Penelope e l’inganno…della pagina!

Una caraffa d’acqua, luce spenta e il monitor del computer che emana un bagliore biancastro a tratti inquietante. Il programma di scrittura prediletto aperto su un nuovo documento, intonso, etereo. Le parole nella mente prendono forma, chiazzano il foglio virtuale vergine e poi… via tutto. Non era buona la frase, non rendeva bene l’idea.

Le mani tra i capelli, il viso rivolto verso il basso, e un cocente senso di ansia che cresce nel petto, corrodendolo. «Non ce la faccio». Uno sguardo distratto allo schermo e ancora «Non ce la faccio».

Lo scritto è lì, che si avviluppa in morbide spire invisibili attorno alle dita, pronte a volare sulla tastiera eppure, non appena la sfiorano, ciò che era parso geniale diviene improvvisamente storto, distorto, indecente e soprattutto insoddisfacente.

Nel frattempo, l’immaginazione ha elaborato tutto. Inizio, prosieguo e fine. 

Ma c’è poco da fare, quel foglio latteo attesta l’improvviso calo della produzione. Giorno dopo giorno, stessa postazione, stesso problema. I tasti vengono premuti, forzati a comporre poche righe irreparabilmente inadeguate. Inadeguate come d’improvviso si sente colui che prova a redarle.

Le pupille si dilatano per l’adrenalina che prende a scorrere perché è «Questione di vita o di morte che riesca a scrivere qualcosa. Anche una parola, anche una sillaba…»

E di nuovo «Non ce la faccio… non sono più in grado?»

Ebbene, ecco l’esempio classico del famigerato “blocco dello scrittore”. L’idea pronta per essere messa nero su bianco e poi la difficoltà dell’atto, con il foglio che da amico si trasforma in nemico.

Non a caso si parla di “panico da pagina bianca”. La domanda tipica è «Ora come ne esco? Come mi sblocco?»

La verità è che non c’è un’unica risposta: ci sono decine di modi per abbattere il muro del Vuoto, fatto sta che a prescindere dalla modalità è uno di quei casi in cui è un altro caro e vecchio ami-nemico, il Tempo, che deve lavorare, che deve correre fino a quando non ci sarà una scintilla che innescherà l’Ispirazione.

La scintilla può essere qualsiasi cosa, d’altro canto nell’attesa si è costretti a fare e disfare il proprio lavoro su cui si sente di non potersi distaccare nemmeno per un secondo, perché è ciò che ci viene bene, sentiamo nostro e, se non riusciamo a fare ciò che “è nostro”, come si fa a fare il resto? Oppure, semplicemente, c’è una scadenza da rispettare.

Quindi si attende che Ulisse faccia ritorno ad Itaca e, nel mentre, si fa fronte ai Proci costringendosi un po’, anche se quello che viene tirato fuori non è il massimo e va riniziato più volte da capo. 

Si conosceva l’inganno del telaio? Ecco, ora esiste anche l’inganno della pagina!

Silvia Costanza Maglio