Sior pare Mangia e taci Pappataci Mustafà

L’opera lirica è un qualcosa di magico e unico, o la ami o la odi. Il Sior Pare la ama alla follia (vedi Sior pare all’opera) e non passa giorno in cui non ne ascolti almeno una.

I principali compositori erano italiani per fortuna, per cui lui passa le giornate a cantarne i pezzi, a inserire citazioni in ogni sua frase. Dal “che gelida manina…” alla “temibil tosse” passando al “non piangere Liù” ed infine al tormentone di ogni pasto “Mangia e taci. Pappataci. Mangia e taci. Pappataci Mustafà.

Di una cosa si può essere quasi sempre certi, quando chiede ad Alexa di mettere youtube , 99 su 100 sarà un’opera di Puccini. La spiegazione la dà lui candidamente:

Ciò, ma ti vol meter Pucini co chealtri? E emossion, el patho, i pianti! Te basta tre note e ti xe già co i penotti e i eagrimoni! “(Eh, ma vuoi mettere Puccini con quegli altri? Le emozioni, il pathos, i pianti! Ti bastano tre note e sei già con la pelle d’oca e i lacrimoni!

Se non si fosse capito, il Sior Pare è una persona molto sensibile e romantica, di quelli che non si vergognano a piangere come bimbi per un film e soprattutto per un’opera.

Capitava spesso di entrare in salotto e vederlo tutto preso a cantare e singhiozzare mentre si guardava la fine della “Boheme“, la sua opera preferita. Puntualmente io e Siora Mare eravamo pronte a prenderlo in giro con il classico:

– “Eora, no xe gnancora morta ‘sta dona? Dai che dovemo vardarse un film!” (Allora, non è ancora morta questa donna? Dai che dobbiamo guardarci un film!)

– “Ste bone, S##@##@ che no se altro! Easseme pianzar in paze!” (State buone, S##@##@ che non siete altro! Lasciatemi piangere in pace!)

Dopo averlo portato una prima volta in un teatrino di provincia a vederla in una versione ridotta, qualche anno dopo sono riuscita a portarlo all’Arena di Verona. Inutile dire che era felice ed emozionato come un bimbo al parco giochi. Ancora oggi dopo quasi dieci anni, ogni volta che ci pensa si commuove e mi ringrazia per quella bellissima giornata.

Boheme all’Arena di Verona

Al secondo posto nel suo cuore c’è “Madama Butterfly“, probabilmente anche perché è stata la prima che ha potuto vedere rappresentata dal vivo. Ciò non toglie che l’ho ascoltata talmente tante volte da piccola che forse anche da qui nasce il mio amore spasmodico per il Giappone. Cascasse il mondo, ogni volta che arriva al finale del secondo atto con il “coro a bocca chiusa” mi chiama per andarlo a sentire.

E poi la “Turandot“, di cui custodisce gelosamente la versione diretta da Zhang Yimou girata a Pechino nella città Proibita, “la Fanciulla del West“, ” Manon Lescaut“, ecc. Di ognuna di queste opere ha almeno 3 copie in dvd senza contare le vhs, le audiocassette, i cd e sopratutto i vinili.

Ma ė soprattutto con la “la Tosca“che io e Siora Mare ci scatenavamo rovinando ignominiosamente la struggente “E lucean le stelle” urlando sguaiatamente “E iiiiiooooo muuuooooooiiioooooo diiiissssspeeeeraaaaaaatoooooo” prendendoci in cambio le peggiori offese.

Certo, non disdegna nemmeno gli altri autori, come Rossini, Bellini, Leoncavallo, Donizetti… e Verdi? Che ne pensa il Sior Pare del grandissimo Verdi? Ve lo spiega lui:

– “Verdi, nonostante sia considerà el megio dea Cae, par mi resta in coea de tuti staltri!” (Verdi, nonostante sia considerato il migliore della Calle*, per me resta in coda a tutti gli altri!)

E quindi

– “Qua del liquor!…”

– “E via i pensier, alti i bicchier! Beviam!”

– “Beviam!”

Giacomo Puccini, La Boheme, atto II

Anna Bigarello

*Megio dea Cae = Il migliore della Calle, ovvero le stradine veneziane. Modo di dire tipico veneziano per definire in modo ironico una persona che si crede o viene considerata la migliore di tutte.