Sweet Home Chicago

Quando ho lasciato New York e ho deciso di andare a vivere a Los Angeles era dicembre, fuori nevicava e il termometro segnava -10 gradi.

Il vento e il freddo tra dicembre e gennaio, nella costa est degli USA, è tanto pungente da non voler farti uscire finché non vedi le prime foglie di primavera.

Dopo Mosca e New York, credevo di aver toccato le città più fredde: non avevo fatto i conti con la glaciale Chicago. Pensare a un po’ di fresco, quando fuori ci sono 35 gradi, aiuta a sentire meno il caldo, anche quando come “fresco” si intendono -23 gradi.

Non è tanto il freddo ma il vento, che quando arriva giri l’angolo e il naso si stacca, cade e lo devi raccogliere. Se non hai i guanti lascialo lì, te ne farai un altro.

Chicago sorge sullo splendido lago Michigan. Quando arrivi in aereo, è bellissimo vedere i grattacieli che si affacciano sulla riva.

The Dreamliner

La prima volta ci sono arrivato con il Boeing 787, un aereo di nuova generazione chiamato “The Dreamliner”. È costruito di un materiale che lo rende più leggero (materiale composito, fibra di carbonio) dei suoi compagni, i motori sono molto più silenziosi, gli oblò sono più grandi e le famose tendine di plastica non esistono più. Gli oblò, in vetro intelligente, possono essere schiariti od oscurati dal personale di bordo o passeggeri, a seconda della luce desiderata. Ci si crea la sfumatura che piace di più, senza dover rinunciare al panorama.

La pressurizzazione interna del velivolo è minore e questo contribuisce a un volo meno stancante e un viaggio più confortevole. Ha un sistema di purificazione dell’aria interna all’avanguardia che, visto il periodo, lo rende uno dei miei aerei preferiti. Senza parlare dell’eleganza delle sue ali (che si piegano durante il decollo) e della fusoliera.

L’ultimo viaggio che ho fatto, prima di arrivare a Chicago, mi sono alzato e guardando fuori dal mio grande finestrino, ho visto un cielo azzurrissimo e sotto ghiaccio e oceano. Stavamo passando sopra la Groenlandia. Dopo tanti anni di viaggio, riuscivo a vedere dall’alto ogni sfumatura.

Ho cominciato a vedere piccoli icebergs in mezzo all’Oceano (piccoli perché dall’alto e rispetto agli altri, sembravano piccolini), poi sempre di più e sempre più grandi, fino a vedere immense distese di ghiaccio e montagne incontaminate. L’era glaciale: mi sono alzato e ho cercato di fotografare tutto quello che potevo saltando da un oblò all’altro come un bambino.

Come dicevo, quando l’aereo comincia la discesa verso Chicago, il lago Michigan e i grattacieli ti appaiono con tutto il loro splendore. Si tende spesso a non considerare molto questa città, vista la più “gettonata” New York.

Chicago è chiamata “la città del vento”: se andate d’inverno (anche all’inizio), non serve che qualcuno ve lo spieghi, lo racconterete voi stessi. I temporali sono comunque spettacolari, d’estate può arrivare un temporale con fulmini e saette che si scaricano sui grattacieli o sul lago. Uno spettacolo da fotografare, se ve la sentite.

Ho preso la metropolitana e mi sono diretto immediatamente verso Downtown, con tutte le raccomandazioni del caso. Vista la mia perenne curiosità, gli amici mi hanno ricordato che, come si vede spesso dalle news, alcuni quartieri di Chicago sono tra i più pericolosi al mondo. Semplice, basta non andarci e non scendere alla fermata sbagliata. Se scendete a quella sbagliata (e sapete che non è una buona fermata), respirate, profilo basso, andate dall’altra parte e tornate indietro.

Ho raggiunto “The Loop” (downtown), così viene chiamato il centro di Chicago, e subito la metropolitana sopraelevata che passa in mezzo ai grattacieli mi ha ricordato Gotham City (soprattutto di notte).

La sensazione era completamente diversa da NY. Era come se questa città fosse più defilata e pronta a essere scoperta.

Guardando quei sottopassaggi continuavo a pensare cosa mi ricordassero e, alla fine, una foto me li ha fatti venire in mente: “The Blues Brothers”! Uno dei miei film preferiti e tra le tante scene, quelle in cui corrono come pazzi lì sotto, inseguiti dalla polizia.

Stessa cosa, quando mi hanno portato alla Union Station: di nuovo, questa scalinata cosa mi ricordava? Eh sì: “The Untouchables” (Gli Intoccabili, Kevin Kostner, Sean Connery, Robert De Niro, così per far due nomi). Quale set migliore se non Chicago, la città di Al Capone e le scorribande dei gangsters della mafia degli anni 20 e 30.

Chicago è poi diventata famosa negli anni come la città degli accordi politici, tanto da essere definita “the Windy city politics” (città del vento e della politica).

