Un cuscino tra i rumori del giorno

La sveglia presto, la casa ancora dorme, il ticchettio della pioggia sul tetto.
Poche auto che percorrono la strada, non è ancora l’ora di punta.

È quella mezza via in cui tutti son dedicati alla preparazione della giornata, una colazione, una doccia, vestirsi, per poi uscire e riempire quelle strade, quel silenzio che circonda solo certe ore del mattino, o della notte.

Oggi la sveglia è stata mattutina, i miei occhi hanno guardato l’orologio e dentro di me c’è stato un moto impetuoso: “perché no? Posso fare un sacco di cose in quest’ora, mi porto avanti”.

Il ticchettio della pioggia mi accompagna, insieme a quel silenzio di chi ancora dorme e si gode la coperta calda.

Quante volte presi dalla quotidianità perdiamo delle piccole occasioni per stare con noi stessi?

Non servono grandi cose. Basta fare un po’ di spazio tra i pensieri, immaginatelo come un cuscino in mezzo a tutti i pensieri della vita e delle abitudini quotidiane. Un cuscino messo lì tra “oggi devo andare a comprare il pane perché ieri l’ho finito”, “devo prenotare la visita dal dentista che ieri mi sono dimenticata”, “ma alla fine era arrivata la bolletta?” o il “ieri a lavoro non sono riuscita a mandare un’email, devo assolutamente ricordarmi oggi”.
Un cuscino.
Un cuscino, nel turbinio di tutti i pensieri che in ogni secondo ci passano per la mente, anche nei momenti in cui pensiamo di non averne ma siamo solo preda del pilota automatico e del rumore di sottofondo del nostro stato d’animo, un cuscino in cui sedersi e smettere di sentire.
Smettere di avere quei pensieri, di pensare di non averne, di averne ma non sentirli.

Stop.
Il silenzio.
Un cuscino.

Un concentrato di tempo sospeso e calma con noi stessi e con ciò che ci circonda, che ci riporta a costruire dentro di noi un contatto intimo e costruttivo con quelle parti che sotto il brusio quotidiano non riusciamo più a sentire, perse nel marasma di suoni e pensieri che ci pervadono.

È un attimo. Un battito di ciglia. Un punto in mezzo agli arzigogoli che ci circondano.

Un momento in cui scatta quell’essere non solo qui e ora, ma dentro di noi, immersi nel nostro magma primordiale a contatto con l’essenziale che c’è in noi. L’essenza che manteniamo in ogni cosa che facciamo ma che, sommersa da tanto rumore, facciamo fatica a sentire.

Un cuscino. Un cuscino su cui sederci e stare.
Stare in ascolto. Di quel sentire che non è rumore ma silenzio. Di quel suono che non è musica, ma battito.

Un battito del nostro cuore. Un ticchettio della pioggia. Un respiro prima di bere il caffè. Un sospiro mentre al semaforo osserviamo un merlo volare. Uno sguardo nel vuoto mentre guardiamo fuori dal finestrino di un autobus. Un sorriso mentre passeggiamo e la musica è finita nelle nostre cuffiette.

Eccolo il silenzio più profondo.
Quel cuscino in mezzo al caos quotidiano che cerchiamo, per farci ritrovare il silenzio dell’essenziale.

Alessandra Collodel