Colombo, il tenente più amato di sempre arriva nei teatri italiani

Arriva, dopo cinque anni di sold-out in Inghilterra, America e Francia, per la prima volta a teatro in Italia, lo spettacolo con protagonista il Tenente più amato di sempre. Spiega la nota di regia: “Forse pochi sanno che Il Tenente Colombo, uno dei telefilm più noti e seguiti degli anni ’70 e ’80, nasce da un testo teatrale Prescrizione: assassinio – Prescription: Murder – scritto nel 1962 da William Link e Richard Levinson, e andato in scena per la prima volta al Curran Theatre di San Francisco nello stesso anno.

Autori di noir di successo come Murder, she wrote (La signora in giallo), Ellery Queen: Don’t look behind you, Mannix e, appunto, il tenente Colombo, i due autori si erano conosciuti al liceo e avevano subito iniziato
a collaborare su quella che era lo grande passione: i gialli.

Il testo ebbe un tale successo – nelle sale teatrali americane e canadesi – che nel 1968 ne fu realizzato un film TV, con Peter Falk nel ruolo che lo avrebbe poi reso celebre in tutto il mondo. Il primo episodio della serie
TV, Un giallo da manuale, del 1971, fu diretto da un giovanissimo Steven Spielberg.

Nel 1966, a Broadway, lo spettacolo vedeva protagonisti Joseph Cotten e Thomas Mitchel nel ruolo del tenente Colombo. La particolarità della commedia era che per la prima volta il pubblico assisteva al delitto guardando negli occhi l’assassino che preparava l’omicidio perfetto, una vera e propria “rivoluzione” nell’ambito del giallo dove solitamente l’identità dell’assassino si scopriva solo nell’ultima scena.

Questo nuovo modo di raccontare un “giallo” diede inizio alla serie che nel 1968 portò in televisione con una puntata pilota la stessa commedia dal titolo Prescrizione: assassinio, riadattata per il piccolo schermo con protagonista Peter Falk nel ruolo del Tenente e Gene Barry in quelli dello psichiatra. Ilsuccesso fu immediato e diede inizio alla popolare serie televisiva.

In Prescription: Murder, questo il titolo originale della piéce, si trovano già tutti i temi e lo stile del personaggio di Colombo che i due autori americani avevano creato ispirandosi al detective Porfiry Petrovitch di Delitto e Castigo di Dostoevskij: un uomo trasandato e maldestro, che apparentemente ama compiacere gli altri e che tende a sminuire le sue doti d’investigatore e di uomo, ma che in realtà è sagace e ironico, un fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei momenti più impensati con infallibile tempismo.

Come in tutti i telefilm che seguiranno, anche qui, lo spettatore è da subito testimone dell’omicidio: il dottor Fleming è un brillante psichiatra di New York, che non riesce più a tollerare il matrimonio con la moglie, una donna possessiva che ha sposato solo perché ricca.

Assieme alla sua giovane amante Susan, un’attrice di soap, architetta il piano perfetto per uccidere la moglie. Ma sulla sua strada troveràil tenente Colombo. Dalla prima scena in poi, il racconto si dipana non sulla traccia del “chi è stato” come accade in Agatha Christie, ma sul filo del “come fare a prenderlo”, con il modesto ma
acuto Colombo che lavora ostinatamente per smascherare l’alibi “perfetto” dell’assassino. Un indizio apparentemente insignificante alla volta – lacci delle scarpe, caviale, aria condizionata – il duello tra Colombo e lo psichiatra si dipana fino ad arrivare a un sorprendente epilogo.

“Prescrizione: assassinio” riproduce nella scenografia, nei costumi e nelle musiche, l’atmosfera affascinante e cupa dei primi anni ’60 a New York – dichiara il regista, Marcello Cotugno – collocando l’azione in due luoghi principali: lo studio dello psichiatra e la sua abitazione. Gli attori e le attrici, seppur calati nel linguaggio dell’epoca, restituiranno una credibilità contemporanea nella recitazione minimale, asciutta e realistica dei dialoghi serrati e, a tratti, brillanti, di Link e Levinson. Un equilibrio, questo, che si rifletterà anche nella colonna sonora, che ci riporterà indietro con le note jazz in pieno stile Blue Note ma che ci terrà ancorati al presente con il nu-jazz di Bugge Wesseltoft, Bohren & Der Club of Gore e John Zorn”.