Gustave Effel: Origini

Alexandre Gustave Bönickhausen, detto Eiffel”  nasce a Digione il 15 dicembre 1832 e muore a  Parigi il 27 dicembre 1923. E’ stato un ingegnere e imprenditore francese.  Primogenito di Catherine-Mélanie (nata Moneuse) e Alexandre Bönickhausen. Il padre era discendente di Jean-René Bönickhausen, un tedesco di Marmagen stabilitosi a Parigi all’inizio del secolo. Ritenendo il proprio cognome originario problematico perché difficile da pronunciare per i francesi, decise di cambiarlo in «Eiffel», dal nome delle montagne Eifel site nella natia terra di Germania. Tuttavia, alla nascita, il cognome del piccolo Gustave venne registrato come Bönickhausen, per poi mutare definitivamente in Eiffel nel 1880.

Contesto Storico

La figura professionale di Gustave Eiffel è inscindibile dal contesto storico del tempo, animato dai fermenti della Seconda Rivoluzione Industriale. Come nel Rinascimento, quest’ondata di rinnovamento coinvolse anche l’architettura, la quale conobbe in questi anni uno sviluppo senza precedenti grazie all’entrata in produzione di nuovi materiali da costruzione, come la ghisa, l’acciaio e il vetro. In questo modo entrò in crisi la figura dell’architetto, la quale, pur essendo in possesso di una solida formazione artistica, non poteva certo confrontarsi con questi nuovi materiali, dei quali non conosceva né le caratteristiche né le potenzialità. Vincente fu invece la figura dell’ingegnere che, pur non disponendo delle stesse competenze artistiche degli architetti, poteva contare su una solida preparazione tecnica e costruttiva. «L’architettura degli ingegneri», come venne prontamente battezzata, fu dunque la più alta espressione di una «democratizzazione dell’architettura», poiché a determinare il successo di un edificio non era più il gusto estetico del singolo costruttore, bensì l’applicazione corretta dei metodi e modelli matematici (accessibili a tutti) al calcolo delle strutture edili.

Un Leonardo Da Vinci contemporaneo: dai “ponti smontabili” alla Statua della Libertà

Eiffel è stato uno degli interpreti più convinti di questo fervore progressista. Intuì subito le innumerevoli possibilità legate all’uso del ferro e decise prontamente di spostare la propria ricerca artistica dal piano delle forme a quello delle funzioni. Secondo Eiffel, infatti, un edificio non deve tanto rispondere a considerazioni di tipo estetico, né tanto meno all’estro arbitrario del progettista, bensì deve obbedire a determinati requisiti di sicurezza, di funzionalità e di economicità. Non a caso, la visione architettonica di Eiffel (che in ogni caso si può estendere a diversi altri architetti del periodo, come Labrouste, o Paxton) ebbe modo di esprimersi soprattutto nelle cosiddette «grandi strutture», ovvero ponti, viadotti, stazioni ferroviarie e padiglioni espositivi.

Nel 1867, grazie ai generosi aiuti finanziari della famiglia, Eiffel riuscì a fondare una propria impresa, la «Maison G. Eiffel – Ateliers de constructions métalliques», aprendosi uno spazioso atelier al n. 48 di Rue Fouquet, a Levallois-Perret, un comune alle porte di Parigi. In questo modo Eiffel ebbe modo di proseguire le sue ricerche sulla metallurgia, «studiando in particolare l’unione degli elementi in ferro e ghisa, le armature ad arco, il lancio delle travate metalliche, i piloni quadrangolari controventati e quelli a costolatura curva e brevettando un sistema per ponti smontabili».

Eiffel realizzò ben 42 ponti. I “Ponti Smontabili” furono un’idea rivoluzionaria di quell’epoca: è uno dei primi ad utilizzare cassoni ad aria compressa. Nel 1877, in Portogallo, porta a termine i lavori del viadotto in acciaio Maria Pia, un ponte ad arco che attraversa il fiume Douro, a Oporto. Tra il 1880 e il 1884, nella Francia centro-meridionale, realizza un altro viadotto, il Garabit. Posto a 122 metri di altezza sopra il fiume Truyère: rimarrà a lungo il ponte più alto del mondo.

