccambia col proprio consiglio:

– Signora, per fare una bella figura con il suo futuro marito, qualora abbiate bisogno di un bel vestito per il matrimonio, date un’occhiata alla collezione della sartoria qui a fianco. Li fa su misura e, se ci andate a nome mio, vi farà un bello sconto.

Nella Palermo bene dell’800 si dà del voi, o del vossìa, forma ancora più rispettosa. Le due botteghe lavorano con il vento in poppa a vele spiegate per molti anni, ma, purtroppo, le crisi sono sempre dietro l’angolo, così, purtroppo anche per i nostri due artigiani arrivano inesorabili tempi di vacche magre.

Ma mentre la bottega del sarto viene comunque frequentata da clienti, anche se non con la stessa assiduità dei tempi migliori, la bottega del fioraio langue, giorni interi senza un cliente.

– Se continua così dovrò chiudere – esclama il fioraio Maurizio un mattino, rivolgendosi al suo vicino, mentre entrambi puntuali, alle otto del mattino, sollevano il bandone del proprio negozio.

– Tempi difficili, caro vicino, io ancora reggo, spero tornino i bei tempi – bofonchia Salvatore

– Me lo auguro, caro vicino sarto, ma non capisco perché da te c’è sempre un viavai, non assiduo come prima, ma riesci a lavorare, mentre da me non entra quasi più nessuno, eppure abbiamo molti clienti in comune…

– Forse una mezza spiegazione ce l’avrei, Maurizio, ma non ne sono sicuro e… non vorrei urtare la tua suscettibilità…

– Cosa? io sarei suscettibile? ma che ne sai?, sputa il rospo, e subito!

– Ecco, lo vedi Maurizio? è al tuo carattere focoso che mi riferisco, bisogna smussare gli angoli. Fai un bel respiro e, se vuoi, ne parliamo!

– Hai ragione, scusa Salvatore. Sai, sono nervoso e… hai dei consigli? sono disposto ad ascoltarti, sono aperto a tutte le critiche che vorrai farmi, tutto pur di ripartire col lavoro!

– Alla buon’ora, Maurizio, ecco: tu sei un purista, critichi tutto e tutti, critichi le scelte dei clienti, i loro gusti, le loro esigenze…

– Ma io voglio dar loro i giusti consigli! poi alcuni entrano e non sanno quello che vogliono, sbagliano i nomi delle piante e…

– Ed é questo il punto, caro collega, ricorda che siamo semplici commercianti, e per vivere dobbiamo vendere. Ricordi quel cliente che cercava le “Orecchie d’asino”?

– Un idiota! Orecchie d’asino! l’asino era lui! la pianta si chiama “Carpobrotus edulis”, lo sanno tutti!

– Ecco il problema caro vicino! di questi tempi non puoi permetterti di selezionare clienti in base alla loro cultura floreale! sei tu il botanico. Semmai li puoi consigliare, assecondare, senza dovergli per forza dire la verità su tutto

– Salvatore… mi… mi stai dicendo che dovrei assecondare i loro capricci? Mentire per vendere? Non ne sono proprio capace…

– Non sono vere e proprie menzogne, caro vicino devi girare intorno alla verità, assecondando la loro ignoranza, farli contenti, insomma. Diresti mai a un portatore di handicap che è uno zoppo? Anche se è la verità, potresti offenderlo! Se ti raccontasse che ha vinto un torneo di nuoto, avresti il coraggio di chiedergli se si è tuffato con la sedia a rotelle?

– Certo che no! Ho capito cosa vuoi dire: una verità può essere offensiva e, se fosse un cliente, sicuramente lo perderei. Ma cosa dovrei fare?

– Io sicuramente risponderei: “La credo sulla parola, non gareggerei mai con lei!”. Ma vieni con me in negozio e capirai!

Così Maurizio chiude la vetrina della sua bottega dopo aver piazzato un “Torno subito” sulla maniglia e si reca nella bottega del vicino e amico sarto per osservare gli eventi.

Dopo un susseguirsi di clienti abituali che ritirano capi, altri che si fanno prendere le misure, altri ancora che chiedono informazioni, si presenta un cliente dall’aria contrariata che, senza troppi convenevoli si rivolge bruscamente al sarto, quasi avventandoglisi contro:

– Mi avete sbagliato le misure delle maniche! guardate! la destra è un centimetro più lunga della sinistra! vi rendete conto? Stasera devo andare a una cena d’amici e per colpa vostra dovrò comprare un altro abito! – tuona il cliente indossando frettolosamente la giacca e mostrando le maniche. Sveste poi la giacca altrettanto frettolosamente e fa per uscire.

– Aspettate ragionier Cantagalli, porgetemi la giacca, fate vedere!

– E perché? Non fareste in tempo a sistemarla! oramai la frittata é fatta!

– Date qua, avete ragione, caspita! rimedio subito. Se vossìa mi concede  solo cinque, massimo dieci minuti  le risolvo il problema!

Il ragioniere, fra il diffidente e il rassegnato gli porge la giacca scuotendo la testa. Chissà, forse può risparmiare qualche soldo in cambio di dieci minuti del suo tempo, si siede, inforca gli occhiali e spiega il giornale fresco d’edicola.

Il sarto Salvatore (di nome e di fatto) si ritira nel retro bottega, seguito dall’amico fioraio, la bocca ancora aperta, stupito dal sangue freddo mostrato dall’amico nell’affrontare l’aggressivo cliente.

