Le Mille e una Notte

Le mille e una notte” è forse la più straordinaria raccolta di storie di tutta la letteratura. Il pretesto che dà luogo alla narrazione e che è all’origine del titolo è ben noto: il sultano Shahriyàr, per vendicarsi dell’infedeltà della prima moglie, fa uccidere al mattino le spose con le quali ha trascorso una sola notte. Shahrazàd, la saggia e colta figlia del visir, giovane di grande bellezza, decide di porre fine alla strage; perciò si offre come sposa al sultano, e riesce a scampare alla morte, e a salvare la vita di chissà quante altre donne, grazie alla sua intelligenza e al suo fascino: racconta a Shahriyàr una serie interminabile di bellissime storie, incastonate l’una nell’altra in un sapientissimo gioco di scatole cinesi. Per mille e una notte il crudele sultano ascolta rapito le avventure di dolci principesse, potentissimi re, geni dagli straordinari poteri, personaggi il cui nome è ormai divenuto celebre, come Aladino, Sindibàd il marinaio o Ali Babà. Al termine della narrazione Shahriyàr, ormai innamorato di Shahrazàd, rinuncia alla sua legge disumana e… “da tutti i paesi dell’impero salirono mille lodi e mille benedizioni al sultano e alla deliziosa Shahrazàd, sua sposa”.

Recensione

Lo so, lo so, vi starete chiedendo: che c’è di nuovo nel parlare di un libro che conoscono tutti, ma proprio tutti, come le Mille e una Notte?

In effetti questa raccolta di storie è uno di quei libri di cui chiunque ha sentito almeno parlare: come la Bibbia, Iliade e Odissea, le favole di Grimm, fanno parte del nostro patrimonio genetico culturale.

E proprio come le opere citate sopra, le Mille e una Notte è una di quelle che tutti conoscono, ma che quasi nessuno ha letto davvero.

Ha-ha: vi ho beccati. Lo so perché anche io ero parte della maggioranza di persone che ha visto Aladdin della Disney, ha letto da bambina la storia di Alì Baba e dei quaranta ladroni, e magari sa qualcosina delle avventure di Sindbad il marinaio, e pensa di poter dire con la coscienza relativamente pulita di sapere che cosa sono Le Mille e una Notte.

Be’, è vero, ma solo in parte. Adesso che le ho lette (lette davvero, voglio dire) posso svelarvi alcuni piccoli segreti che forse non tutti sanno, e sfatare alcuni falsi miti.

Falso mito n. 1: tutte le storie le racconta Sheherazade

Non è vero. O almeno, non nel senso stretto del termine. La bella Sheherazade che racconta le storie al principe per salvarsi la vita fa da cornice all’opera completa, ma la struttura delle Mille e una Notte è molto più complessa di un susseguirsi di storie narrate da lei in prima persona. Si può pensare alla costruzione di questa raccolta come ad una specie di albero genealogico: spesso all’interno della storia narrata da Sheherazade compaiono personaggi che, a loro volta, per salvarsi da situazioni di difficoltà, promettono di raccontare storie sorprendenti, diventando narratori di secondo livello. E qualche volta non finisce qui! Come in una specie di matrioska, anche all’interno delle loro storie compare un narratore, di terzo livello quindi, che racconta a sua volta le proprie avventure.

Insomma, la costruzione è molto meno semplice di quanto siamo abituati a pensare.

Falso mito n. 2: le Mille e una Notte sono un’opera unica

Questa è una convinzione che le accomuna con tutti i libri famosi di cui sopra. In realtà, quella che si è cristallizzata in occidente come “la vera” versione delle Mille e una Notte non è altro che un’antologia, una raccolta fatta da Antoine Galland, un francese morto nel 1715, che raccolse le molte storie che circolavano nel mondo arabo durante i suoi viaggi, le tradusse e le adattò in alcuni casi al gusto del pubblico europeo.

Ma da dove vengono le storie quindi? Come si è ricostruito per l’Antico Testamento o L’Iliade, fanno parte di un corpus di tradizioni orali di diversa provenienza. Leggendo, infatti, si può riconoscere come l’ambientazione delle singole vicende vari dal nord Africa alla Persia e all’India. Anche i momenti di composizione sono diversi: mentre le storie più antiche derivano dalla tradizione popolare e si datano intorno al X secolo, secondo gli studiosi le più recenti furono composte intorno al XVI secolo. Sei secoli di storie!

Ci sarebbero fiumi d’inchiostro da spendere sul contenuto de Le Mille e una Notte, ma voglio lasciarvi con una curiosità (si fermi qui chi non ha letto Il Nome della Rosa, perché sto per fare spoiler).

Vi ricordate qual era l’arma del delitto così genialmente architettata da Umberto Eco ne Il Nome della Rosa, appunto?

Ebbene, non l’ha inventata lui! La stessa, identica modalità la usa il medico Douban per vendicarsi dell’ingiustizia subita dal Visir nella Storia del Visir Punito.

Morale? Leggete le Mille e una Notte, potreste avere altre sorprese inaspettate.