Tenet:  film senza costrutto e confusionario

Recensione di Matteo Abozzi

Entrato nella sala del cinema, già arrabbiato per miei nachos andati a male, mi sono sottoposto alla visione dell’ultima opera di Christopher Nolan: Tenet.

Le aspettative erano alte, molto alte, aumentate anche dal fatto del tortuoso viaggio che la pellicola ha dovuto vedere prima di essere proiettata: innumerevoli, quasi imbarazzanti, le posticipazioni delle uscite nelle sale.

Il film è basato sul principio fisico dell’entropia inversa, ovvero: il tempo che noi conosciamo scorre in una direzione, ma, in qualche modo (che nel film non ci viene spiegato perché il futuro è l’artefice di tutto ciò), si può invertire la linearità orizzontale del tempo e percorrerlo al contrario.

Tutto fantastico sulla carta, ma questo principio fisico, basato come Nolan ce lo offre, non regge. Questa teoria viene trattata da molti scienziati, tra cui portabandiera Stephen Hawking. Il grande scienziato nel suo best-seller “Dal Big Bang ai Buchi Neri. Breve Storia del Tempo” scrive che l’universo incontrerà, prima o poi, la sua contrazione dopo un lungo periodo di espansione, quello che stiamo vivendo. Il tempo seguirà lo stesso comportamento, e dice (parafrasando): sarebbe molto poetico che il tempo si avvolgesse al contrario e noi di conseguenza vivremmo andando all’indietro, ma questo non succederebbe”. Per vari motivi scientifici, un’inversione del tempo non sarebbe possibile: ci sarebbe morte immediata.

Chris e Jonthan Nolan

Ma di questo non c’importa! Se un film impone delle proprie regole, non ci interessa se siano scientificamente approvate oppure no. Infatti tutti gli aspetti che si basano sul tempo e la sua reversibilità sono, cinematograficamente parlando, divertenti e interessanti. Catturano l’attenzione, per questo sono il nucleo sul quale gira tutta la pellicola. Il film sembra essere stato scritto solo per poter sperimentare nuove tecniche cinematografiche che permettessero la presenza di due linee temporali contemporaneamente.

È solito di Nolan creare dei labirinti per lo spettatore. Questo è il suo punto di forza, ma anche il suo punto debole. È assodato che al regista piaccia complicarsi le cose! Ma queste complicazioni, la maggior parte delle volte, non riesce a gestirle proponendo spiegazioni approssimative o lasciandole così come sono: irrisolte.

In Tenet il problema principale non riguarda le dinamiche dello spazio-tempo, ma problemi di sceneggiatura e messa in scena. La sceneggiatura è per lo spettatore “incasinata” e a tratti incomprensibile. Ma solo per le questioni di trama! Non si capisce perché i personaggi stiano svolgendo una determinata azione. E chi ha pagato il biglietto si ritrova in balia di quello che succede senza sapere o capire dove si stia andando a parare.  Una storia che non appassiona più di tanto.  Però sappiamo dove puntare il dito: tutti i film di Christopher Nolan sono firmati dal fratello del regista, Jonathan Nolan, il quale ne capisce di storie e di sceneggiature cinematografiche, infatti è assente da questo progetto, firmato solamente dal regista. Operazione fallita Christopher!

Altro sintomo di una sceneggiatura debole sono i personaggi: piatti. Non si prova mai alcun sentimento verso il protagonista, il quale non sembra provare mai emozioni, non dandoci la possibilità di compatirlo. Sembra una macchina che beve tutto quello che gli viene offerto. Sbaglia sapendo di sbagliare. E continua a sbagliare ogni suo passo pur sapendo il funzionamento dello spazio-tempo. Unico personaggio decente, lasciando da parte persino un cattivo che “è cattivo perché sì”, è quello interpretato da Robert Pattinson.

Ottimo lavoro dell’attore e ruolo, anche se non scritto bene, interessante tra i tanti inutili che circolano della pellicola. Conciliare una qualsiasi narrazione con il concetto fisico proposto da Tenet è un’impresa che rasenta l’impossibile, infatti è difficile  essere catturati dal film perché una vocina dentro di noi ci sussurra sempre: “Mah, qualcosa qui non quadra”. Ed è qua che ritorna il problema con la complessità dei film di Nolan. Il regista vuole offrire tante piccole pulci da metterci nelle orecchie, ma così facendo l’attenzione dello spettatore non sarà più rivolta al film, ma a spiegarlo, come insegna Lynch, un film non va per forza capito, va goduto.

La fotografia non brilla, come la regia. Mediocre anche la musica, non firmata dal solito Zimmer (autore, per citarne un paio, de il Gladiatore o Interstellar, film da recuperare di Nolan). Aree fastidiose, con climax in momenti futili. È vero però che quando il tempo corre nella direzione opposta, la musica gli va dietro: viene riproposto lo stesso brano ma in reverse, suonando egregiamente. Non è una grande trovata, e nessuna delle musiche è memorabile, ma una pennata aggiuntiva. Ma!, c’è un “ma” in tutto ciò. Il film propone un messaggio filosoficamente, socialmente e politicamente importante: non distruggere il passato per salvare il futuro, che è quello che sta succedendo in questo periodo. Per esempio per sconfiggere il razzismo di oggi, si è deciso, su un catalogo online americano, di occultare ed eliminare il film “Via col Vento”, nel quale uno dei fulcri centrali è lo schiavismo americano. Nascondere ciò che è stato non è il giusto metodo per capire quello che si deve fare, anzi, tutto il contrario! Cancellando il passato si elimina il futuro.

In conclusione Tenet è un film da vedere? Certamente! D’altronde bisogna vedere tutto per poterne parlare e discutere.

A proposito di idiosincrasie dello spazio-tempo: sarà ricordato? Forse sì, forse no. Sicuramente è stato un esercizio di stile da parte di Nolan; veicola un messaggio interessante ma nulla più.