“Gloria”, il Medioevo che non avete mai letto

Intervista di Matteo Abozzi all’autrice Venus Marion

“Un matrimonio combinato… Una contea in pericolo… Un gioco di bugie… Un richiamo di gloria.” Queste sono le poche parole che riescono a riassumere appieno il significato del romanzo Gloria di Venus Marion. Un piccolo anticipo: «Nell’anno di Nostro Signore 1214, a seguito della morte della madre, Cybele si ritrova nella contea di Nottingham sotto la custodia dell’unico parente in vita rimastole: il vice sceriffo suo zio Guy di Gisborne. Messa alle strette dalla prospettiva di un matrimonio combinato, pur di evitare il letto di uno sconosciuto, stringe una deprecabile alleanza con i fuorilegge della foresta di Barnsdale, capitanati da Adam di Locksley, figlio del famigerato e ormai defunto Robin Hood. Nascondendosi dietro un muro di bugie, Cybele inizia a muoversi all’interno di due mondi: quello di facciata al cospetto dello sceriffo e dello zio e quello reale dei fuorilegge e degli abitanti della Contea. Ma con l’arrivo di Sir Goliath di Rochester, suo promesso sposo, tenere il piede in due staffe si rivela più complicato del previsto. E forse dietro un classico matrimonio combinato si nasconde più dell’intento di Gisborne di trovare l’uomo ideale per sua nipote…»

Per pubblicare la sua opera, Venus Marion non ha dovuto firmare contratti con nessuno, se non con se stessa. Gloria è infatti un lavoro di self-publishing, completamente gestito dall’artista di turno, dalla parte estetica fino a quella commerciale, come si vede chiaramente dall’attivissimo  profilo Instagram dell’autrice (@venusmarionwrites).

Attualmente la scrittrice vende attraverso Amazon e il libro è disponibile sia in versione e-book che cartacea. Questo non è l’unico lavoro di Venus Marion, sempre su Amazon possiamo trovare: Tutti i Demoni Sono Qui, La Settima Imperatrice e i vari racconti ambientati nell’universo di Gloria, come per esempio: Il Conte di Huntingdon, Radici d’Inverno e Ci Vorrebbe un Eroe

Perché Venus Marion?

Ogni dottor Jekyll ha il suo mr. Hyde. Venus è stato il nome letterario che una mia carissima amica mi ha affibbiato scrivendo una canzone su di me: a suo dire, il mio vero nome non era abbastanza musicale e non rimava con nulla (concordo). Marion è un omaggio al signor Isaac Marion, uno dei miei autori preferiti. Gli scrissi una mail di amore e disperazione confessandogli che forse non sarei mai stata in grado di emozionare con le parole come lui. La sua risposta è scolpita nel mio cuore e voglio tenerla solo per me.

Perché un’identità letteraria, in generale?

Credo che il nome di un autore sia il suo biglietto da visita. JK Rowling ha dichiarato di aver appuntato i suoi primi nomi per evitare che gli uomini non comprassero i suoi libri, vedendo che era una donna. Io, invece, volevo fosse chiaro che sono una donna. E che mi piace il metal sinfonico: “Venus is guiding through the backdoors of love, from Babylon to Paradise I crawl…” Quindi ciao, sono Venus Marion, autrice di romanzi per ragazzi e adulti. Gemelli, ascendente Scorpione. Per puro caso ho seguito degli studi classici, per sbaglio mi sono laureata in Giurisprudenza. A oggi coltivo cactus in miniatura, insieme con una malsana passione per il Medioevo. Nella vita di tutti i giorni, quella da dottor Jekyll, sono avvocato.

Perché e qual è il tuo rapporto con Gloria e da quanto ci lavori?

Lavoro al progetto di Gloria da circa dieci anni. È la storia che mi ha fatto capire che sono una scrittrice, che ha liberato la mia voce, che dà un senso a tutte le altre. Non c’è un perché. Le storie sono come le persone, se ti innamori di una persona la cosa giusta da chiedere non è perché, ma com’è? È magnifico. Ogni giorno come il primo giorno.

Quanto dei tuoi studi, avvenimenti, emozioni della tua vita si possono ritrovare in Gloria?

Studi accademici direi pochissimo. Ovviamente l’esame di Storia del Diritto con tutta quella parte sul Medioevo ha avuto delle brevi risonanze nel testo, dal momento che è un romanzo ambientato nel 1200, ma giuro che non balzano agli occhi di un non-giurista (altrimenti: Noia! Sottolinea Venus). Però ho dedicato un decennio di studi personali a questo periodo storico, perché se le cose vanno fatte vanno fatte bene. Per quanto riguarda vicende private, sono una di quelle scrittrici che aborre l’idea di contaminare finzione e realtà. Nessun avvenimento della mia vita è volontariamente inserito nel romanzo. Per quanto riguarda la parte emotiva, invece, il discorso è più complicato. Quando costruisci dei personaggi il vero soffio di vita viene loro infuso dall’emotività. Hai un Pinocchio burattino e devi trasformarlo in un bambino: cosa lo rende vero? Provare emozioni. Però un personaggio valido non può essere lo specchio emotivo dell’autore, non funziona. Anche perché in un romanzo hai schiere di personaggi e non possono provare tutti le stesse cose. Ho cercato di costruire un dialogo emotivo tra me e i miei personaggi, di usare le mie emozioni per comprendere le loro. La mia rabbia, la mia paura, il mio dolore, hanno dissotterrato rabbia, paura e dolore che non mi appartengono. È la magia della scrittura. Come te la spiego? La magia è inspiegabile per definizione.

Self-publishing, impresa difficile?

Sì, è un’impresa difficile! Il pensiero comune è: si è autopubblicata perché scrive cagate, le case editrici non la vogliono. Le case editrici non ti leggono. Nemmeno ti scartano, non ti vedono proprio. Non è un’apologia, è la verità. L’editoria italiana è satura, ferma, paleolitica. E poi obbedisce a un’unica legge: quella del mercato. Il self publishing è una boccata d’aria, un chissenefrega se vendo o no, ho fatto un buon lavoro, è valido, voglio condividerlo, fosse anche con dieci persone. Le due premesse però, a mio parere, sono d’obbligo: 1) un buon lavoro 2) valido. La diffusa cattiva opinione sul self publishing è dovuta al fatto che chiunque può pubblicare qualunque cosa, senza alcuna scrematura qualitativa.

La tua pagina preferita di Gloria

Pagina?! Era difficile anche se mi chiedevi una citazione o un dialogo, ma LA pagina? Comunue la 1, senza alcuna ombra di dubbio.

Chi lo dovrebbe leggere?

Chi si è rotto le palle di vivere una vita che non gli appartiene. Chi urla e continua ad avere la sensazione di essere muto. Chi ha paura. Chi freme, di qualunque cosa: rabbia, panico, amore. Chi arrossisce mentre legge una scena di sesso in metro ma non riesce a chiudere il libro. Le ragazze che si sentono dire dalla mattina alla sera come devono comportarsi, come devono vestirsi, cosa devono dire, cosa devono fare. I ragazzi che piangono, per citare al contrario la canzone dei The Cure. Chi brama un’insana storia d’amore, sangue e dolore. Rock’n’roll, baby.

Ho visto che stanno uscendo spin-off di Gloria. Quanti ce ne sono in cantiere?

Abbiamo all’attivo tre novelle edite, una in corso d’opera, almeno altre tre in lontana progettazione, trilogia sequel in fase di bozza. Mi dispiace, il Medioevo è durato qualcosa come mille anni, io al momento ne ho sfruttati soltanto una quarantina scarsa. Sopportatemi.