– Ma ti fai trattare così da quel cafone? perché non l’hai mandato a quel paese? certi clienti è meglio perderli che trovarli!

– Sbagliato, caro amico Maurizio! sono i clienti migliori, quelli che tornano e spendono!

– Sì, come no, finché qualcuno non dà loro un pugno sul naso. Non ci credo che una manica sia più lunga dell’altra! L’ho visto e sentito: ha detto che la destra é più lunga della sinistra, ma quando l’ha indossata ha mostrato la sinistra più lunga!

– Visto anch’io, caro amico. Ma non é questo il punto

– Ah no? e qual è?

– Rientriamo prima che il ragioniere si spazientisca. Seguimi e osserva!

Il sarto infila ago e filo vicino l’estremità della manica incriminata, poi sfila l’ago lasciando il filo bianco penzoloni.

– Ecco ragionier Cantagalli, guardate: la vostra giacca é perfetta. La potete indoss… oops! che sbadato! ho dimenticato un pezzo di filo… tolto. Adesso le maniche sono perfettamente uguali. Prego!

Il sarto aiuta il cliente a indossare la giacca stirandola bene con le mani sulle spalle e tirando verso il basso i due lembi inferiori e le maniche

– Adesso sì che sono perfette! Vossìa bravissimo é stato! e non c’é alcun segno di rettifica! state più attento la prossima volta, così evito di ritornare!

– Sarà un piacere accogliere la signoria vostra, ragioniere, comunque farò attenzione! con un fisico perfetto come il vostro il minimo errore viene subito a galla. Buon divertimento per stasera, dunque, e saluti alla signora!

– Presenterò! la porterò qui la settimana prossima, le dovrete prendere le misure per un tailleur. Arrivederci!

Il ragioniere, soddisfatto, si congeda. Maurizio, il fioraio, non crede ai suoi occhi, ancor meno alle sue orecchie, si rivolge interrogativo all’amico sarto:

– Ma… ma… non hai fatto niente alla giacca… lo hai ipnotizzato?

– Niente di tutto ciò, amico. Le maniche sono sempre state uguali, è lui che non sa indossare la giacca, è goffo come un pinguino, ottuso come un ventaglio ed ha una postura sbilenca di un motociclista in curva. E’ bastato un colpetto verso il basso per raddrizzarlo e… le maniche son tornate uguali!

– E il filo? sulla manica, che poi hai tolto?

– Una finta distrazione, per fargli credere di aver lavorato sulla giacca e… per dargli modo di rimproverarmi. Sai il cliente deve sentirsi su un piano superiore al tuo. Quando sa di essere non “un” ma “il” cliente di riguardo, torna sempre.

– Capito. Messaggio ricevuto forte e chiaro. Mentire contro le loro inconsapevoli menzogne per ristabilire la verità. Farò tesoro della tua lezione, Salvatore. Buona giornata!

Maurizio rientra nella propria bottega, rimuginando sull’accaduto, riesaminando il suo modo di interagire con i clienti, rieducandosi a suo modo per il futuro. Nel frattempo riempie un flacone spray con acqua, per spruzzarla su foglie e fiori esposti all’interno e in vetrina, per mantenere la loro freschezza e risaltarne la lucidità.

Mentre spruzza con attenzione estrema le piante in vetrina, non si accorge dell’ingresso di una cliente, che lo osserva paziente, finché non incontra la sua attenzione.

– Buongiorno signor Maurizio! ditemi, quello che sta spruzzando è un liquido speciale che rende le piante così belle e lucide?

– Certo! – risponde Maurizio illuminandosi di colpo – le rivitalizza e le idrata. Dev’essere irrorato due volte al giorno; d’estate anche tre, quattro, se si vuole bene alle piante.

– Accidenti! interessante. Dove lo trovo codesto liquido miracoloso?

– Ve lo posso dare io, signora, anzi, prendete questo flacone ve lo regalo. Mi raccomando: trattando le piante con amore loro ci restituiscono amore, bellezza, fascino. Due volte al giorno e le piante danno il massimo splendore, vivono più a lungo e ci danno più ossigeno.

– Grazie, signor Maurizio, molto gentile. Farò tesoro dei  vostri consigli. Suggerirò alla mia nuova vicina di passare dal vostro negozio: dovrà riempire la sua terrazza di piante e sono sicura che vossìa saprà consigliarla al meglio.

La conversazione continua articolandosi su argomenti piante e fiori. La cliente esce poi soddisfatta con i suoi acquisti e col flacone “miracoloso”: da domani tornerà sempre da lui, il fioraio che capisce, tratta le piante meglio di chiunque altro e sa dare buoni consigli. Grande è la soddisfazione di Maurizio che, con sua immensa  gioia, rivede il decollo della sua attività, grazie a un semplice cambio di rotta delle sue abitudini di probo irriducibile e ostinato.

La bugia ospita ed esalta la candela per abbellirne la luminosità, fornirle uno stabile alloggio e, soprattutto, per limitarne la capacità incendiaria raccogliendo la cera disciolta. La verità pura, spesso fa molto, molto male. L’essere probo non sempre è ripagante, anzi, può offendere ancorché ferire la suscettibilità di qualcuno.

Qualche bugia a contorno può far breccia su diffidenza e su erronei preconcetti e pregiudizi umani, senza uscire dal binario della correttezza.

Vincent

Srittore, Musicista, Informatico

Dal libro “La Rosa de 20”, racconto n. 7