Il riciclo intelligente esiste, nel Vermont

A parte la creazione di un nuovo dipartimento di polizia composto da “Oscar the Grouch” (Oscar il “Brontolone”) e dai suoi amici, il Vermont ha fatto quasi tutto il possibile per eliminare gli sprechi alimentari da stoccare nelle discariche statali.
Un nuovo decreto legge chiamato “Food Waste Ban”, proibisce lo smaltimento di rifiuti alimentari compostabili come gusci d’uovo, fondi di caffè, pane vecchio e bucce di frutta. Un simile divieto è sicuramente difficile da applicare e far rispettare, ma il Vermont è il primo Stato a emanare una tale legge e i funzionari statali lo vedono come un’opportunità per diffondere maggior consapevolezza e sperano nel rispetto volontario dei cittadini del Vermont attenti all’ambiente.
Uno degli obiettivi del piano generale dello Stato è quello di tagliare il cinquanta percento di tutti i rifiuti che finiscono nelle discariche, dirottandoli invece verso le strutture dove possono essere riutilizzati, riciclati o compostati. L’obiettivo da raggiungere è il trentasei percento del riciclo degli scarti alimentari, cosa decisamente possibile. Ogni cinque anni, i funzionari statali del Vermont effettuano un sondaggio su ciò che viene gettato in pattumiera e l’indagine più recente ha rilevato che circa il venti percento dei rifiuti domestici è costituito da scarti alimentari che potrebbero essere compostati per diventare fertilizzanti super-ecologici per i campi e le aziende agricole dello Stato.

A questo punto è ovvio fare un paragone con la situazione in Italia: continua ricerca di luoghi da destinare a discariche e altrettanti costi iperbolici per trasferire i nostri rifiuti verso quei Paesi (meno sciocchi di noi) che si sono muniti di termovalorizzatori o inveneritori a bassissimo impatto ambientale. Attenzione: spedire i rifiuti verso altri Paesi ha costi elevatissimi, ai quali vanno aggiunti i costi per lo smaltimento da parte dello stesso Paese che “ospita” la nostra immondizia che viene trasformata in materiale totalmente inerte destinato a svariati utilizzi, come per esempio nel campo dell’edilizia, a costi decisamente bassi. Per quel Paese! E poi la “chicca”, la ciliegina che mancava: incenerire i rifiuti ha come risultato principale la produzione di calore che, chi smaltisce, utilizza per produrre energia elettrica a basso costo e che noi compriamo a prezzi folli.

Insomma: paghiamo per portar via i nostri rifiuti, paghiamo per stoccarli, paghiamo per farli distruggere e produrre energia. Energia che, poi, noi compriamo. Possibile che non ci sentiamo un pochino presi per i fondelli?