Si chiama Eugenio, è un ragazzo prodigio, dai banchi di scuola elementare all’università. Sempre il primo della classe, massimi voti, laurea 110 e lode con i complimenti del Rettore e pubblicazione della tesi.

In poco tempo  sviluppa una brillante carriera da ingegnere, ottenendo i migliori risultati nel suo campo, l’Ingegneria Civile. Nessuna putrella avanza o manca, i suoi progetti sono ineccepibili, nessun bullone fuori posto, nessuna saldatura trascurata. La sua firma è sigillo di garanzia.

Ma i suoi modi sono tutt’altro che gentili e cordiali. Per quanto si sforzi, a modo suo, di essere civile, riesce sempre a seminare inconsapevole antipatia.

Per esempio, quando entra in un negozio di ferramenta, le sue richieste si esprimono in questo modo:

  • Buongiorno!  – rivolgendosi  educatamente al negoziante – Vorrei  dieci viti per  legno a sezione cilindrica 4×40 TC, con DT=2D, testa a croce, in acciaio inox
  • Ehm… sssssì ! vado a vedere –  risponde alquanto perplesso il negoziante, non troppo sicuro di aver capito.

Va nel retrobottega a rispolverare una vecchia guida per meglio interpretare una richiesta così inusuale. Ritorna con vari campioni di viti per legno. La reazione di Eugenio non è proprio di soddisfazione.

  • Lo immaginavo. È sempre così. Ma è così difficile capire per voi negozianti? Non è quello che ho chiesto! – esclama Eugenio esplicitando il suo disappunto.
  • Ma… dottore, le ho portato alcuni campioni, per venire incontro alla sua richiesta e…
  • E niente, signore. Guardi lei stesso: mi ha portato delle viti a sezione conica, che non si usano più perché non oppongono gran resistenza allo strappo. Poi mi ha portato delle viti Parker, buone sì, e sono anche in acciaio, ma non sono ciò che ho chiesto: codeste viti sono autofilettanti per il ferro. Infine mi ha portato delle viti a testa cilindrica, sarebbero quelle giuste, ma non sono DT=2D!

Il negoziante trattiene un forte impulso d’ira, tira un profondo respiro e, adirato più che stupito, disegna un finto sorriso sulle labbra, quindi chiede:

  • Mi perdoni dottore: le ho portato tutti i campioni di viti che ravvisassero la sua descrizione. E a lei non ne va bene uno. Ma mi spiega cosa intende per DT=2D? Non l’ho mai sentito!
  • Non mi stupisce che non l’abbia mai sentito. Lei vende cose che neppure conosce. La mia richiesta è stata precisa e inequivocabile. Ma non si preoccupi: siete tutti così, voi commercianti: approssimativi. Dev’essere un virus. Comunque DT=2D significa che il diametro della testa è il doppio del diametro del gambo.
  • Alla buon’ora! – esclama il negoziante, cercando di ripristinare il finto sorriso, la voce ancora tremante per la stizza. Torna nel retrobottega e riappare con un’altra scatoletta di viti:
  • Ecco le viti che ha chiesto, sono queste?
  • Beh, sì, sono in ottone rinforzato. In acciaio inox non ce l’ha?

Il negoziante è sull’orlo di una crisi di nervi, ma il bon ton da commerciante riesce a parare il colpo per cui replica ancora, educatamente:

  • N… no! Ho solo queste, mi dispiace!
  • Pazienza! Cercherò altrove.

Il buon Eugenio se ne va, dopo aver messo a dura prova la pazienza del negoziante e della lunga fila di clienti , accumulatasi nel frattempo.

La sua vita lavorativa non è migliore. I rapporti con colleghi e collaboratori sono tutt’altro che felici. Per esempio, durante un caldissimo giorno lavorativo in Africa, coinvolto in un progetto internazionale (mirato alla realizzazione di 1.200 km di strada in pieno deserto), rivolgendosi al Geometra Progettista Capo, esclama:

