L’abisso – di Luca Tarenzi

Giulia: Ciao a tutti! Benvenuti a questo nuovo appuntamento con la rubrica Piccoli Lettori… come me!

Argo: Ciao, amici! Giulia, Giulia, Giulia, qualche settimana fa ci hai parlato di una sorpresa. Di che si tratta?

Giulia: Ho iniziato a leggere una trilogia, scritta da Luca Tarenzi. Si chiama L’ora dei dannati.

Argo: Wow! Prima di dirci altro, puoi spiegare ai nostri amici cos’è una trilogia?

Giulia: Una trilogia è una storia che si svolge in tre numeri, o una raccolta di tre storie che hanno qualcosa in comune – come la trilogia di gialli scritta da Edgar Allan Poe, che hanno lo stesso protagonista: Auguste Dupin. È una miniserie formata da tre episodi.

Argo: Okay, grazie. E cosa ci dici su Luca Tarenzi?

Giulia: Luca Tarenzi è uno scrittore e traduttore italiano, nato in Lombardia nel 1976. È laureato in storia delle religioni e lavora come editor e consulente presso varie case editrici. Ha esordito nel 2006 con un urban fantasy, – Pentar – Il patto degli dei – e da allora ha pubblicato altri romanzi e raccolte di racconti, oltre a due saggi.

Argo: E la Divina Commedia cosa c’entra?

Giulia: L’Abisso, il primo numero della trilogia, pubblicato con Giunti nel 2020, è ambientato nell’Inferno Dantesco. Racconta della fuga di cinque anime dannate dall’Inferno: il poeta romano Virgilio, compositore dell’Eneide, Pier delle Vigne, Luca Argenti, Bertran de Born e il conte Ugolino della Gherardesca.

Argo: Ma Virgilio non dovrebbe stare nel Limbo?

Giulia: Sì. Il Limbo è il Cerchio a cui vengono assegnate le anime di coloro che non hanno ricevuto il battesimo, perché sono vissuti in un periodo precedente al Cristianesimo. Quindi, anche se non hanno commesso alcun peccato in vita, non possono entrare in Paradiso: stanno nel Limbo, in cui non subiscono nessuna pena. Originariamente, questo era il posto anche di Virgilio, che, però, dopo aver guidato Dante nel suo viaggio tra Inferno e Purgatorio, ha intravisto la Luce divina. Lui non era destinata a vederla, non poteva, e, per questo, è stato espulso dal Limbo e condannato a vagare eternamente per l’Inferno, senza subire una pena specifica, ma ugualmente alla mercé di tutti coloro intenzionati a fargli del male.

Argo: Poverino!

Giulia: Pier delle Vigne è stato notaio alla corte di Federico II di Svevia. Dopo essere stato ingiustamente condannato di tradimento – probabilmente vittima di maneggi di altri cortigiani – e accecato con ferri ardenti, si tolse la vita. Dante lo colloca nel II Girone dell’VII, quello destinato ai violenti verso sé stessi, e la sua pena è di dover restare intrappolato nel tronco di un albero per l’eternità. È lui che escogita il piano per fuggire dall’Inferno, impresa che mai nessuno aveva tentato, e detta a Virgilio le istruzioni per radunare tutti i membri di cui ha bisogno. Così si svolge la prima parte del romanzo: Virgilio, che grazie a un tocco può infrangere le leggi e far uscire i dannati dai propri Cerchi, viaggia lungo tutto l’Inferno e raccoglie quelli di cui ha bisogno. Dopo di che, sradicato Pier delle Vigne, i cinque iniziano la loro fuga. A ostacolarli trovano, però, un gruppo di Spezzati – gli angeli caduti dal Paradiso insieme a Lucifero, sentinelle dell’Inferno – che gli dà la caccia. I cinque antieroi combatteranno, riscoprendo i valori dell’amicizia e della speranza, inesistenti nel tormento dell’Inferno.

Argo: Wow! C’è un personaggio che ti ha colpito particolarmente?

Giulia: Tutti i personaggi sono diversi, con caratteristiche e modi di fare unici: Pier delle Vigne si finge rigido e freddo, solo per nascondere la sua paura di provare sentimenti, che, in vita, l’hanno portato alla rovina; Filippo Argenti è violento e spietato, pronto a tradire per interesse personale; Bertran de Born è il più sensibile e sentimentale del gruppo. Mi ha colpito particolarmente Virgilio, per i suoi modi di fare: non avrei mai pensato che uno dei più grandi poeti del periodo classico, una figura che ispira rispetto al solo pensiero, abbia in realtà un carattere ribelle, impulsivo e vendicativo, che nasconde il lato sensibile. Un’altra particolarità interessante è quella che caratterizza il conte Ugolino: non parla. Quella del personaggio muto e quasi trasparente, che tende a restare sempre in secondo piano, è una figura che ritroviamo un po’ dappertutto. Ugolino ha dimostrato di avere un coraggio e un’ingegnosità straordinari, togliendo più volte i suoi compagni dai guai ed escogitando piani inimmaginabili; ma dietro il suo mutismo si intravede anche l’emotività e la gentilezza. Non meritava di stare nel Cerchio dei traditori, intrappolato nel ghiaccio del Cocito. Sono curiosa di scoprire come si svilupperà il suo ruolo.

Argo: Bello! Ed ecco come conoscere le ambientazioni immaginarie di Dante senza annoiarsi!

Giulia: Esattamente. I personaggi si muovono in uno scenario che sembra quasi reale! La presenza di elementi naturali – fiumi, cascate, dirupi…–, resi mostruosi, integra la parte fantastica e la rende più verosimile! Un altro dettaglio che mi incuriosisce è la quasi totale assenza di figure femminili: vedremo se ne compariranno nei prossimi volumi.

Argo: Voglio cominciare a leggerlo subito dopo pranzo, dev’essere stupendo. A proposito, meglio andare, ché Elisa si arrabbia, se la si fa aspettare. Ciao amici!

Giulia: Ciao!