Quella volta in cui Platone copiò Tolkien

Sedutosi dunque insieme agli altri, girò per caso il castone dell’anello verso se stesso, rivolgendolo all’interno della mano. Questo bastò a renderlo invisibile a quelli che gli sedevano accanto.

Quello sopra riportato non è un passo tratto dal Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, ma di Platone, il grande filosofo greco.

Non molti sanno infatti che ne La Repubblica, nel dialogo tra Socrate e Glaucone (secondo libro), quest’ultimo propone all’attenzione del sapiente filosofo il mito dell’anello di Gige, che ai tolkeniani e a tutti coloro nati e cresciuti con le avventure di Frodo e della sua compagnia nella Terra di Mezzo, suona particolarmente familiare.

Il mito parla del pastore Gige che a causa di una terribile tempesta cadde dentro una frattura nel terreno. Il buon pastore, per un primo momento, sgomento dall’accaduto, si trovò in mezzo a molti beni con cui potersi arricchire; più di tutti però lo attrasse una porta con un cavallo inciso. La aprì e trovò un cadavere totalmente nudo, se non per un anello d’oro al dito, che Gige rubò, non sapendo quanto fosse diabolica quella reliquia.

Si tenne la sera stessa la riunione dei pastori, e tra una parola e l’altra, Gige indossò l’anello e… scomparve dalla vista degli altri uomini.

I paralleli tra il racconto di Platone e quello di Tolkien sono già abbastanza evidenti, ma c’è forse un aspetto che ancora di più lega queste due narrazioni: quello etico.

A questo punto, Gige, che sempre fu una persona giusta (difatti il secondo libro de La Repubblica ha come argomento centrale quello della giustizia) e retta, con questo enorme potere tra le mani, decide di sedurre la regina e assassinare il re, impadronendosi del potere.

Recita quindi Platone nelle spoglie di Glaucone:

Se dunque ci fossero due di quegli anelli, e uno se lo mettesse il giusto, l’altro l’ingiusto, nessuno sarebbe, è dato credere, tanto adamantino da resistere nella giustizia

Questo è ciò che Tolkien ha incarnato nella figura di Saruman, uno stregone pacifico che entrando in contatto con il potere dell’anello, ma con le intenzioni di salvare e governare al meglio la Terra di Mezzo, viene accecato dalla brama di potere; così come accade a tutti i personaggi che entrano in contatto con la reliquia, Frodo compreso. Il personaggio di Sam, d’altra parte, che non vuole niente avere a che fare con l’anello, è il modello etico di tolkeniano, che in nessun modo pensa ad ambire a qualche potere, ed in questo modo, non viene mai contaminato dalla malvagità.

In sostanza, Whitehead aveva ragione a dire che la filosofia occidentale non è che una serie di note a margine di Platone, ma anche della narrativa!

Matteo Abozzi