  • Questa livelletta è approssimativa: troppo poco scavo. La terra ottenuta non è sufficiente a coprire il rilevato. Geometra: un po’ d’attenzione, per favore!
  • Ma… Mastro Ingegnere… lo scavo costa di più e…
  • Ma dove ha la testa, Geometra? Mi spiega dove andiamo a prendere poi  la terra mancante per riempire la massicciata su cui poggia la strada in sopraelevazione? Qui è tutto deserto e la roccia utile è a 500 km di distanza. Occorrerebbero più di 100 camion e accumuleremmo una settimana di ritardo sui tempi di consegna, senza contare che i costi lieviterebbero alquanto.  Invece, scavando di più questa roccia otterremo anche una salita più lieve, oltre alla terra utile per riempire la rampa
  • Ma possiamo sempre sopraelevare ponteggiando – insiste il geometra
  • Peggio. Costerebbe ancora di più e questa zona è ad altissimo rischio sismico, niente ponti. Quindi, Geometra, se non ha altre idee malsane da propormi, proceda con le modifiche sul progetto e non ci faccia perdere altro tempo!

Peraltro Eugenio non è incline a condividere le sue ricerche, i suoi risultati, i suoi progetti, le sue idee:  opera in prima persona, in piena autonomia e non ascolta i consigli di alcuno.

Le sue (rare) assenze recano grande disagio nei gruppi di lavoro ove si trova a operare: la sua presenza è sempre indispensabile e, quando si ammala, si fermano tutte le attività dov’è coinvolto in prima persona. Niente e nessuno può controbattere le sue affermazioni. I suoi calcoli e le sue proposte non trovano margine di discussione alcuno.

Col tempo, nell’ambiente di lavoro Eugenio riesce a farsi odiare da tutti. Sebbene le sue idee siano geniali e ben apprezzate dallo staff dirigente, i suoi modi non sono graditi. I colleghi lo hanno soprannominato “Ingegner Sotutto”.  A mensa, siede solitario a un tavolino quattro posti per tutta la durata del pasto. Qualche tempo prima, in una società edile romana, si era guadagnato il vuoto intorno dopo una discussione di questo tipo:

  • Questa notte ha fatto un tale freddo che mi si sono gelate le tubazioni. Poi, quando si sono disgelate, spruzzava acqua dappertutto: si erano incrinate – lamentava Leandro, un muratore
  • A me è successo di peggio – affermava Antonio, un disegnatore –  mi è scoppiato il contatore dell’acqua

Così altri lamentavano lo stesso problema o simili, finché Eugenio, uscito immune dalla guerra notturna del gelo, esordì altezzoso:

  • Perché nessuno di voi ha pensato di lasciare aperto un filino d’acqua al rubinetto più basso come ho fatto io: l’acqua scorre e non gela
  • Ma non è mai successa una cosa del genere, qui, a Roma, nessuno poteva immaginare…
  • Bisogna sempre essere previdenti, caro amico – concludeva Eugenio, seminando astio nei suoi confronti

Così, i colleghi, costretti al silenzio, preferiscono ignorare le “soluzioni evidenti” da lui pensate e cercano di cambiare discorso. Ma Eugenio incalza:

  • Inoltre il mio idraulico, dietro mie precise istruzioni, ha posto un rubinetto generale in cucina, in bagno e nel locale caldaia, cosicché, se dovesse esserci un qualsiasi problema nelle tubazioni casalinghe, isolo solamente un locale e non rimango senz’acqua. Bisogna essere sempre previdenti!

Nessuno, ma proprio nessuno, già provato dalle proprie disgrazie, plaudì la sua grande idea, nessuno si complimentò con lui per le sue intuizioni, nessuno gli porse più attenzione da quel momento in poi. Il datore di lavoro di turno, col tempo, decise di allontanarlo: preferì  fare a meno delle sue soluzioni esclusive che alterare gli equilibri aziendali.

E nella vita privata le cose non vanno meglio: anche i pochi amici che ha raccolto in gioventù, uno dopo l’altro col tempo prima lo evitano, poi l’abbandonano.

Di male in peggio la vita sentimentale. Ogni qual volta incontra una donna, dopo il promettente approccio iniziale, nel giro di pochi giorni riesce a rovinare tutto.  Eugenio non è un uomo di bell’aspetto, dunque cerca di compensare con altre qualità. Ecco una delle sue iniziative volte alla conquista dell’altro sesso:

  • Hai visto, Marcella che bella Luna luminosa, stasera? – esordisce dolcemente nel luogo giusto e al momento giusto
  • Oh, sì, Eugenio, la Luna stasera è speciale! – reagisce positivamente la donna.

