Lo psicodramma corporeo. J. B. Moreno il suo fondatore

Se nella psicoanalisi tradizionale il corpo è solo un “agglomerato di materiale inessenziale” sdraiato sul lettino, nello Psicodramma corporeo il medesimo diventa la possibilità concreta di entrare in contatto con le emozioni, di plasmarle, di trasformarle.

L’origine, l’ampio sviluppo e il significato del gioco spontaneo di rappresentazione, che va sotto il nome di Psicodramma, derivano dalla storia personale di Jacob Levj Moreno. Rumeno di nascita (1889) e americano di adozione, ritrova nei suoi giochi d’infanzia la scintilla, il daimon, che ha poi acceso la sua ideazione e la sua professione.

Il suo primo psicodramma lo condusse quando aveva 4 anni: giocava con altri bambini a fare Dio e gli angeli. Sovrapponendo delle sedie si era arrampicato su quella più alta come luogo in cui Dio manifestava la sua potenza e superiorità. I compagni/angeli lo invitarono a spiccare il volo, e lui si librò in aria ritrovandosi poi accasciato e dolorante sul pavimento. Negli anni che seguirono, Moreno riteneva il suo lavoro con la drammatizzazione come “la psicoterapia degli dei caduti” e, ricordando il talento espresso nel gioco della sua infanzia, affermò che lo Psicodramma era un aiuto per recuperare qualcosa della divinità perduta. Di natura eclettica, si laureò in medicina e filosofia, seguì percorsi artistici e a Vienna creò un gruppo di teatro spontaneo, che metteva in scena storie di vita quotidiana che si riferivano alle situazioni familiari e personali degli attori.

Ebbe così inizio la tradizione del Teatro della Spontaneità. Incoraggiato dal successo di queste drammatizzazioni spicciole ma estremamente incisive, sperimentò sempre con più attenzione le azioni sul palcoscenico con gruppi di giovani e di famiglie. Vennero via via a costruirsi un insieme di giochi di ruolo e la metodologia di base che sono diventate il corpo dello Psicodramma Analitico Mo-reniano per l’appunto.

Particolare attenzione viene rivolta a quei gruppi di individui al margine ( prostitute, ragazzi devianti, detenuti, invalidi di guerra), facendo loro rappresentare la conflittualità sociale attraverso l’azione scenica e lo scambio dei ruoli, convinto che ogni nevrosi è caratterizzata dal blocco della creatività.

Nacquero la psicoterapia di gruppo, la Comunità Terapeutica, la Sociometria. Nei primi decenni del ‘900, Moreno ebbe occasione di incontrare i massimi esperti del disagio sociale e della psicopatologia, nella persona di Freud, Adler, e Reich con i quali avviò collaborazioni e maturò differenze. Crebbe sempre più la certezza che, lavorando il disagio nel sistema gruppale, consente di far scoprire all’individuo la possibilità di diventare agente terapeutico dell’altro.

Quando nel 1925 lo psicoterapeuta-regista si recò negli Stati Uniti, per brevettare un sistema di incisione su dischi di acciaio che gli permetteva di registrare le sedute, colse e utilizzò il clima americano, ampliando lo spirito dello Psicodramma con elementi sociali del luogo. Diete avvio al Teatro Estemporaneo di gruppo, aperto tre volte alla settimana, dove liberamente avrebbe potuto partecipare e rappresentarsi. Ottenne la cittadinanza americana, entrando all’Università di New York per insegnare Sociologia.

Non ebbe, però, rapporti facili con i colleghi psichiatri e psicoterapeuti, abituati alle cure individuali, con settimana fedeli alla ortodossia psicanalitica. Ma l’estensione dello Psicodramma di gruppo era tale da consentirgli comunque ascolto, successo e pratica clinica diffusa.
Morì a Beacon (New York) nel 1974.

Maura Luperto