Alto Adriatico: meno pescherecci, più tartarughe e delfini

La flotta diminuisce, aumentano leggermente gli occupati e la presenza di tartarughe e delfini. Presentato lo studio sulla riconciliazione tra pesca, acquacultura e specie protette nell’Alto Adriatico.

La flotta peschereccia delle regioni dell’Alto Adriatico, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto è diminuita per unità nel corso degli ultimi 10 anni e attualmente è quasi stabile, con un leggero segno meno, attualmente conta circa 1600 unità (sono 12mila quelle in Italia).

Inoltre, i mercati ittici del Veneto segnano un segno meno sia per numero di fatturato (-26% rispetto al 2011) che per quantitativi smerciati (-30% rispetto al 2011); si registrano dati negativi nel 2020 rispetto al 2019 anche per i mercati ittici dell’Emilia-Romagna (ad eccezione di Goro in cui si registra una crescita nei quantitativi); valori negativi rispetto al 2019 in termini di quantitativi anche in Friuli-Venezia Giulia, mentre si registra un leggero positivo in termini di fatturati.

Gli occupati nei settori pesca, acquacoltura, commercio e lavorazione sono in aumento (+10,8% nel 2020 rispetto al 2014 in Veneto, +6,3% in Emilia-Romagna nel biennio 2020-2021,) mentre si registra una riduzione nel biennio 2019-2020 in Friuli-Venezia Giulia (-7,4%). La spesa media mensile che ogni famiglia dedica alla risorsa ittica, è in leggera crescita.

È questo il quadro presentato dal prof. Sandro Mazzariol e da Giuseppe Sciancalepore (Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova), durante l’incontro che si è svolto online lunedì 11 luglio “Dall’analisi socioeconomica al monitoraggio in mare” moderato da Massimo Bellavista, FLAG Costa dell’Emilia-Romagna.

Grazie al progetto TART TUR 2 finanziato con i fondi FEAMP 2014-2020 dedicati all’approccio di sviluppo locale CLLD, il FLAG Costa dell’Emilia-Romagna ha presentato alla Rete Regionale dell’Emilia-Romagna per la salvaguardia delle tartarughe e delle specie protette i primi dati sulla situazione del comparto della pesca e dell’acquacoltura dell’Alto Adriatico.

L’università di Padova ha anche provveduto a somministrare dei questionari agli operatori della pesca e alle imprese acquicole ma anche agli operatori della pesca sportiva sulla loro percezione della presenza di specie protette quali le tartarughe Caretta caretta, i delfini Tursiops truncatus e specie di uccelli ittiofagi nell’Alto Adriatico.

Ne è emerso che la percezione della loro presenza è aumentata, così come il percepito che questi animali siano un ostacolo alla pesca professionale e non.

Un modo sostenibile per mitigare il conflitto, secondo gli intervistati, potrebbe essere provvedere in tempi rapidi a rimborsi economici di compensazione sui danni subiti, limitare la presenza di queste specie e utilizzare dissuasori specifici.

Durante l’incontro è anche intervenuto Sauro Pari, presidente della Fondazione Cetacea che ha sciorinato uno studio svolto tra marzo e maggio 2022 e che ha rivelato che gli spiaggiamenti di tartarughe sono aumentati, soprattutto nella costa tra Porto Garibaldi e Goro (Fe), che le carcasse vengono ritrovate in giorni ravvicinati e che a volte vengono ritrovate con reti da posta nel collo, in bocca e in gola.

Numerosi sono i casi in cui le tartarughe intervengono in modo negativo sugli allevamenti dei mitili. “I dati di cui disponiamo – dichiara Pari – ci evidenziano le necessità di una gestione di specifiche specie marine come si usa in altri ambiti, tipo i lupi per l’allevamento di bovini. Inoltre l’uso di specifici strumenti meccanici, vedi il TED (turtle excluder device), esclude la cattura involontaria e accidentaledi specie indesiderate oltre a evitare che i rifiuti si impiglino nelle reti.

Durante le conclusioni, Vadis Paesanti – consigliere FLAG Costa Emilia-Romagna, ha sottolineato che le regioni devono farsi carico dei danni procurate da queste specie alla pesca e all’acquacoltura e provvedere altresì a tempestivi ristori. Infine Paesanti ha anche sottolineato che la regione dell’Alto Adriatico è un distretto in cui la collaborazione tra istituzioni e Flag avviene in maniera proficua e efficiente, cosa che fa di questo specifico distretto un buon esempio per il Paese, lo dimostrano proprio i progetti di cooperazione come il Tarta Tur e il Tarta Tur2.

L’incontro e i dati presentati fanno parte del progetto di cooperazione interterritoriale dei Gruppi di Azione Costiera dell’Alto Adriatico «Riconciliazione tra attività di pesca, acquacoltura e specie protette: valutazioni e linee guida per la soluzione di conflitti tra le attività ittiche e le specie Caretta caretta, Tursiops truncatus e specie ittiofaghe nell’Alto Adriatico» TARTA TUR 2 – PO FEAMP 2014/2020 – PRIORITA’ 4 – Misura 4.64 – Attività di Cooperazione – Reg. UE1303/2013 e Reg. UE 508/2014.