A questo punto Marcella, con Eugenio sotto una possibile Luna galeotta, si aspetta un velato rituale di corteggiamento, già pregustato con l’esordio, ma…

  • Lo sai, Marcella? La Luna dista dalla nostra Terra ben 384.400 km e ruota intorno a essa mostrando sempre la stessa faccia!
  • Oh, che bello! – soggiunge la donna assaporando l’approccio romantico
  • Ed è in pieno plenilunio! In questa fase la Luna mostra tutta se stessa, tutto l’emisfero visibile, in quanto la sua posizione è compresa fra il Sole e la Terra!
  • Tutto ciò è splendido Eugenio, quante cose sai! L’armonia dell’Universo in sintonia con la Natura mi affascina e…

Non riesce a finire la frase che Eugenio si lascia prendere la mano nella dotta digressione scientifica e la interrompe:

  • Sì, è un gioco di probabilità, perché sai Marcella? Quando un piccolo corpo celeste che viaggia in linea retta (quale potrebbe essere la Luna)  si avvicina a un corpo celeste molto più grande (quale potrebbe essere la Terra), il suo itinerario viene deviato, causa la reciproca attrazione
  • Oh Eugenio! – esulta la donna – è bellissimo! Due corpi viaggiano nello spazio ognuno per la sua strada… finché le due strade s’incrociano e uno dei due viene attratto dall’altro… cosa stai cercando di dirmi?
  • Semplicemente che l’attrazione gravitazionale operata dal corpo celeste più grande potrebbe costringere il corpo celeste più piccolo allo scontro: quest’ultimo descriverà una spirale intorno al corpo celeste più grande fino a scontrarsi con esso.

Marcella è perplessa. Annuisce, ma non è sicura di capire: ancora non sa dove il suo candidato partner voglia andare a parare. Eugenio continua imperterrito:

  • Ma se la forza centrifuga scaturente dalla rivoluzione del piccolo corpo celeste intorno al corpo celeste più grande riesce a compensare l’attrazione di gravità, il piccolo corpo celeste ruoterà intorno a quest’ultimo per un periodo tendente all’infinito. In pratica resterà per sempre in orbita,  ed  è ciò che è successo alla Luna con la Terra, per via della gravità, hai capito?
  • Sì Eugenio. Ho capito perfettamente  – risponde la donna delusa – ed è quello che succede alla nostra mai iniziata relazione. Tu sei come la Luna e io come la Terra.  Hai corso verso di me, ha incrociato la mia strada, ma mi ruoti  intorno, ma stai orbitando all’infinito, poiché l’unica attrazione che riesci a provare è quella di gravità!
  • Che vuoi dire? Non capisco… – ribatte Eugenio, cadendo dalle nuvole
  • Dico che sei troppo scienziato per capire la “gravità” della situazione. Credevo volessi parlarmi di argomenti interessanti, invece sei qui a propinarmi una lezione d’astronomia. Due corpi umani non si attraggono all’infinito, caro scienziato, quindi smettila di “orbitare” intorno a me e continua a vagare nel tuo “spazio”. Addio, amico genio, le nostre strade si dividono ora.

E questo è stato l’ultimo dei tanti approcci falliti di Eugenio. Una vita lavorativa brillante, frustrata da una vita sociale azzerata, una vita sentimentale praticamente inesistente. A 60 anni compiuti Eugenio comincia a soffrire per  la solitudine. Il lavoro è di routine, non gli dà più stimoli. Eugenio è sempre più isolato da tutti. Ogni sera rientrando a casa si guarda allo specchio cercando di guardare dentro di sé, fino a scoprire che in tutta la vita non ha mai sognato. L’immagine riflessa sembra rimproverarlo, ma non riesce a capire di cosa.

  • Cos’hai da guardarmi così? Sembra tu voglia rimproverarmi di qualcosa, ma cosa? – urla  rivolgendosi allo specchio.

L’immagine riflessa pare scuotere la testa. Anche la sua coscienza ha rinunciato. La passione per la scienza lo ha portato a tagliare i traguardi più difficili sempre in testa, ma nessun obiettivo di vita terrena all’orizzonte.

Nella sua vita non ha mai tempo da dedicare a qualcuno, non trova argomenti di conversazione diversi dalle sue nozioni erudite, non si è mai calato nei panni altrui: vede il mondo solamente dal suo punto di vista. Pensa solo a se stesso,  senza egoismo né altruismo, ma anche senza sogni, senza obiettivi per cui possa valere la pena di combattere o perlomeno scendere a compromessi: il suo bieco orgoglio ha sempre la meglio.

