Coloriamo la rabbia

Qual è il modo migliore per vivere la rabbia? Lo sfogo è un atto liberatorio?

La maggior parte delle persone, quando subisce un torto, diventa aggressiva. Questa rabbia può venir fuori e divampare in un litigio, oppure essere trattenuta e somatizzata per diventare il preludio di una vera e propria malattia.

Da ragazza, pensavo di star bene quando facevo esplodere la mia rabbia, quando non la trattenevo. La mia aggressività mi faceva sentire forte e pensavo che in questo modo mi sarei liberata dalle emozioni negative.

Ero quasi fiera della mia collera, mi piacevo proprio. Eppure nella parte più profonda di me, una vocina mi diceva che c’era qualcosa che non andava, mi diceva che chi si arrabbia spesso poi alla fine non riesce mai a stare in pace, non è mai tranquillo, non conosce il riposo della mente.

Con il passare del tempo, la mia aggressività rischiava di prendere il sopravvento, perché l’ira è un male terribile che acceca la vista e “colora di nero gli umori del corpo”.

Il rancore

Ancora più pericoloso della rabbia è il rancore, perché attiva l’ipotalamo e l’ipofisi, quelle parti del cervello dove scatta il processo di materializzazione attraverso gli ormoni, le catecolamine.

I rancori diventano così materia dentro di noi. Quindi chi si arrabbia spesso mette in moto il cervello e da qui il corpo: l’atmosfera collerica impregna il cervello e diventa come una droga, pertanto chi si lascia andare alla rabbia rischia di farlo sempre di più, diventando dipendente dagli attacchi di collera.

Se non viene liberata una nuova scarica di rabbia è come andare in crisi d’astinenza, solo che il collerico non se ne accorge e rende così difficili e cariche di sofferenza le relazioni con le persone che lo circondano.

Il colore della rabbia

Come gestire la rabbia? Bisogna capire che chi è arrabbiato vede solo una direzione, vede solo sé stesso e quindi si sente protagonista assoluto della reazione di collera.

Pensiamo al colore della nostra rabbia, e poi immaginiamo la scena che ha provocato la nostra rabbia di un altro colore, magari l’esatto contrario. Così facendo nella nostra atmosfera rabbiosa entra l’opposto, è così che la rabbia sfuma, mettendo sullo sfondo il nostro protagonismo.

Quei colori ci fanno aprire gli occhi e ci insegnano a non essere sempre in primo piano, a vivere il presente, ad arrendersi alle cose.

In questo modo si allontana la rabbia senza reprimerla: l’anima si rischiara, la luce si diffonde nella mente, rendendoci più creativi.

Non occorre fare sforzi per allontanare la rabbia, basta lasciarla lì dov’è e farla diventare di un colore. Orientiamo la mente sul colore e sulla scena dolorosa che ci fa arrabbiare e lasciamo che si dilegui da sola. Con pazienza chiudiamo gli occhi e riviviamola immaginandola immersa in un altro colore.

Pian piano concentriamoci sempre più sul colore e sempre meno sulla scena. Estraniamoci da noi fino a che ci viene da sorridere. La risata è tanto più forte quanto più ci allontaniamo da noi stessi, quanto più smettiamo di credere di essere il centro del mondo.

Maura Luperto