Sior Pare e la coccola

Abbiamo già visto quanto sia importante, per il sior Pare, il rituale del caffé e quanto ne abbia fatto un’arte negli anni, carpendo tutti i segreti dalla torrefazione che aveva accanto alla bottega, quando da giovane lavorava in un negozio di dolciumi.

Come ben sapete, o dovreste sapere se avete letto L’elogio alla pazienza, il rito caffè per il sior Pare è una cosa che ha bisogno del suo tempo per essere gustata appieno, in quanto lo beve rigorosamente freddo.
Quindi da quando esce dalla moka a quando è pronto per essere sorseggiato “ce ne passa di acqua sotto i ponti” come si dice a Venezia, si deve aspettare un po’ di tempo.

Una volta spenta la moka quindi, riprende a fare le cose che stava facendo prima di questa parentesi.
Si rimette a guardare la tv con le ultime notizie, va a portare le immondizie o mette le pappe a Yoshiko.
Per una cosa o per l’altra alla fine ultimamente si dimenticava sempre di berlo.

E con la scusa che al mattino il latte non lo può più bere, andava sempre sprecato.

È iniziata così, giorno dopo giorno, caffè dopo caffè, che ha smesso di berlo perché si è accorto che alla fine era solo un’abitudine, e non voglia di berlo in sé.

Ma il suo rituale però non è morto, si è trasformato.

Come tutte le azioni abitudinarie che facciamo senza più darci il giusto peso, e gusto, è nata una nuova ritualità, che diventa speciale proprio perché fatta spontaneamente quando se ne ha veramente la voglia, e se ne dà il giusto valore.

È così che è nata la nuova coccola del Sior Pare.
Il “Vuoi che lo andiamo a bere al bar?“.

Diventa così un valore aggiunto prepararsi, farsi bello per uscire dopo pranzo, quando le temperature lo permettono, fare quattro chiacchiere durante la passeggiata, ordinare il caffè al bar, e ripetere quel rituale in compagnia.

A volte incontra persone che conosce, e si fa due chiacchiere, o sente qualcuno chiacchierare e ci si diverte insieme a loro al bar in quella convialità delle piccole cose.

L’attesa che il caffè sciolga lo zucchero la si fa comodamente seduti sui tavolini dentro, o fuori se c’è quell’arietta fresca che ti coccola mentre sorseggi il tuo caffè.

  • Pare, ma tu il caffè non lo bevi freddo?
  • “Eh no ciò, queo del bar xe diverso, va bevuo caldo, perché mantien a fragransa!” (Eh no, ciò, quello del bar è diverso, va bevuto caldo perché mantiene la fragranza!)

E tutto prende un sapore diverso, il caffè, il rituale, la vita.

Anna Bigarello