Intervista a Chiara Forlani

Ferrarese doc, Chiara Forlani è, prima ancora che una scrittrice, una lettrice compulsiva.

Dopo la maturità scientifica, si laurea in Storia dell’arte per poi approdare alla scuola ospedaliera, dove ad oggi lavora.

Il suo amore per la natura, unito alla sua curiosità e a una fantasia che non conosce confini, sono responsabili della scrittrice che è diventata.

Ha all’attivo numerose pubblicazioni, sia romanzi che narrativa breve. In questi giorni la troviamo in libreria con la sua ultima fatica letteraria, Il campo delle ossa (Nua edizioni, febbraio 2023), secondo episodio che vede come protagonista il suo fortunato personaggio, il Foresto.

Le diamo il benvenuto su Il giornale delle buone notizie.

Seconda indagine per il Foresto, al secolo Attilio Malvezzi. Un personaggio sui generis, che reputo tra i punti di forza di quella che – correggimi se sbaglio – ha tutta l’aria di essere una serie. Com’è nato il fascinoso Foresto?

Buongiorno e grazie per l’accoglienza, stare in vostra compagnia è bellissimo, è un po’ come essere sulla spiaggetta dell’Isola Bianca, con i piedi immersi nell’acqua fresca del Po, cosa assai gradita in questa calda estate. Scherzi a parte, la serie delle indagini del Foresto è nata proprio in riva al grande fiume, all’ombra di un pioppo secolare, quando uno sconosciuto loquace si è avvicinato e mi ha raccontato la storia di un’isola abitata al centro del Po che, prima che il fiume la erodesse, si trovava di fronte al punto in cui eravamo. Spesso trovo ispirazione per i miei libri passeggiando in campagna: le suggestioni del racconto che avevo appena udito, unite al ricordo di un parente costretto a convivere con un proiettile conficcato nel cranio dopo la seconda guerra mondiale, hanno fatto il resto. La mia fantasia sfrenata è partita a razzo e si è lanciata in questa folle avventura, che dura tuttora.

Altra peculiarità è data dall’ambientazione. Protagonista alla pari è la natura indomita di un’isola che si trova proprio in mezzo al Po. Che legame hai con questo territorio e perché hai sentito che fosse lo scenario giusto per le tue avventure crime?

Mi considero una donna di fiume: vengo da una famiglia di possessori di un ponte ciclo-pedonale a pedaggio e di umili lavandaie sul canale, quindi gli scenari d’acqua e di pianura mi appartengono in modo particolare. Amo la campagna, nella quale mi perdo e mi inselvatichisco, spesso scrivo all’aperto per trarre ispirazione dai suoni e dagli odori della natura. È tutta questa ricchezza, che è sia pace sia violenza degli elementi primordiali, che volevo riportare nelle mie pagine. Spero di esserci riuscita, mi è parsa subito lo scenario ideale per collocare le inquietudini e le vicende, spesso torbide, dei miei personaggi. 

Protagonista, ambientazione e adesso collocazione storica: anni ‘50 del secolo scorso. Parlaci di questa scelta.

Grazie per questa domanda, particolarmente importante. Lo spessore storico, a mio parere, rende più interessante la narrazione perché fornisce a chi legge una cornice ben precisa entro la quale collocare l’azione. Al contempo per l’autore scrivere di un’epoca passata è complesso, perché ci si deve documentare in modo scrupoloso. Mi è parso subito che il secondo dopoguerra fosse un periodo del quale si è scritto poco, e questo avrebbe reso più originale la narrazione. Inoltre sul web esistono molte immagini e filmati che ritraggono quell’epoca, vederli mi avrebbe aiutata a non fare errori nei dettagli. Vi racconto un aneddoto curioso: mentre guardavo il documentario “Gente del Po” di Michelangelo Antonioni, che consiglio a tutti di vedere, mi sono resa conto che ogni donna portava il fazzoletto legato sulla testa, mentre le protagoniste del mio romanzo giravano a capo scoperto! Sono corsa subito a “Infazzolettarle” tutte…

Pensi che la tua coppia investigativa andrà mai in trasferta? Se sì, dove li vedresti? O le loro storie sono troppo ancorate al territorio?

