Come Giulietta e Romeo Parte III: Sior Pare e il Bòcolo

È abbastanza risaputo che il patrono di Venezia sia San Marco Evangelista e, di conseguenza, il suo simbolo sia il Leone alato. Lo è un po’ meno che la tradizione sia di regalare il Bòcolo (Bocciolo di rosa) alla propria amata il 25 aprile, giorno in cui si festeggia.

Ma come nasce questa usanza?

La leggenda narra che Maria, figlia del Doge Angelo Partecipazio, fosse innamorata e ricambiata dal giovane Tancredi, ma che il padre fosse contrario al loro matrimonio. Il giovane decise così di unirsi alle truppe di Carlo Magno nella battaglia contro i Mori in modo tale da diventare un uomo riconosciuto di onore, coraggio e fama e farsi così accettare dal padre della sposa.

Purtroppo, venne colpito in battaglia e caddè sopra ad un roseto. Riuscì comunque a raccogliere un bocciolo insanguinato e pregò i suoi compagni di portarlo alla sua amata. Subito dopo spirò. Il fiore venne consegnato a Maria e la mattina dopo, giorno di San Marco, venne trovata morta con la rosa sul petto.

Tradizione vuole che da quel giorno tutti i veneziani il 25 aprile donino alla propria amata un bocciolo di rosa rossa come simbolo imperituro del loro amore.

Il Sior Pare, ovviamente da buon veneziano, ha fatto sua questa usanza e non c’è mai stato un anno in cui non abbia portato un bòcolo a tutte le donne di casa. L’anno scorso, ad esempio, in pieno lockdown aveva colto il bocciolo più bello del giardino e me l’aveva fatto trovare sopra alla tavola.

Da qualche giorno era un po’ strano, continuava a guardare le piante in giardino e a chiedermi quando cadesse San Marco. Sapeva già che il vivaio vicino a casa era aperto, eppure lo vedevo inquieto. Stava sicuramente architettando qualcosa.

La risposta arriva direttamente da lui:

  • Ciò… so drìo pensar… domenega xe San Marco… e in giardin xe drìo nasser un sacco de rose… visto che luni ‘ndemo da to mare… podarìa portarghene una de quee invesse che de quei comprai! Go paura che col ramo cussì eongo i ghe ea buta via o ghe fassa massa intrigo, no so. E po’ me fa più beo portarghe un bocoeo del so giardin! (Eh… sto pensando… domenica è San Marco… e in giardino stanno nascendo un sacco di rose… visto che lunedì andiamo da tua madre… potrei portargliene una di quelle invece che di quelli comprati! Ho paura che con lo stelo così lungo gliela buttino via o gli sia d’intralcio, non so. E poi mi fa più bello portarle un bocciolo del suo giardino!)”

Il lunedì mattina me lo trovo già fuori di casa, tutto ben vestito e con il suo bel Bòcolo in mano. Sembra un ragazzino al primo appuntamento. Appena arrivati fuori dalla casa di riposo i vari addetti lo guardano un po’ stupiti, lui risponde un po’ timidamente, quasi come per scusarsi:

  • Ciò… geri gera ea festa del Bòcoeo… me sembrava beo portargheo… (Eh… ieri era la festa del bòcolo, mi sembrava bello portarglielo…)”
Il Bòcolo del giardino

Glielo passano dalla finestra, Siora Mare non ha mai amato i fiori, anzi, ma le rose sì, soprattutto quelle per San Marco. Lo guarda un po’ stranita, è parecchio assonnata. Sorride, non capisce bene cosa o come. Ma le piace. Poi, dal nulla, inizia a recitare a memoria tutta “la vispa Teresa“. Che cosa strana la mente umana, probabilmente ha associato la rosa alla primavera e poi a questa poesia che ha sempre amato recitare.

Torniamo a casa, anche questa visita è finita. Il Sior Pare è tutto fiero e sorridente. Il suo dovere di innamorato lo ha fatto, non importa come e quando, ma il vero amore va sempre dimostrato, soprattutto il 25 aprile!

Anna