Nelle opere di Eiffel, in particolare, è facile vedere «come non ci sia un’idea formale alla base, il risultato si ottiene con la coerenza progettuale derivata dallo studio tecnico e costruttivo». Opere costruite secondo questi principi furono la Torre Eiffel e il Ponte Ferroviario di Garabit, dove è stato adottato l’arco a sezione variabile proprio per evitare che le varie sollecitazioni esterne andassero a compromettere l’equilibrio dell’intera struttura.

La partecipazione alla progettazione del Canale di Panama

Il Canale di Panama fu progettato da Ferdinand de Lesseps, reduce dal successo del canale di Suez, ma di fronte ad alcuni problemi, come il taglio della Culebra (altezza 87 metri), Lesseps fece appello a Gustave Eiffel, che accettò di rivedere il progetto. Eiffel ne rimise in discussione tutta la concezione, in particolare prevedendo di chiuse a diversi livelli, mentre Lesseps avrebbe voluto realizzare un canale a livello unico, come a Suez, senza preoccuparsi della natura geologica della regione attraversata. Il progetto fu, in definitiva, rifatto daccapo. Il contributo di Eiffel fu fondamentale e determinante.

Altra cifra stilistica fondamentale delle opere di Eiffel è la «sincerità strutturale», secondo la quale «ogni elemento della costruzione è conformato e posizionato in base a ciò che deriva dall’analisi statica della struttura stessa»: esemplare, in tal senso, è il profilo della torre Eiffel, descritto da un motivo statico che si ottiene «imponendo la condizione di uniforme resistenza e compressione ed anche un carico laterale uniformemente distribuito, cioè il vento, su tutta la struttura», e non da particolari esigenze estetiche.

La Statua della Libertà

La svolta nella sua carriera arrivò quando decise di ampliare i suoi progetti, dando spazio ad altre opere di costruzione, oltre i ponti. Si dedicò, ad esempio, all’edificazione di una cupola che sovrastasse l’osservatorio astronomico della città di Nizza. Fu un progetto molto importante che gli diede slancio verso qualcosa di completamente diverso rispetto al passato, fungendo da chiave di volta per il suo inestimabile successo professionale. Nel 1879, Gustave Eiffel sostituì l’ingegnere Eugène Viollet-le-Duc, dopo la sua morte inaspettata. Ciò gli valse la consegna di un progetto incredibile, che lo portò ad erigere, con la collaborazione dello scultore Frédéric Auguste Bartholdi, il simbolo degli Stati Uniti d’America: la Statua della Libertà. Il monumento, costruito su base reticolare d’acciaio all’interno e rivestito con 300 fogli di rame sagomati all’esterno. Costruita in Francia, fu donata agli States in commemorazione della dichiarazione di Indipendenza del secolo precedente. Il trasporto vide l’impiego di una nave e quasi duemila casse, adoperate per contenere le parti della statua, assemblata poi a New York.

E dulcis in fundo il capolavoro : La Torre

Il vero progetto di punta di un’intera carriera fu, ovviamente, l’omonima Torre Eiffel, simbolo incontrastato della città di Parigi e di tutta la Francia, probabilmente l’edificio più conosciuto al mondo. Inaugurata il 31 marzo 1889, con i suoi 312 metri di altezza (quattro volte la Torre di Pisa!), la Dame de Fer (nome originale attribuito da Gustave Eiffel) è un’opera unica. Composta da 12 mila diversi componenti ben distinti tra loro e oltre 2 milioni di rivetti, ognuno dei quali studiato nel dettaglio e assemblato per durare nel tempo e fronteggiare ogni agente atmosferico. La sua costruzione ebbe inizio nel 1887 in occasione dell’Esposizione Universale che si sarebbe tenuta due anni dopo. Tempi record per una struttura dal design unico, oggi considerata un vero capolavoro, ma che impiegò diverso tempo per farsi accettare dai cittadini francesi. Eiffel pose la condizione che avrebbe dovuto essere demolita dopo vent’anni. Si dice che i più non si abituarono subito a questa presenza importante nel cuore dello skyline parigino. Ma presto gli ingenti introiti, da subito derivati dal crescente turismo, fecero cambiare idea ai reticenti, non solo: la torre non fu mai demolita, anzi migliorata.

