Non tutti i mali vengono per cuocere

Abbiamo già visto come cucinare possa diventare una terapia meditativa che ci permette di essere nel qui e ora durante l’atto del cucinare.
Quando questo avviene la passione si trasforma in qualcosa altro, si prende cura del corpo e dello spirito in quello che produciamo, fisicamente il piatto, e metaforicamente nell’atto di farlo, cucinarlo.

In questo la passione della cucina si trasforma in altro e diventa quell’atto pratico del prenderci cura, di noi, di quello che mangiamo, di quel momento che ci permette di stare con noi stessi e per noi stessi.

Un momento magico che ci avvolge e ci culla, ci riempie di sapori e ci avvolge di profumi inaspettati e in quella magia ci fa mescolare, tagliuzzare, canticchiare e assaggiare il frutto di quel momento.

Questo in un mondo ideale, perfetto e idilliaco.

Nella realtà sappiamo che non è sempre così. Dico sempre perché alcuni di questi momenti avvengono se ricercati e dedicati.

Nella maggior parte delle volte, però, in pratica siamo avvolti sempre da mille pensieri, quei fastidiosissimi “devo fare, devo, devo” che non ci mollano un secondo nemmeno quando DOVREMMO dedicarci a noi.

E allora le buone intenzioni le mettiamo, ma poi la realtà è più dura di quanto immaginassimo e quindi…

Metti su l’acqua, suonano alla porta, vai a rispondere.
Taglia le cipolle, piangi un poco, mettile a soffriggere, ti squilla il telefono, pubblicità, “no non mi interessa grazie!”, metti giù e…

La cipolla si cucina troppo, o addirittura di brucia!, e devi ricominciare da capo.
Tagliuzza, piangi un poco, metti il fuoco basso e… Aaah, finalmente tutto fila liscio.

La cipolla è rosolata il giusto, aggiungi il pomodoro e lasci a fuoco lento lento che si cuocia pian pianino. L’acqua bolle, puoi metter su la verdura a lessare.

Un respiro, e tutto è tornato al posto giusto. Il sugo pian piano fa il suo percorso di cottura, la verdura scalpita. Finalmente un momento di relax e pace.

Succede così, no? Nella maggior parte dei casi, quando siamo sovrappensiero e ci mettiamo a fare le cose, però poi il momento di pace lo troviamo, chiamiamo l’amica, facciamo 4 chiacchiere ci rilassiamo, riusciamo a ritrovare quell’equilibrio e quel contatto che nel momento in cui la ruota gira troppo velocemente perdiamo.

Riprendiamo a respirare a ritrovare il nostro ritmo, la nostra armonia.

E dimentichiamo le verdure sul fuoco!!!

Oggi non è proprio giornata. Scolo le verdure, sono troppo cotte, tutte spappolate, immangiabili per essere condite con un po’ di sale e olio.

Poco male, il sugo è pronto, almeno quello, metto la pasta a cuocere e questa volta punto il timer a svegliarmi dai miei mille pensieri.

Le verdure… Quanto odio quando viene sprecato il cibo o qualcosa non viene come l’avevo immaginato mentre lo preparo. Eppure è il prezzo da pagare per non essere concentrati nel momento in cui ci prendiamo cura delle cose.

Molte volte diamo la colpa agli eventi esterni per ciò che accade, eppure basterebbe quel poco di attenzione e cura, che non ce ne rendiamo conto. Quella telefonata, quel postino, diventano le buone scuse per il fallimento.

Eppure…

Eppure quelle verdure possono diventare un’ottima zuppa, una frittata, una base per delle polpette!

Quanto l’aspettativa ci frega in quello che stiamo facendo, solo perché magari ci esce diversamente da come l’avevamo immaginato? Quanto a volte basta guardare quello che abbiamo in modo diverso, liberarci dall’aspettativa e liberare la nostra creatività per farne qualcosa di nuovo?

È proprio vero che non tutti i mali vengono per cuocere!

Alessandra Collodel