Il simbolo perduto

Giulia: Ciao a tutti! Benvenuti a questo nuovo appuntamento con la rubrica Piccoli Lettori… come me!

Argo: Ciao, Giulia! Mamma mia! Cos’è quel librone che hai in mano?!

Giulia: Non ci vediamo da un po’… ricordi il ciclo Angeli e demoni di Dan Brown? I cinque libri con protagonista il professor Langdon?

Argo: Sì, certo che ricordo. Qualche mese fa ci siamo fermati a Il codice da Vinci, il secondo volume della saga. Il libro enorme che hai portato oggi è il terzo?

Giulia: Ecco Il simbolo perduto di Dan Brown.

Argo: Finalmenteeee! Ci hai messo tanto a leggerlo!

Giulia: Beh… come vedi tu stesso è abbastanza impegnativo, poi tra la scuola e tutte le altre cose… come vorrei avere più tempo per leggere!

Argo: Tranquilla, prenditi i tuoi tempi. Io e i Piccoli Lettori ti aspettiamo lo stesso. Del Simbolo perduto ci parlerai dopo: prima puoi rispolverarci un po’ la memoria? Cos’è il ciclo Angeli e demoni?

Giulia: Il ciclo Angeli e demoni è noto anche come ciclo Il codice da Vinci, dal titolo del suo secondo volume, che è anche il più famoso. È una raccolta di cinque libri scritti da Dan Brown. Attraverso quest’opera, l’autore vuole esprimere una critica nei confronti della Chiesa cattolica e delle sue azioni, passate e future; è centrale anche il tema della disputa tra scienza e fede, di cui abbiamo la massima espressione nel primo romanzo, Angeli e demoni.

Argo: E riguardo al protagonista?

Giulia: Robert Langdon è professore di storia dell’arte all’Università di Harvard e esperto in simbologia. È protagonista di tutti e cinque i romanzi e, al contempo, investigatore: grazie alle sue conoscenze nel campo dell’arte, viene spesso chiamato a risolvere misteri che ruotano attorno ad essa.

Argo: Ora puoi dirci di cosa parla Il simbolo perduto?

Giulia: All’inizio del romanzo, Langdon si reca a Washington per tenere una conferenza sulla Massoneria, una società segreta del XVIII secolo, su richiesta di Peter Solomon. Entrato nel Campidoglio, il professore si trova davanti a una scena raccapricciante: la mano mozzata del suo amico Solomon è stata ritrovata al centro della Rotonda, posta in una strana posizione e da poco tatuata. Poco dopo, il Direttore della CIA, Inoue Sato, irrompe nella sala e prende il comando delle indagini, sostenendo che l’accaduto potrebbe mettere in pericolo la sicurezza nazionale. Ancora una volta, Langdon viene catapultato dentro un thriller che corre per le strade della capitale e intreccia i segreti della Massoneria, le scoperte delle scienze noetiche e i saperi degli Antichi, volto ad accentuare l’eterna diatriba tra religione e scienza.

Argo: Hai detto spesso che Dan Brown costruisce i suoi romanzi sempre seguendo lo stesso schema: ripetuta tante volte, la trama non potrebbe risultare un noiosa?

Giulia: L’autore ha ricevuto non poche critiche per questo motivo. Ecco un brano tratto da una recensione del Simbolo perduto pubblicata il 13 settembre 2009 su The New York Times a cura di Janet Maslin: Il nuovo libro fa colpo anche se a impatto sembra pericolosamente un clone. Ecco un’altra bizzarra scena in una famosa ambientazione (il Campidoglio, non il Louvre), un’altra serie di segreti cospiratori e un altro cattivo masochista dall’aspetto strano (un uomo muscoloso tatuato, non un monaco albino), che somiglia troppo ad un cattivo dei fumetti. “Se solo conoscessero il mio potere”, pensa la versione di quest’anno, uno psicopatico vanaglorioso che si fa chiamare Mal’akh. “Stanotte la mia trasformazione sarà completa”. La giornalista riscontra una forte somiglianza tra Il simbolo perduto e Il codice da Vinci, sebbene le ambientazioni e i personaggi siano diversi.

Argo: Tu cosa ne pensi?

Giulia: È vero che la struttura, la caratterizzazione personaggi e tutto il resto sono prevedibili… ma prevedibili nel senso che, pur immaginando che qualcosa dovrà accadere, questa accade sempre in modi diversi e ti lascia ogni volta senza fiato! Le analogie tra i tre romanzi che abbiamo letto finora – Angeli e demoni, Il codice da Vinci e Il simbolo perduto – sono evidenti, eppure io non riesco mai ad annoiarmi!

Argo: Hai detto che la caratterizzazione dei personaggi è prevedibile. Spiegati meglio.

Giulia: In base al ruolo che svolgono, i personaggi seguono uno schema fisso. Potremmo dire, degli antagonisti, che solamente il loro nome sia diverso, perché il personaggi hanno le stesse caratteristiche. Silas, antagonista de Il codice da Vinci, ha origini difficili: rifiutato dai genitori perché albino, cresce solo e girovago. In seguito all’evasione da un carcere, viene allevato dal vescovo Aringarosa, che gli fornisce una nuova vita e identità e lo indirizza sul cammino della fede. Nel presente, Silas è un membro dell’Opus Dei e fanatico religioso, tanto da autoinfliggersi torture e castighi per la purificazione della sua anima. Come lui, anche Mal’akh, l’antagonista de Il simbolo perduto, terzo volume della saga, è caratterizzato da un passato difficile, che sfocia nel fanatismo e nell’autolesionismo.

Argo: Hai altri esempi?

Giulia: Ritroviamo queste analogie anche nei coprotagonisti. In ogni romanzo, una donna imparentata con la vittima accompagna Langdon nelle sue ricerche. Vittoria Vetra, figlia di Leonardo Vetra, la vittima di Angeli e demoni, ha molte caratteristiche comuni con Katherine Solomon, sorella di Peter: entrambe sono delle scienziate che hanno compiuto scoperte capaci di stravolgere l’umanità; sono perspicaci, coraggiose e disposte a tutto pur di far luce sul caso. Grazie alle loro doti, rappresentano un grande aiuto per il protagonista.

Argo: È presente anche qui il personaggio dello shapeshifter?

Giulia: Sì, in ogni storia ricorre il personaggio mutaforma, che cambia aspetto da buono a cattivo o viceversa.

Argo: Questa saga è davvero interessante!

Giulia: Lo so! E auguro ai nostri Piccoli Lettori di godersi anche questo terzo volume. Alla prossima!

Argo: Ciao!