Segreti e curiosità sulla Torre Eiffel che pochi conoscono

Queste sono alcune tra le curiosità più bizzarre sul simbolo di Parigi, costruito da Gustave Eiffel:

  • Lo stanziamento erogato per la costruzione della torre fu recuperato in soli 6 mesi, grazie all’ingente afflusso turistico da tutto il mondo
  • I primi visitatori della Torre, nel 1889, furono la famiglia reale d’Inghilterra e l’attore americano Buffalo Bill;
  • Il giorno dell’inaugurazione, Eiffel salì a piedi i 1.710 gradini della Torre per issare sulla punta la bandiera francese
  • Alla base della torre sono incisi i nomi di 72 scienziati e ingegneri francesi di spicco
  • Ogni 5 anni si utilizzano 50 tonnellate di colore per riverniciare la Torre ed evitarne il deterioramento dovuto alla ruggine
  • Gli ascensori al suo interno percorrono 100 mila chilometri all’anno
  • La Torre Eiffel, con i suoi 7 milioni di visitatori circa ogni anno, risulta il monumento a pagamento più frequentato al mondo
  • Ogni giorno i negozi all’interno della torre ricevono rifornimenti per 4 tonnellate di souvenir, mentre i ristoranti 6/8 tonnellate di prodotti alimentari;
  • Durante l’inverno la struttura si restringe da 4 a 8 centimetri. Nei giorni più caldi dell’anno, invece, si dilata. Nel 1976 è stato registrato il record di spostamento pari a 18 cm circa;
  • Franz Reichelt, un sarto di origine austriaca, morì il 4 febbraio 1912 lanciandosi dal 1° piano della Torre per testare il paracadute da lui progettato;
  • Sulla cima della struttura è possibile vedere la camera privata di Gustave Eiffel.

La Vita oltre le Opere

Mi son sempre chiesto: “Ma un uomo così geniale, che ha raccolto successi a livello planetario, quanto si sarà arricchito? E quanto le donne e l’amore hanno influito nella sua carriera?”

La risposta è un po’ nella storia, un po’ nella fiction del film “Eiffel”. Eiffel era riluttante a costruire la torre di ferro di 324 m, originariamente intesa come struttura temporanea per l’ingresso allEsposizione Universale del 1889. Eppure, con una decisione che ancor oggi sconcerta gli storici, alla fine aveva acconsentito. La spiegazione di questo improvviso cambio decisionale è in una donna di nome Adrienne Bourgès, che Eiffel aveva amato da giovane e a cui era stato negato il permesso di sposarla. Lei aveva 17 anni e lui 27, e all’inizio della sua carriera. Era arrivato nella città per costruire un ponte di ferro sul fiume Garonna. Era sbocciato l’amore e la coppia sperava di sposarsi. Ma la proposta di matrimonio era stata respinta dal padre della Bourgès, che non pensava fosse il marito giusto per la figlia.

Esito analogo ebbero altri tre rapporti con ragazze appartenenti a famiglie ricche, a tal punto che Eiffel, ormai disilluso, arrivò a scrivere alla madre:

«Mi accontenterei di una ragazza con una dote normale, un visino grazioso, d’umore gaio e costante, e di gusti semplici. In verità, quello di cui ho bisogno è una brava donna in casa che non mi dia troppo sui nervi, fedele e capace di darmi bei bambini»

Ripetutamente umiliato, Eiffel alla fine si sposò con una “brava ragazza”, l’amica di famiglia Marguerite Gaudelet, della sua città natale Digione. La coppia ebbe ben cinque figli. Nel 1877, Marguerite morì a soli 32 anni. Eiffel, che aveva 42 anni, quando rimase vedovo era ricco, un uomo di successo. Non si è mai risposato. È a questo punto che la storia diventa romanzo, nel film “Eiffel”: Eiffel incontra Adrienne, ormai sposata con uno dei suoi amici, e c’è un ritorno di fiamma. Adrienne entra nuovamente nella vita dell’ormai affermato Eiffel, il quale, sconvolto ed emozionato dall’incontro, progetterà il suo capolavoro a forma di “A”, in omaggio alla donna, suo primo, vero e unico amore di gioventù.

Vincent

Scrittore, Musicista, Informatico

Fonti : Focus TV, StyleCult Innovation Magazine https://www.stylecult.it/, Wikipedia

E, dulcis in fundo, la storia d’amore tratta da una recensione del film “Eiffel” del 2021, disponibile su Sky già dal 14 Febbraio https://tg24.sky.it/spettacolo/cinema/2022/02/14/eiffel-recensione