Devono andare in trasferta, certo! Non sarebbe credibile che così tanti delitti e vicende truci avvengano su un’isoletta di quaranta ettari… Per adesso stanno aspettando l’alluvione del Polesine e i disastri, sociali e morali, che porterà con sé, poi hanno intenzione di spostarsi in un luogo che appare meraviglioso, ma che ha parecchi lati oscuri: l’Isola dell’Amore, sulla quale si trova il faro Di Goro. Vi svelo solo che proprio da quelle parti, vicino a Comacchio, nel 1849 Giuseppe Garibaldi si rifugiò e fece perdere le sue tracce, mentre Anita, sua moglie, febbricitante e incinta, si ammalò lì vicino per poi spegnersi in provincia di Ravenna. È un luogo poco conosciuto, denso di storia e di vicende da scoprire.

La prima indagine del Foresto, Delitto sull’isola bianca, è finalista al premio “Una storia per il cinema”. Nel farti un grosso in bocca al lupo, proviamo a giocare un po’: chi vedi nei panni di Attilio? E del suo amico maresciallo?

Ho iscritto il romanzo al concorso “Una storia per il cinema” per le insistenze dei lettori, che continuavano a suggerirmi di trarne una sceneggiatura. I fatti hanno dato loro ragione, vedremo come andrà a finire questa bella avventura. Se non fosse un po’ troppo avanti con gli anni, sicuramente vedrei Luca Barbareschi nei panni del Foresto. Ha la stazza giusta, basterebbe che si vestisse in modo trasandato e si lasciasse crescere i capelli. Per l’amico maresciallo ci vuole un attore imbranato: direi che c’è solo l’imbarazzo della scelta, nel panorama del cinema italiano; non faccio nomi per non suscitare malcontento. Vedrei tanto Maya Sansa nei panni della maestra Adele.

Adesso parliamo di Chiara Forlani autrice: cosa ti ha spinta a prendere la penna in mano? Chi sono i tuoi autori di riferimento?

Amo alla follia tutto ciò che ha scritto Maurizio De Giovanni, soprattutto la serie del maresciallo Ricciardi e quella dei Bastardi di Pizzofalcone, non faccio mistero del fatto di essere stata influenzata dalla sua penna brillante. Ho sempre amato scrivere, fin dai banchi di scuola, dove ero guardata con invidia dai compagni perché, appena la prof assegnava i temi, io partivo e non mi fermavo più. Sono stati i miei alunni di scuola media che, quando mi sentivano raccontare le storie complicate e assurde della mia famiglia proprietaria del ponte, mi hanno spinta e scriverle e a pubblicarle grazie alla vincita di un concorso. É nato così “La tasca sul cuore”, che i ragazzi hanno letto e dicono di avere amato. Chissà se è vero, oppure se ambivano solo a un voto più alto in pagella?

Cosa bolle in pentola? Avremo presto una terza indagine per il Foresto o stai pensando a un nuovo personaggio?

Entrambe le cose. La terza indagine del Foresto è già sul mio PC, in attesa di trovare una casa editrice che lo accolga e gli dia visibilità. E poi, per concludere, vi do una notizia in anteprima: insieme a un’altra autrice sto perfezionando un thriller-noir scritto a quattro mani, con una protagonista davvero particolare. Non sono autorizzata a rivelare altro, ma credo che ne vedrete delle belle.

Grazie per questa chiacchierata, che mi ha dato modo di chiarire le idee… anche a me stessa!

Grazie per la tua disponibilità.

Alla prossima!

Claudia Cocuzza
Denise Antonietti