Passano altri anni, arriva la pensione. Venendogli a mancare il lavoro, sua principale occupazione, i vuoti del tempo libero fanno emergere le sue sepolte frustrazioni. Decide di scrivere libri per passare il tempo. Ancora un successo dietro l’altro. I suoi insegnamenti sulle tecniche progettuali edili fanno il giro del mondo. Si arricchisce a dismisura. Il suo nome è sinonimo di fiducia e sigillo di garanzia anche a livello mondiale: in altre parole un mito internazionale. Viene intervistato dai maggiori magazine del settore. La notorietà gli offre barlumi di felicità che si spengono insieme ai riflettori dopo le interviste.

Il suo specchio, silenzioso amico fidato e sincero, l’unico che non gli volta le spalle, sembra redarguirlo. La sua immagine riflessa scuote la testa e chiude gli occhi in segno di resa.

Gli anni passano. Con la vecchiaia, arrivano anche gli acciacchi, i dolori e i problemi di salute. Eugenio finisce in ospedale, più volte, a intervalli sempre più ravvicinati. La sua vita, mai flagellata da malattie gravi o sofferenze fisiche, volge al tramonto. La notizia fa il giro del mondo, ma nessuno viene a fargli visita: solo il personale ospedaliero per i rituali controlli. Eugenio non manca di farsi riconoscere per il suo caratteraccio: riesce a essere scortese anche con chi si prende cura di lui. Non si rassegna all’avvicinarsi della fine e si accanisce con ogni persona gli capiti a tiro.

Nel letto d’ospedale non vuole un prete per l’estrema unzione (non è mai stato credente), ma uno specchio. Lo specchio, suo unico amico inseparabile in tutti gli ultimi anni trascorsi in completa solitudine, unico mezzo col quale riesce a guardare dentro di sé, quell’immagine riflessa che, stavolta, sembra parlargli. Per la prima volta, Eugenio riesce a comprendere. Un lungo colloquio con se stesso, poi, deciso, chiama l’infermiera:

  • Voglio un esecutore testamentario, presto… per… per favore!

Per la prima volta Eugenio pronuncia un’espressione di cortesia, decadono i soliti toni arroganti. L’infermiera, quasi stupita, gli si avvicina con grazia e gentilezza, per verificare che non stia delirando:

  • Ma dottor Eugenio… lei non ha parenti, che testamento vuole fare?

Eugenio stavolta non reagisce malamente e, con estrema dolcezza, le prende la mano guardandola teneramente negli occhi. Chiamandola per nome le risponde:

  • Alma, lei è l’infermiera più dolce e gentile che abbia mai conosciuto, una persona fin troppo educata e paziente, con un impaziente come me!

Entrambi ridono allegramente. Un’esplosione d’allegria spalanca la bocca di Eugenio, che da tempo immemore  non pronuncia una battuta.  Ai tempi dell’Università risale anche l’ultima risata di cuore come questa, uno sfogo vitale che quasi non vuole fermare.  Alma capisce e rapidamente provvede a far esaudire la sua richiesta. In poco tempo si presenta un distinto signore con un registratore e un taccuino, insieme a due testimoni.

Nelle sue ultime volontà, Eugenio compie il primo suo gesto d’altruismo e d’amore della sua vita: con l’aiuto di Alma compila un elenco di donazioni a enti umanitari cui devolvere il suo consistente patrimonio.

Lo specchio adesso sembra sorridere e annuire. Adesso Eugenio può morire sereno e riposare in pace. La sua estrema buona azione gli ha procurato in punto di morte quel momento di felicità da sempre anelato, sempre cercato ovunque, tranne che nel luogo che la sua immagine riflessa gli ha indicato per tutta la vita, il luogo più vicino alla sua anima: il cuore.

Questo racconto tutt’altro che favolistico ha una doppia morale:

Tutto l’oro del mondo non potrà mai soddisfare  i desideri del cuore e dell’anima nascosti sotto la scorza dell’egoismo tipico dell’essere umano.

Il sapere proprietario è fine a se stesso, quindi inutile alla comunità organizzata. La condivisione della conoscenza favorisce il progresso,  il genio ne è escluso.  Eugenio ha capito solo in punto di morte di essere doppiamente solo, ma in tempo per morire felice.

Vincenzo Pisano

Scrittore, Musicista, Informatico