Ah, ricordate la scena di: “Mamma ho perso l’aereo” ? All’aeroporto, dove tutti corrono in quel mega corridoio? Aeroporto di Chicago O’Hare. Quante volte sono passato di là correndo. E ho perso solo un aereo, però.

Mi sembra doveroso ricordare che il primo grattacielo al mondo fu costruito proprio a Chicago. In un mondo di grattacieli, è bello pensare che si è stati i primi. “The Home Insurance Building” costruito nel 1885. Purtroppo non si può vedere: è stato ingiustamente (a mio avviso) abbattuto nel 1931.

Ci si può consolare, tra le tante scelte, con la Willis Tower e il famoso “Skydeck”, al 103esimo piano. Un cubo tutto di vetro, sospeso a più di 400 metri, dove si possono osservare la città e i suoi confini. Non mi ha fatto ansia, come l’uovo del London Eye, perché non mi sentivo un criceto.

Il Chicago River passa in mezzo alla città: divide, passando in mezzo, questi giganti di vetro. D’estate si può tranquillamente passeggiare lungo il fiume – la Riverwalk –  o andare in canoa, sensazione meravigliosa, facendo attenzione alle correnti.

Se volete fare una passeggiata al parco, The Millenium Park è il posto dove andare. Uno dei parchi più grandi al mondo, che ospita una delle sculture simbolo della città, il Cloud Gate o, come lo chiamano tutti e a me piace tanto “ The Bean”, il fagiolo.

Anish Kapoor, lo scultore, non era molto contento del soprannome dato ma alla fine dovette accettarlo. La scultura, che sembra un fagiolo d’argento, riflette i grattacieli che danno sul parco ed è divenuta un “must” della fotografia. Da qui potete passeggiare e arrivare al lungo lago. Il lago Michigan, per darvi un’idea, è uno dei grandi laghi degli USA ed è largo190 chilometri.

The Magnificent Mile, chiamata the Mag mile, con Michigan Avenue, è il distretto dei negozi, hotels e ristoranti.

Dal centro della città, comincia qui la famosa Route 66, la strada storica Americana, che va da Est ad Ovest degli USA, la prima “autostrada” a collegare Chicago con Los Angeles. Ne ho fatta una parte, quando mi sono trasferito da NY a LA. Non ho preso l’aereo. Ho guidato da NY a LA. Il vero Coast to Coast, passando per motels, deserti, “diners” (quei fast food che si vedono nei film) in mezzo al nulla e quelle incredibili e suggestive strade americane, che sembrano infinite. L’ho fatto a Sud. La prossima volta lo farò a Nord. Un’esperienza di vita.

Chicago è molto famosa per i suoi teatri, la scritta luminosa del Chicago Theatre è un altro bellissimo ricordo da fotografare. Per il Blues e il Jazz. Molti lavoratori e musicisti sono emigrati dal Sud, dal Mississipi e sono venuti a Chicago.

Anche lui, la leggenda, Luis Armstrong, invitato dal suo mentore Joe “King”, emigrò a Chicago e con la sua band la fece diventare, per un periodo, la capitale del jazz. Grazie a loro e molti altri musicisti, sono ancora tanti i locali dove si può vivere e ascoltare del buon Jazz a Chicago.

Arte e musica non mancano, oltre al Jazz, Chicago ospita l’Orchestra Sinfonica, lo splendido Chicago Art Institute, the Field Museum, la scultura a cui Picasso non diede mai un nome, appunto “Untitled”, nel cuore della città.

Non si può lasciare Chicago senza aver assaggiato la Chicago Style Pizza, “Deep Dish”. Una “pizza” molto buona, un po’ diversa dalle nostre (io ho ordinato la più piccola) e molto sostanziosa. O il Chicago Style hot dog.

Gli incredibili “Garrett popcorn”. Un mix di popcorn salati e dolci, formaggio e caramello. Lo so, sembra un accostamento “strano” ma quando cominci a mangiarli, poi non smetti più. Una serata più “dispendiosa” vi può portare in un’utentica Steakhouse di Chicago ad assaggiare la Chicago Ribeye (costata di manzo).

La prima volta d’inverno, mi hanno detto “vieni che andiamo sotto”. Sotto dove? I Pedway, tunnel sotterranei, sparsi per il Loop, il centro città, che permettono di spostarsi sottoterra al riparo dal freddo glaciale. Ho detto subito di sì, perché non sentivo più la faccia e il vento entrava nel mio cappottino, che mi ero messo per fare il figo, visto il cielo azzurro. Non si fa a Chicago. Mi hanno fatto entrare e quando sono “uscito” non capivo perché mi sembrava di essere in un palazzo. Infatti ero in un condominio.

Se vi trovate a Chicago a marzo, per il St Patrick’s Day, festa Irlandese che celebra San Patrick, il fiume si tinge tutto di verde.

Tutto questo e molto di più è Chicago. Come disse l’attore James Tolkan: “Ogni volta che torno a Chicago è come tornare nel futuro”.