CuriositÀ enologiche: lo champagne

Oggi raccontiamo due storie che vedono protagonisti il monaco benedettino Don Pierre Pérignon (Dom, da cui la conosciutissima marca di questo eccellente vino, era l’uso latino per i preti di allora, dato che il Don era a esclusivo uso dei nobili) e la vedova (Veuve) Clicquot, che hanno portato fondamentali innovazioni nel mondo dell’enologia.

Don (Dom) Pérignon, conosciuto ai più come l’inventore dello Champagne metodo classico, era un appassionato viticoltore vissuto a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo. Il benedettino si dilettava nelle sperimentazioni sulle diverse lavorazioni dei vini, provando per esempio a far riposare più a lungo del solito il vino nelle bottiglie. Spesso, però, capitava che queste bottiglie esplodessero senza che il monaco ne capisse il motivo.

Vennero in suo aiuto i contemporanei miglioramenti nella lavorazione del vetro, che portarono alla produzione di bottiglie più resistenti e l’adozione dei tappi di sughero: ciò permise ai suoi esperimenti di prolungarsi nel tempo, consentendo ai vini di poter riposare più a lungo. Con il passare dei mesi i lieviti all’interno del vino “mangiavano” gli zuccheri, trasformandoli in alcol e anidride carbonica e quindi creando le famose bollicine, oggi apprezzate in tutto il mondo.

Circa un secolo dopo, un’altra figura oggi celebre si legava al mondo dello Champagne: Barbe Nicole Clicquot, vedova (in francese veuve da cui il brand Veuve Clicquot) di François. Dopo il suicidio del marito, madame Clicquot non si perse d’animo e fece prosperare la sua azienda, distinguendosi tra i primi che esportarono lo champagne all’estero. Risaltano anche gli studi di questa donna per il perfezionamento della lavorazione dello Champagne, soprattutto nella fase finale di riposo delle bottiglie migliorando, quindi, le tecniche scoperte dal Perignon. A lei si lega anche l’usanza del Sabrage, ovvero l’apertura delle bottiglie con l’ausilio di una sciabola (dal francese sabre), che si lega alla tipica arma degli Ussari, cui la vedova Clicquot donava delle bottiglie del suo Champagne.

Queste due, delle tante vicende nella realtà vinicola, mostrano la variegata dimensione di questo mondo fatto di scoperte casuali, intraprendenza e coraggio e che oggi regalano a tutti noi la gioia di poter condividere queste scoperte in un buon calice (ma questa volta in un flute) di vino.

Giovanni Bonaldi