Intervista a Fabio Livoti

A nome della redazione de “Il giornale delle buone notizie” do il benvenuto a Fabio Livoti, autore di “Smeraldia”.

Smeraldia è un fantasy e, tu lo sai, non è esattamente il mio genere. Quello che mi ha spinta a leggere è stato il fatto che è un romanzo molto ben strutturato, in cui vedo affacciarsi anche generi diversi. A parte la complessità dell’organizzazione sociale, che potrebbe benissimo adattarsi a un testo di narrativa contemporanea, io ho notato venature a tratti thriller. Tu che sei l’autore, come lo definiresti?

Bella domanda! Non saprei, forse lo definirei come il mio “Folle Esordio”. Smeraldia ha alle spalle un background di pura casualità che mi ha portato a intraprendere la Via dell’autore. Spiego: mi sono ritrovato a scriverlo per via di un progetto fantasy a ben dodici mani nato all’interno di una comunità on-line che frequentavo tempo addietro. In realtà, di tale progetto se ne fece poco o nulla (anche per colpa mia che per natura sono un lupo solitario…) e perciò mi ritrovai a riadattare la storia che avevo in testa affinché rientrasse in un contesto autonomo e prendesse vita sotto forma di romanzo. Le venature thriller penso siano dovute all’intenzione di non annoiare mai il lettore: a prescindere dal genere con il quale mi confronto, i miei manoscritti puntano dritti verso emozioni e avventura!

Ti faccio i complimenti, oltre che per la storia, anche per la scrittura in sé. È molto elegante ed è un piacere leggerti. Chi sono, se ci sono, gli autori da cui trai ispirazione?

Ci sono e, non so perché, mi vergogno sempre un po’ nel farne menzione: Dan Brown, in primis. Adoro i suoi romanzi, in particolar modo Il Codice Da Vinci. Mi piacciono le trame e gli argomenti filo-esoterici da cui trae ispirazione, nonché la sintassi moderna e diretta capace di arrivare chiara e forte al lettore. Anche Tolkien e Zafón figurano tra i miei miti letterari. Gente di poco conto, insomma…   

Che scrittore sei? Impulsivo o “scalettatore”?

Un mix fra le due cose. In genere parto d’impulso, incendiario e fiero, per poi ritrovarmi a darmi dei grandissimi ALT e a cercare di mettere ordine al brainstorming che mi parte nella testa, motivo per il quale mi sono preso un lungo periodo di stop dalla scrittura per dedicarmi al gaming: le “storie” mi stavano consumando!

Tra i protagonisti di Smeraldia, chi ti somiglia di più?

Tutti quanti! Ognuno di loro possiede “carattere e modi di fare” che mi appartengono. In vita mia, specie nella prima adolescenza, ho frequentato persone, ceti e ambienti molto diversi fra loro che in qualche modo hanno plasmato il mio essere in forme eterogenee anche contrastanti. Sono stato nelle compagnie dei fighetti, dei meno abbienti, dei nerd, dei “tipacci di quartiere”, di chi a quindici anni lavorava già per contribuire al bilancio famigliare e di chi invece ha avuto testa e opportunità di studiare fino alla soglia dei trenta. Questa, credo, è stata la chiave che mi ha portato ad avere le giuste dosi di poliedricità e fantasia per riflettermi nelle varie tipologie di personaggi del mio primo romanzo.

Stai già lavorando a un sequel?

No, non ancora, ma l’idea c’è; anche a grande richiesta del mio ristrettissimo ma affezionato pubblico, che lamenta un finale troppo aperto pieno di sospesi e interrogativi. Ho comunque un mistery/noir in attesa di essere pubblicato (non so se troverò mai una CE disposta a farlo) e un altro romanzo dello stesso genere in lavorazione. Soltanto al termine di quest’ultimo tornerò a dar voce alle genti delle Terre di Smeraldia.