Sepia

“Similia similibus curentur” è il principio dell’omeopatia, ovvero la legge dei simili.

I rimedi omeopatici sono volti a trattare la malattia con lo stesso principio. Prendiamo per esempio il rimedio SEPIA.

In questo rimedio tutto è Nero, tutto è Giù, tutto Pesa.

SEPIA vede nero il suo presente, il suo passato e il suo futuro, tutto è pesante dalle palpebre che le cadono sugli occhi alla pelle del volto, agli organi interni.

Se tutto pesa allora SEPIA è giù anche psicologicamente, quindi depressa. Pensiamo a SEPIA di fronte a una depressione del tono dell’umore, in cui il paziente è influenzato dal suo stesso modo di vedere la realtà, proprio come la seppia lo è dell’inchiostro che la circonda.

Come l’acqua intorno al mollusco sarà torbida e non gli permetterà di guardare obiettivamente il mondo circostante. Così la SEPIA depressa vedrà tutto a tinte fosche, con tonalità depressive.

SEPIA prova una sola sensazione: il dolore morale di non essere più capace di provare sentimenti piacevoli. La paziente è triste, ha umore depresso, qualsiasi evento positivo la incupisce, si percepisce vuota, inutile. Non gioisce e soffre in silenzio. Tutto il quotidiano è pesante.

Pertanto il rimedio omeopatico in questione deriva dalla diluizione e dinamizzazione dell’inchiostro di seppia.

Nella nostra cultura “veder nero” significa essere pessimisti, tristi. Vivere una vita a tinte fosche. SEPIA quindi è il nostro farmaco antidepressivo utilizzato per chi vede tutto nero.

Nel paziente SEPIA tutto è nero anche il sangue mestruale. L’umore, i pensieri, i capelli. Tutto scende, tutto è giù (mi sento giù, è la classica espressione). L’utero: ptosi uterina; lombi sciatalgia ostinata ( da compressione da parte dell’utero dei fasci nervosi). Il fegato: ptosico, intolleranza ai grassi, meteorismo. Lo stomaco: ptosi gastrica, senso di vuoto a metà mattina. Il retto: prolasso, stipsi, emorroidi con sensazione di “palla nel retto”. Vescica: ptosi vescicale e cistiti recidivanti.

Maura Luperto