Papaveri, tra vita e morte

Tra le varie lezioni di arte che mi sono rimaste impresse ce n’è una che risale al primo anno di liceo, quando stavamo studiando la civiltà minoica e il professore a un tratto ha proiettato l’immagine di una statuetta rappresentante la Dea dei serpenti

La particolarità della statua, nonché della dea, è di avere una doppia valenza, da un lato è rappresentazione della fertilità, e lo si intuisce sia dal gatto che le fa da copricapo, sia dai serpenti che stringe tra le mani (simboli di femminilità), questi ultimi però possono avere anche un’altra simbologia alle spalle, il che porta al secondo lato della divinità, quello legato alla morte, perché i serpenti vengono spesso chiamati in causa per il veleno mortale di cui sono talvolta possessori. 

A suffragare la dualità della Dea ci sono anche i papaveri che ornano il suo capo, considerati i fiori dell’oblio (in ogni sua forma) per eccellenza, nonché veri protagonisti dell’articolo.

Fin dalle antiche culture il papavero è stato sfruttato come narcotizzante, è quindi evidente il suo legame con l’aspetto del sonno che può, tuttavia, esser visto anche come metafora per la morte, o come elemento di “consolazione” per le pene che da svegli – e vigili – bisogna affrontare. 

In medicina, inoltre, si trova sotto forma di Morfina, da Morfeo, il dio del sonno greco. Il papavero è anche usato per produrre una sostanza stupefacente nota come oppio, il cui effetto è un oscuro e insalubre ottundimento.

Nella canzone “La Guerra di Piero” di De André compare una distesa di papaveri a fare da letto di morte per il protagonista del testo, che per un atto di bontà ha decretato la propria fine.

Tuttavia è da precisare che sono i papaveri rossi a essere così legati a tutti gli aspetti attinenti alla sfera dell’oblio, mentre le altre colorazioni che può avere questo fiore assumono altrettanti significati.

Il papavero bianco viene associato alla sfortuna, quello giallo è il suo contrario e denota successo, infine il rosa è un richiamo alla serenità, con la sua tinta tenue.

In definitiva, come ogni altro fiore nell’ambito della florigrafia, il papavero è pieno di significati e non meno complesso delle rose di qualche articolo fa, scindendosi tra la vita e la morte in una dimensione quasi di stampo onirico.

Silvia Costanza Maglio