Non siamo soli nella Galassia
Alla ricerca della vita nella nostra Galassia

Da decenni le antenne del SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) scandagliano l’universo alla ricerca di un segnale, anche di un solo singolo segnale, che possa far dire: non siamo soli!

La ricerca di onde radio che trasportino un segnale preciso, ripetuto e costante è ciò che gli scienziati sperano di ricevere in quanto, secondo lel leggi della fisica, questo genere di onde non subiscono “alterazioni” durante il loro viaggio pertanto – sostengono radioastronomi, astrofisici, astronomi e “cacciatori di alieni” – una eventuale civiltà extraterrestre utilizzerebbe questo genere di emissione per cercare vita nel cosmo. Esattamente come fanno i nostri scienziati, che “sparano” segnali radio verso quelle che ritengono essere le zone più promettenti per l’eventuale esistenza di una civiltà evoluta, almeno quanto la nostra.

L’anello di radiotelescopi posizionati in varie parti del mondo hanno anche fatto sobbalzare i radio astronomi più diuna volta: segnali intermittenti, costanti, forti e provenienti dallo spazio profondo hanno fatto pensare “ecco, ci siamo!”, per poi far crollare il castello delle congetture e riportare tutti alla realtà: di sicuro erano onde radio estremamente interessanti, ma emesse da stelle del genere Quasar (Quasi Stellar Radio Source) capaci di ruotare su se stesse a velocità incredibili e così costanti da consentire la regolazione al millesimo di secondo. E queste rotazioni sviluppano onde radio.

Ma l’esperienza vince su tutto e, grazie alle “sconfitte”, si è ormai in grado di capire fin da subito se il segnale captato proviene da una sorgente stellare o… Già, o…

Poi, arrivano notizie come questa: nella Via Lattea potrebbero esistere almeno una trentina di civiltà intelligenti. E’ questo il risultato di una stima che si basa su ciò che viene chiamato Limite Copernicano dell’Astrobiologia, cioè un’applicazione della teoria dell’evoluzione su scala cosmica. A dirlo è quasi semplice: si calcola il tempo medio necessario alla comparsa di una civiltà simile a quella umana. Complimenti, ma qui arrivano le domande, i dubbi, i “che accidenti significa”, ma come si fa a calcolare il tempo medio necessario eccetera eccetera. Quindi è meglio accettare la cosa con umile ignoranza e fidarsi del risultato pubblicato su The Astrophysical Journal dal gruppo dell’Università britannica di Nottingham coordinato da Christopher Conselice.

Radiotelescopio di Arecibo

La stima, dicono i ricercatori, ha dato come risultato che le civiltà intelligenti presenti nella nostra galassia si troverebbero in media a diciasettemila anni luce dalla Terra e qui compare il primo stop: questa è una distanza che secondo gli esperti non consentirebbe di comunicare con chiccessia alla luce delle nostre attuali tecnologie.

Il limite preso in considerazione è quello di cinque miliardi di anni perché una civiltà intelligente possa essersi sviluppata fino ai nostri attuali livelli (la Terra ha quattrovirgolasei miliardi di anni). Prendendo come limite che una civiltà intelligente possa essersi sviluppata in circa cinque miliardi di anni, come avvenuto sulla Terra che ha 4,6 miliardi di anni, i calcoli degli studiosi di Nottingham hanno portato a considerare che “… nella Via Lattea dovrebbero già esserci trentasei civiltà attive”. Ovviamente questa stima si basa sul fattore tempo, cioè da quanto tempo le supposte civiltà avanzate hanno la capacità tecnologica di emettere nello spazio segnali della propria esistenza, che siano segnali radio o satelliti in viaggio alla ventura. In ogni caso lo studio ha preso come riferimento la notra capacità di trasmettere segnali radio, capacità che siamo in grado di esercitare da circa un secolo.

Questa ipotesi non tiene conto di alcuni aspetti essenziali, spiegati dall’astrobiologa Barbara Cavalazzi dell’Università di Bologna. Intanto non sappiamo ancora quando e come abbia avuto origine la vita sulla Terra. E poi, una stima di quanti pianeti del Sistema Solare e della nostra galassia siano abitabili non è cosa semplice in quanto vanno prese in considerazione le condizioni fisiche e chimiche in grado di sostenere la vita, cosa che non sappiamo ancora. E poi quali potrebbero essere le condizioni minime necessarie a una vita extraterrestre? Per forza come quelle presenti sulla Terra? Non è certo detto. Intanto l’astrobiologia si sta muovendo alla ricerca di risposte all’eterna domanda se “siamo soli nell’universo”, le prossime missioni su Marte, Exomars 2022 e Mars 2020, più le preanunciate e abbastanza future missioni su Europa quarto satellite di Giove), Encelado e Titano (satelliti di Saturno).

In conclusione, dato l’enorme e intenso interesse da parte della scienza alla possibilità di vita su altri pianeti, c’è da credere che quasi certamente “Non ci Siamo solo Noi”